Se a Roma il Movimento 5 Stelle è costellato da addii, espulsioni e cambi di rotta, a Palermo ed esattamente a Palazzo dei Normanni, il gruppo parlamentare ha due volti politici. Se i venti pentestellati arriveranno a una vera e propria scissione o qualcuno migrerà con il centrodestra per garantire la maggioranza parlamentare al governo Musumeci è troppo presto per scriverlo.
Un dato politico è certo: il gruppo dell’Ars è aperto in due come un’ostrica. Da un lato ci stanno gli “integralisti”, dall’altro i “moderati”. Nessuna volontà di voler accostare parte del Movimento 5 Stelle ad Al Qaeda o all’islamismo. L’integralismo qui è inteso come un’opposizione politica netta al governo Musumeci e al suo programma. I più attivi sotto questo versante sarebbero Giampiero Trizzino, già alla seconda legislatura in Ars, come il suo compagno di partito Luigi Sunseri. Anche lui un duro oppositore di questo governo. Francesco Cappello segue questa linea. Proprio la sua ‘verve’ nei confronti della maggioranza gli è costata la poltrona della vicepresidenza all’Ars a seguito della nomina di Giancarlo Cancelleri come viceministro alle Infrastrutture. Al suo posto è stata eletta Angela Foti. Un colpo gobbo da parte dei deputati dell’Assemblea regionale e anche da parte di qualche compagno di partito.
I tre rappresentano una area politica all’interno del gruppo parlamentare condivisa anche da altre anime pentestellate. “Noi siamo stati eletti dai cittadini per fare opposizione”. Afferma Giampiero Trizzino: “Sino ad oggi tutto ciò che Musumeci ha presentato come riforme non mi è piaciuto. Su molte altre non c’è stata una vera e propria collaborazione. Se dobbiamo avere un dialogo politico solo per mantenere una maggioranza a questo governo, possono andare a quel paese” conclude Trizzino. Insomma, “Lotta dura senza senza paura” sarebbe il motto degli “integralisti” che non fanno sconti a questo governo. Un’opposizione che si può verificare attraverso i vari interventi dallo scranno di Sala d’Ercole e che ha spesso trovato convergenze con i colleghi del Pd.
Ma i moderati dei pentestellati in Ars hanno un modo diverso di fare politica. Sembrano proprio di un altro partito o viceversa. Uno dei promotori del mite atteggiamento è Sergio Tancredi. Due sono per lui le legislature. Il pentestellato di Campobello di Mazara “vuole lasciare il segno” in questa legislatura al di là del colore politico della sua casacca. “Io sono un esponente politico al servizio dei cittadini. Non vige in me nessuna strategia politica. Il movimento ha il dovere di essere parte attiva e propositiva di questa legislatura”. Afferma a ilSicilia.it Tancredi. Insomma, la sua teoria politica si può riassumere nel voler “salvare il morto” piuttosto che scavargli la fossa. Il pensiero politico di Tancredi si fonda su un dato romano: il Movimento 5 Stelle nella scorsa legislatura nazionale ha tenuto una maggioranza con la Lega e parte del centrodestra. Oggi si trova a governare con il Pd. Nessuna preclusione quindi per il grillino a interloquire con la maggioranza e il governo Musumeci purché possa portare beneficio ai Siciliani. Ed in questa visione dei due mondi all’interno del movimento 5 stelle all’Ars ci sta anche chi sta a guardare sulla riva del mare qual è l’onda migliore da cavalcare. Come Salvatore Siragusa. “Non penso ci sia una visione diversa all’interno del movimento 5 stelle in Ars. Noi siamo all’opposizione. Rispetto alla scelta di voto a Sala d’Ercole non esiste una posizione ne preconcetti. Leggiamo le carte e il programma traendo le nostre deduzioni per il bene della Sicilia”.
Come già detto il Movimento 5 stelle in Ars è aperto in due come un’ostrica. Sino ad oggi non è andata a male, ma le onde di questi tempi potrebbero trasformarsi in cavalloni.