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Cosa bolle in pentola

Il dilemma sull’abolizione del voto segreto, il tempo stringe in attesa della Commissione Regolamento

mercoledì 22 Ottobre 2025

Tutti ne parlano a suon di comunicati, ma cosa c’è ad oggi di concreto?

Due argomenti tengono ormai banco a Palazzo dei Normanni: l’approvazione puntuale della Finanziaria e l’abolizione del voto segreto. Le fibrillazioni dopo la bagarre a Sala d’Ercole in occasione della manovra quater non lasciano spazio ad altro. Nel corso dell’ultimo vertice di maggioranza a Palazzo d’Orleans il presidente della Regione Renato Schifani è stato categorico sulle tempistiche che la legge di Stabilità dovrà rispettare. Il 31 dicembre sarà l’ultima data utile disponibile, in linea con i traguardi tagliati nei due anni precedenti. Invocare l’unità della coalizione di centrodestra serve sì, ma fino ad un certo punto. Nessun ostacolo o “scherzetto” dovrà intralciare il cammino della Manovra e per scongiurare qualsiasi pericolo un nuovo argomento è balzato in cima alle priorità dell’agenda di governo. 

Il voto segreto, del resto, può definirsi l’assoluto protagonista di quest’anno: prima con l’affossamento del ddl sul riordino dei Consorzi di Bonifica, poi la manovra ter e infine l’ultima variazione di bilancio ancora fresca. Un uso collaterale, figlio della necessità di sfogare i malumori insiti in tutti i singoli partiti della maggioranza. Sul banco degli imputati sono finiti Fratelli d’Italia, Mpa e anche alcuni deputati di Forza Italia, ma numeri alla mano, l’ultimo round in aula, con ben 17 franchi tiratori, ha dimostrato che il cerchio in realtà è più ampio di quanto ci si possa immaginare, con qualche “scheggia impazzita” anche tra i gruppi che hanno fermamente espresso la propria fedeltà e lealtà al governatore.

Sorge un po’ come un paradosso, ma l’abolizione del voto segreto si è rivelata il filo conduttore capace di mettere ancora d’accordo tutti quanti. Anche Fratelli d’Italia, guidato dal suo commissario regionale Luca Sbardella, sarebbe pronto a deporre le armi e tendere la mano al presidente Schifani. Un punto di convergenza che fa ancora sperare in vista del prossimo biennio. Ma questa intesa sarà in grado di reggere anche in aula? 

Tra gli esponenti del centrodestra c’è chi va in pressing. Nei giorni scorsi il capogruppo della Democrazia Cristiana Carmelo Pace ha messo le cose in chiaro: “Prima dell’approdo in aula della prossima finanziaria, provvedimento che si annuncia molto corposo, è opportuno, per gli equilibri della maggioranza, che Sala d’Ercole si pronunci a favore dell’abolizione del voto segreto. Un simile pronunciamento non solo restituirebbe l’immagine di un centrodestra unito, coeso e compatto, ma consentirebbe di approvare manovre e provvedimenti in modo più snello, senza quegli scivoloni che, troppo spesso, ne hanno compromesso l’esito sulla pelle ai siciliani“. Quello del deputato della DC non è l’unico appello. Tra i corridoi di Palazzo dei Normanni già da qualche giorno aleggiava la volontà di far andare in porto l’abolizione del voto segreto prima della Finanziaria.

Se ne è parlato molto, con le opposizioni che hanno rivendicato la necessità, anche sotto il profilo dell’autonomia del Parlamento, di mantenere il voto segreto, promettendo una battaglia serrata. Al 31 dicembre mancano circa due mesi. Quanto tempo avrà quindi il centrodestra per portare a Sala d’Ercole una proposta che servirà dunque a modificare in maniera significativa il regolamento dell’Ars?

La partita dovrà essere chiusa entro la fine di ottobre, massimo i primissimi giorni di novembre. Poi tutte le forze dovranno essere concentrate esclusivamente sulla Manovra. Tempo per il quale, inoltre, dovrebbe anche essere aperto e chiuso il tavolo tecnico annunciato per la composizione del testo della legge di fine anno.

L’approdo a Sala d’Ercole non sarà certamente uno schiocco di dita. Il primo step dovrà essere incarnato dalla Commissione Regolamento, una delle tre Commissioni Istituzionali, guidata dal presidente dell’Assemblea Gaetano Galvagno, ma ami convocata nel corso di questa legislatura. Una volta incassato il primo disco verde, dovrà essere l’aula, così come previsto dall’articolo 39 del regolamento interno, a deliberare a maggioranza assoluta dei suoi componenti, dunque anche con voto segreto se richiesto.

Formalmente e materialmente una proposta non c’è ancora. Secondo indiscrezioni, però, un paio di bozze starebbero già circolando. Probabilmente arriverà presto un’iniziativa governativa, ma la linea di indirizzo non sarebbe ancora chiara: quanto sarà estesa l’abolizione del voto segreto? Sarà limitata ad alcuni temi specifici o includerà tutti i ddl al vaglio? Dubbi sorgono anche alla luce del fatto che lo scrutinio segreto sia impiegato anche per altri scopi. Un esempio più che evidente è l’elezione del presidente dell’Ars, ma basti semplicemente pensare all’uso effettuato, secondo regolamento, appena due settimane fa per l’elezione di Pietro Ivan Maravigna a componente della sezione regionale di controllo della Corte dei Conti per la Regione Siciliana.

L’ipotesi maggiormente accreditata e sicuramente anche più veloce e immediata da portare avanti è l’allineamento con la disciplina nazionale. L’articolo 113 del Regolamento del Senato, infatti, prevede lo scrutinio segreto per “le votazioni comunque riguardanti persone e le elezioni mediante schede”. Su richiesta dei senatori, il voto segreto può essere messo in atto per “le deliberazioni che incidono sui rapporti civili ed etico-sociali di cui agli articoli 13, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 20, 21, 22, 24, 25, 26, 27, 29, 30, 31 e 32, secondo comma, della Costituzione; le deliberazioni che concernono le modificazioni al Regolamento del Senato“. In nessun caso invece “è consentita la votazione a scrutinio segreto allorché il Senato sia chiamato a deliberare sui disegni di legge di approvazione di bilanci e di consuntivi, su disposizioni e relativi emendamenti in materia tributaria o contributiva, nonché su disposizioni di qualunque disegno di legge e relativi emendamenti che comportino aumenti di spesa o diminuzioni di entrate, indichino i mezzi con cui farvi fronte, o comunque approvino appostazioni di bilancio“. Nel caso in cui quest’ultime disposizioni siano comprese in articoli o emendamenti attinenti alle materie prima citate “esse sono sottoposte a votazione separata a scrutinio palese“. Dunque se la linea da seguire fosse proprio questa, la Finanziaria sarebbe “salva”, ma il “pericolo” potrebbe tranquillamente ripetersi al primo disegno di legge utile. 

Come detto, il tempo stringe e riscrivere da zero una proposta tanto delicata, che entrerebbe a gamba tesa sul regolamento interno del Parlamento, potrebbe facilmente far inciampare in inevitabili errori dettati dalla fretta. Insomma, a meno che la questione non venga riposta nel cassetto e tutti i malumori rientrino, il dilemma dell’abolizione del voto segreto potrebbe ben presto creare nuove accese discussioni. 

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