La Dda di Palermo ha chiesto l’acquisizione di un’intercettazione in carcere nella quale Giuseppe Graviano parla di un senatore “D’Alìa” di Trapani che sarebbe strettamente legato a un latitante “che stanno cercando“, nella udienza davanti al Tribunale di Trapani sulla misura dell’obbligo di soggiorno per il senatore di Fi Antonino D’Alì. Gli investigatori, al di là della trascrizione letterale della conversazione registrata tra Graviano e un codetenuto, ritengono che il boss di Brancaccio stia parlando di un presunto rapporto tra il super-latitante Matteo Messina Denaro e il senatore.
I pm, che ne chiesero la condanna a sette anni e quattro mesi per concorso in associazione mafiosa, ritengono il politico “socialmente pericoloso“: da qui la richiesta dell’applicazione della misura di prevenzione.
La difesa di D’Alì, rappresentata dall’avvocato Arianna Rallo, ha chiesto un termine per analizzare la documentazione e pronunciarsi sull’acquisizione.
L’udienza è stata aggiornata al 14 settembre.
D’Alì è stato assolto in primo grado e in appello. I giudici hanno dichiarato prescritte le accuse contestate al senatore per i fatti precedenti al 1994, mentre hanno ritenuto non provate quelle relative al periodo successivo.
Il verdetto, passato in giudicato per la parte relativa alla prescrizione, è stato impugnato davanti alla Corte di Cassazione che ancora non ha fissato il processo.