Il Castello di Taormina non è solo una fortezza militare, ma il punto di osservazione privilegiato da cui gli uomini, nei secoli, hanno osservato il “gigante che si dimena“.
Chi è il gigante?
Per chi non lo sapesse, l’etna non è solo un vulcano. Per i greci, era la prigione di Encelado, il più potente dei Giganti. Sconfitto da Atena durante la titanica battaglia tra dei e giganti, Encelado fu sepolto sotto la lava incandescente, destinato a restare intrappolato per l’eternità.
Ma il gigante non tace. I suoi lamenti risuonano nei boati del vulcano, il suo respiro si mescola al fumo che si innalza verso il cielo e i suoi movimenti scuotono la terra, dando origine ai terremoti che da secoli segnano la Sicilia.
Encelado era una creatura mostruosa, possedeva mani spaventosamente grandi e una barba folta e incolta, come pure le sopracciglia, e al posto delle gambe aveva due squamose code di serpente. Inoltre, dalla bocca emetteva un alito infuocato, che alle volte gli bruciava persino barba e capelli. Il personaggio di Encelado è stato raccontato da diversi autori in lingua greca e latina, ma egli appare, soprattutto, come uno dei protagonisti della Gigantomachia, il racconto che narra del violento scontro tra i giganti e gli dei. Figli di Gea e di Urano, i giganti furono relegati nel Tartaro da Zeus, dopo che egli ebbe segnato la sconfitta del padre Crono. Furiosi per il tradimento del padre degli dei, quindi, cominciarono a pianificare la propria vendetta, sognando di potere un giorno scalare e impadronirsi dell’Olimpo.
La sua rabbia era talmente accecata e la sua potenza era tale da intimorire tutti gli altri giganti.
Il Castello di Taormina, arroccato sul Monte Tauro a picco sul mare Ionio, non è stato appunto solo una fortezza militare. La sua posizione strategica, che domina la costa e i vicini promontori, ne ha fatto un punto di osservazione privilegiato per i signori locali, le guarnigioni e i viaggiatori di passaggio.
Dalle mura merlate si potevano avvistare flotte nemiche, pirati barbareschi e movimenti sospetti lungo la costa. Ma c’era un altro spettacolo, costante e maestoso, che catturava lo sguardo: l’Etna, custode del gigante sepolto.
Dalle mura del Castello, infatti, lo sguardo spazia su un panorama unico. A nord il mare scintillante, a sud l’Etna, imponente e misterioso. Le sentinelle, i soldati e i signori che vi sostavano nei secoli non scrutavano solo il mare, la loro attenzione era rivolta anche verso la montagna fumante. Osservavano la “prigione” del gigante, sapendo che ogni eruzione, ogni colata lavica, ogni nube di cenere non era soltanto un fenomeno naturale, ma il tentativo di Encelado di liberarsi. Il castello era la loro postazione sicura, un luogo da cui comprendere e contemplare la potenza della natura e del mito insieme.
Oggi, salendo sulle mura del Castello di Taormina, si rivivono quelle stesse emozioni. Il panorama sull’Etna è totale e ineguagliabile: il vulcano appare come un gigante addormentato, il pennacchio di fumo il suo respiro lento e costante.
In quel silenzio antico, è possibile sentire l’eco di storie che attraversano secoli e miti che ancora vivono nel paesaggio.
Guardando verso il sud, tra il cratere fumante e le colate che scendono lentamente, i visitatori possono immaginare Encelado che tenta di liberarsi, e il Castello che, da secoli, osserva, protegge e racconta.
Il Castello di Taormina non è dunque solo un monumento storico. È la finestra privilegiata su un mito che si intreccia con la geografia siciliana, un punto da cui la storia, la leggenda e la natura dialogano in un unico, straordinario spettacolo. Salire sulle sue mura significa entrare in quella cornice antica, sospesa tra passato e mito, e sentire, anche solo per un istante, il respiro del gigante.
Conosciuto anche come Castello Arabo-Normanno, Castello Saraceno o Castello di Monte Tauro, si erge maestoso a 397 metri di altezza, regalando un panorama unico a 360 gradi. Da qui lo sguardo abbraccia lo Stretto di Messina, il versante ionico, la valle dell’Alcantara, le pendici dell’Etna e, verso ovest, la città di Catania e i Monti Peloritani. Proprio per la sua posizione privilegiata è soprannominato anche “il Castello dei Quattro Panorami”.
Si raggiunge percorrendo una suggestiva scalinata panoramica scavata nella roccia che parte dalla chiesetta della Madonna della Rocca. La struttura, dalla caratteristica forma trapezoidale, conserva ancora le alte mura perimetrali, una torre di vedetta, una cisterna per l’acqua piovana, un corridoio sotterraneo utilizzato per le scorte e due grotte visitabili. Una scenografica scalinata a ventaglio conduce al mastio, la parte più alta del Castello.
La visita permette di esplorare questi affascinanti spazi e di scoprire la storia e l’architettura del sito grazie a strumenti innovativi. Con il biglietto d’ingresso, al costo di 10 euro per una visita di circa 50 minuti, i visitatori ricevono:
• Un’audioguida digitale, fruibile direttamente dal proprio smartphone, collegata ai pannelli presenti nel percorso.
• Una mappa digitale interattiva, disponibile in più lingue, con 21 punti di interesse.
Il Castello è aperto tutti i giorni, nella stagione estiva, dalle 10:00 alle 17:00. In altri periodi dell’anno gli orari possono variare.
È possibile acquistare il biglietto direttamente in biglietteria o online al seguente link: www.castelloditaormina.it/biglietto-online/
Inoltre, il Castello di Taormina è disponibile tutto l’anno come location unica per eventi privati, matrimoni, iniziative aziendali, servizi fotografici e cerimonie istituzionali.
Visita il sito www.castelloditaormina.it oppure scrivi per maggiori informazioni a: info@castelloditaormina.it




