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I primi mesi di Musumeci fra discontinuità e i rischi nascosti della solita politica

martedì 16 Gennaio 2018

Al mattino incontra i sindaci, effettua sopralluoghi nelle discariche sature, o  va negli assessorati della Regione, rifugiandosi  in un comodo  maglione come un Marchionne qualsiasi, anche se il grigio è preferito al blu.  Il pomeriggio indossa il completo scuro per ricevere i prefetti dell’isola, quando non si prepara ad altri appuntamenti istituzionali a cui non si è voluto sottrarre in questa prima fase della sua esperienza di governatore della Sicilia.

Il doppio  ‘look’ di Musumeci riflette il messaggio, a lui caro, di uomo di campo, operativo,  ieri ai sindaci ha chiarito “di trincea” , ma anche, ovviamente,  di istituzione. Un doppio passo tra politica (necessaria) e governo (impegnativo) dei problemi di una terra lacerata dalle contraddizioni e lastricata di speranze flebili che tendono al dissolvimento. Giorno dopo giorno.

La sua giornata, riferiscono, inizia presto al mattino, e contiene l’agenda fitta di chi, tendenzialmente non vuole delegare e prova a non tralasciare nulla. Meticolosamente.

Tra qualche giorno, per coincidenza di tempi, subito dopo la presentazione delle liste alle Politiche, scadrà il termine per poter ancora effettuare lo spoil system, il meccanismo attravero il quale il nuovo presidente della Regione può di fatto attivare sostituzioni tra dirigenti e revocare le nomine effettuate nell’ultimo periodo dal suo predecessore.

In quell’occasione gli occhi dei siciliani saranno puntati sulle scelte di Musumeci, su cui si incroceranno, fatalmente le esigenze della politica di centrodestra.

Quale sarà il ‘look’ prevalente nelle scelte? È prevedibile ci sia il necessario equilibrio tra l’impulso che Palazzo d’Orleans proverà a trasmettere e le richieste dei partiti che si preparano a mantenere la posizione nella campagna elettorale che sta per cominciare.

“Giudicateci alla fine del nostro mandato”, sono state le parole rivolte all’Aula dal governatore siciliano in risposta al dibattito che si è sviluppato  all’Ars la scorsa settimana.

Giusto. Solo che i siciliani, quelli che ancora se ne occupano, vorrebbero anche trovare segnali apprezzabili di discontinuità, anche se riconoscono, a quanto pare, al nuovo presidente l’attenuante d’avere trovato una Regione sfasciata e di dover rimettere a posto i pezzi.

Con le prime nomine nelle società partecipate, da Riscossione a Sicilia digitale, comincia  a prendere forma la compagnia che renderà concrete le opere e le azioni del sistema Regione nell’era Musumeci. Serve in questo caso non solo un disegno chiaro che marchi, fino a esasperarle, le linee di una differenza sostanziale con Crocetta.

Troppo poco. Occorre una rigenerazione di facce, di nomi e di metodi, che trasferisca il mandato delle scelte operative che Musumeci dimostra di avere chiaro in testa, sul campo.

Non serve rimuovere il totem stantio dell’antimafia militante ridotta a macchietta caricaturale e sostituirlo con il rigido vessillo del rigore. Serve dinamicità e managerialità. Scelte di coraggio e di innovazione. Apprezzabili e visibili.

I carrozzoni della politica, appesantiti come sono, non potranno mettersi a sfrecciare da un giorno all’altro, ma certamente, se cambieranno passo,  ciò sarà visibile a tutti.

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