Péter Erdő , 72 anni, Primate d’Ungheria, da più analisti viene indicato come il campione del fronte conservatore della Chiesa cattolica che potrebbe raccogliere i voti di quanti più che al Pontificato di Francesco guardano ad un ritorno alle prassi e alle posizioni di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI.
Nato a Budapest, primo di sei figli in una famiglia di intellettuali cattolici, è stato ordinato sacerdote nel 1975. Eminente canonista, è stato molto stimato da san Giovanni Paolo II che lo ha voluto vescovo, Primate d’Ungheria e infine cardinale nel 2003.
Non va trascurato poi il fatto che Erdő dal 2006 al 2016 ha svolto l’incarico di presidente del Consiglio delle Conferenze episcopali europee, un ruolo che lo ha portato a farsi conoscere nelle chiese del Vecchio continente e che gli potrebbe consentire di catalizzare il voto dei porporati europei che vogliono ridare centralità ad un’Europa in difficoltà e che oggettivamente non ha rappresentato una priorità durante il Pontificato di Francesco.
L’unica cosa certa è che l’Arcivescovo di Esztergom-Budapest è uno dei cardinali che conosce bene i meccanismi del Conclave avendo preso parte agli ultimi due e dunque oltre ad essere votato potrebbe sicuramente svolgere un ruolo di kingmaker, anzi popemaker, orientando o addirittura spostando consensi decisivi per l’elezione del nuovo Pontefice.
In molti segnalano come punti deboli di questo papabile l’eccessiva gravitas, così lontana dalla simplicitas bergogliana, che si traduce in uno scarso appeal mediatico e lo stretto legame con il primo ministro magiaro Viktor Orban. Due dettagli che gli potrebbero alienare le simpatie dei porporati più progressisti e in linea con l’esperienza bergogliana e caratterizzarlo come un candidato troppo a destra.