La Sicilia, terra in cui la siccità incide in maniera sempre più ‘forte’ nella vita delle persone, cittadini e imprenditori. Quanta acqua possiamo destinare alla produzione di energia elettrica?
Una domanda, al momento senza una risposta effettiva, data la situazione critica in cui versa la nostra Isola, ma che dà, o tenta di dare, governo regionale. La giunta Schifani ha approvato lo scorso novembre il disegno di legge sulla ‘Concessione di derivazione d’acqua per uso idroelettrico’. Il ddl, quasi pronto ad approdare all’Ars, messo nero su bianco su proposta dell’assessore regionale per l’Energia e i servizi di pubblica utilità, Roberto Di Mauro e presentato dal presidente della Regione Siciliana Renato Schifani, prevede la messa a gara di grandi concessioni idroelettriche sopra i 3000 kW.
La proposta di legge di iniziativa governativa disciplina in primis le modalità e le procedure di assegnazione delle concessioni di acqua a scopo idroelettrico e determina il canone delle concessioni di derivazioni idroelettriche con potenza nominale superiore a 3.000 kilowatt, cioè prevede un aumento dell’importo dei canoni a carico dei concessionari, che precedentemente erano minori. Inoltre, vengono definite le modalità di assentimento in concessione degli invasi regionali che sono effettivamente connessi alla riqualificazione energetica. “Le concessioni disciplinate dalla presente legge hanno ad oggetto la derivazione d’acqua unitamente all’utilizzo dei beni pubblici messi a disposizione al fine favorire la produzione di energia da fonti rinnovabili prevedendo l’uso plurimo delle acque al fine di garantirne gli usi primari per il territorio in coerenza, tra l’altro, con gli obiettivi del “Green Deal” europeo“.
La Regione mira a promuovere interventi di conservazione, miglioramento e risanamento ambientale per la tutela dei corpi idrici e alla mitigazione degli impatti sull’ambiente. Con riferimento agli obiettivi strategici regionali ed al piano energetico la Regione assicura interventi di miglioramento e sviluppo delle fonti di energia rinnovabili, opere di derivazione, adduzione, regolazione e condotta dell’acqua e degli impianti di generazione, trasformazione e connessione elettrica da conseguire mediante interventi di manutenzione straordinaria.
Al momento, stando ai dati in possesso della Regione, l’unica grande derivazione è quella in mano a Enel Green Power Italia a Castiglione di Sicilia. Denominata Alcantara 2 è ubicata a Letojanni che turbina l’acqua in eccesso dell’acquedotto Alcantara, sfiora i 600 Kilowatt, rilasciata nel 1941, di potenza massima sviluppati da una turbina Pelton a due getti, è in grado di produrre più di 3,5 milioni di kWh all’anno.
La proposta del governo Schifani prevede l’introduzione appunto di gare d’appalto pubbliche per l’affidamento delle concessioni. Una posizione conforme alla direttiva Bolkestein del 2006, in esito alla quale verrà identificato l’eventuale concessionario della diga da cui attingere l’acqua con cui alimentare l’impianto di pompaggio puro. La durata delle concessioni, inoltre, sarà fissata tra i 20 e i 40 anni, con una possibile ulteriore proroga di dieci anni, in base alle spese di investimento (dai 500,00 euro/kW ai 1.500,00 euro/kW).
Prima dell’avvio della procedura per l’assegnazione di una concessione ai sensi della presente legge, l’assessore regionale all’energia e ai servizi di pubblica utilità, sentiti i Comuni interessati è tenuto ad accertare “l’eventuale sussistenza di un prevalente interesse pubblico ad un diverso uso delle acque, incompatibile in tutto o in parte con il mantenimento dell’uso a fine di produzione di energia idroelettrica, anche ai fini delle successive valutazioni ambientali“.
I Comuni, inoltre, dovranno destinare detti ricavi per erogazione di contributi in favore di nuclei familiari residenti nel comune beneficiario che si trovino in condizione di disagio economico ed efficientamento energetico di utenze intestate all’amministrazione comunale beneficiaria, come si legge da documento.
DISPOSIZIONI SUI CANONI DI CONCESSIONE
Il ddl rivede al rialzo anche le somme che i titolari delle grandi concessioni dovranno versare alla Regione. Facendo riferimento al Regio decreto 1775 del 1933 in funzione degli adeguamenti Istat in Sicilia ogni concessionario è tenuto a pagare 16,74 euro a chilowatt. Questo canone minimo, per le “grandi derivazioni”, verrà poi sostituito.
La proposta che finirà all’Ars vede innalzare la cifra a 57,47 euro per chilowatt, per l’annualità 2024, per quanto riguarda la componente fissa del canone, corrisposta annualmente entro il 31 maggio di ogni anno. A questo bisognerà aggiungere una componente variabile pari al 5% dei ricavi normalizzati dell’anno precedente, “determinati in base al rapporto tra la produzione dell’impianto e il prezzo zonale dell’energia elettrica, al netto della quota monetizzata dell’energia ceduta”.
Il decreto recepito dalle altre Regioni prevede inoltre che i concessionari debbano corrispondere alla Regione una somma pari alla monetizzazione di 220 chilowatt all’ora per ogni chilowatt di potenza nominale media avuta in concessione. “Al fine di evitare la doppia contribuzione del concessionario la monetizzazione della cessione gratuita di energia elettrica alla Regione Siciliana verrà decurtata dalla componente variabile del canone in capo al concessionario”.
Il documento contiene anche una previsione sugli introiti derivati dalle concessioni idroelettriche in Sicilia. Tenendo conto delle tariffe aggiornate al 2024, Enel Green Power dovrebbe corrispondere oltre 412mila euro alla Regione.
COME VENGONO ASSEGNATE LE CONCESSIONI
In sede di procedura concorsuale sono attribuiti 15 punti su 100 in ragione dell’incremento della componente fissa del canone e 10 punti su 100 in ragione dell’incremento della componente variabile del canone rispetto a quelle previste all’articolo 9.
Conseguenti decadenze e rinunce sono poi dettate dal mancato rispetto, grave o reiterato delle condizioni e delle prescrizioni contenute nelle disposizioni legislative, regolamentari e net disciplinare di concessione, nel primo caso. Mentre la determinazione di presa d’atto della rinuncia da parte della Regione contiene “le prescrizioni relative alle modalità ed ai tempi per il ripristino dei luoghi, oltre gli adempimenti relativi alla cauzione e alla escussione della polizza assicurativa per danni di esecuzione, responsabilità civile verso terzi e spese di rimozione delle opere di derivazione“.
Il testo contiene, inoltre, anche delle indicazioni che fanno riferimento alla gestione non solo delle concessioni ad acqua fluente, quelle in cui nella fase di produzione dell’energia elettrica l’acqua viene rilasciata, ma anche i cosiddetti sistemi di pompaggio puro. Si tratta di impianti in cui l’acqua viene utilizzata in un’ottica di riciclo, per evitare sprechi. Nelle centrali ad accumulo, infatti, l’acqua può tornare nuovamente disponibile per la produzione di elettricità quando la richiesta è maggiore.
In questo senso, la centrale può lavorare a ciclo chiuso, non è infatti necessariamente legata al flusso di un corso d’acqua, e funziona come un “accumulatore” di energia, convertibile in elettricità.
LA CONCESSIONE
L’intenzione della Regione è quella, quindi, di cedere la gestione delle dighe ai colossi dell’energia tramite gare pubbliche, “le società interessate potranno avanzare apposita istanza nella quale si impegna a procedere a propria cura e spesa agli interventi di manutenzione straordinaria necessari al ripristino della piena funzionalità della diga da dove derivare l’acqua con cui alimentare la centrale idroelettrica a ciclo chiuso; ad. assumere l’onere di gestire con personale e mezzi propri la diga regionale, garantendo l’erogazione dei servizi per cui l’invaso è stato costruito (idrico, irriguo o misto) secondo quanto previsto in fase di progetto dalla Regione Siciliana”.