Il Teatro Massimo di Palermo è il più grande teatro lirico d’Italia, il terzo più grande d’Europa, dopo l’Opera di Parigi e la Staatsoper di Vienna. Un edificio imponente e maestoso che, con le sue architetture, domina il tessuto urbano del capoluogo siciliano, divenendone uno dei simboli più ammirati. L’importanza del Teatro Massimo è anche legata all’acustica naturale della Sala Grande. Infatti, grazie alla particolare forma dell’edificio e ai materiali utilizzati, è possibile ascoltare, in ogni punto della platea e dei palchi, musica, canto e dialoghi.
Il Teatro Massimo venne costruito, nella seconda metà del XIX secolo, periodo nel quale a Palermo i cantieri edilizi si moltiplicavano e nuove architetture si ergevano nel paesaggio urbano, trasformandone, in parte, la fisionomia. Era, insomma, un periodo, dal punto di vista architettonico e non solo, piuttosto fervido per Palermo. In tale contesto, iniziò a prendere idea l’edificazione di un grande teatro, da intitolare al re Ferdinando II di Borbone ma il progetto non decollò. Qualche anno dopo, nel 1864, quando già il capoluogo siciliano faceva parte del Regno d’Italia, il sindaco Antonio Starabba bandì un concorso: fu scelto l’architetto Giovan Battista Filippo Basile. Il terreno sul quale fu innalzato il grandioso edificio, compreso fra il Bastione San Vito e Porta Maqueda, era in precedenza occupato da diversi edifici religiosi: la chiesa di San Giuliano, la chiesa e il convento delle Clarisse di San Francesco delle Stimmate, il monastero dell’ordine Teatino e la chiesa di Sant’Agata delle Scorruggie alle Mura. Grazie alle normative del 1866 fu possibile espropriare i terreni e demolirne gli edifici. I lavori veri e propri iniziarono nel 1875. Venne utilizzata la pietra di calcarenite di Carini e per facilitare le operazioni di costruzione venne messa a punto una gru, azionata con un motore a vapore, in grado d’innalzare fino a 20 metri pietre, colonne e capitelli.
Nel 1891, Basile morì e la direzione dei lavori venne assunta dal figlio Ernesto Basile, anch’egli architetto. Il 16 maggio 1897 il Teatro Massimo venne ufficialmente inaugurato con la rappresentazione del Falstaff di Giuseppe Verdi, ergendosi in tutta la sua maestosità, con la sua imponente grandezza (ben 7730 metri quadrati) e le sue lussuose decorazioni, suscitando l’invidia di molti contemporanei. Un’invidia testimoniata, ad esempio, dai quotidiani dell’epoca come “L’illustrazione italiana” e anche dalla reazione del re d’Italia Umberto I che avrebbe esternato chiaramente il suo poco entusiasmo nei confronti dell’edificio con le seguenti parole “è troppo per una città come Palermo”, dimostrando poco rispetto verso il capoluogo siciliano e suscitando il conseguente sdegno dei palermitani.
Il complesso teatrale s’innalzava dinanzi ad una piazza, intitolata a Giuseppe Verdi, ed essendo stato concepito come un tempio della musica, come un tempio appare al visitatore. Infatti, una scalinata monumentale giunge ad un pronao di 6 colonne corinzie e il frontone s’ispira al linguaggio dell’architettura greco-romana, espressione del gusto neoclassico. Ma non è finita qui. A rendere l’ingresso ancor più solenne e maestoso è la presenza, ai lati della scalinata, di due grandi leoni bronzei cavalcati dalle allegorie della Lirica e della Tragedia. Ma c’è di più. Sull’architrave dell’ingresso troneggia la scritta “L’arte rinnova i popoli e ne rivela la vita. Vano delle scene il diletto ove non miri a preparar l’avvenire”. Una frase piuttosto significativa sull’importanza dell’arte quale faro e punto di vista privilegiato per valutare il livello di civiltà di un popolo, base essenziale per educare e formare le generazioni future. L’attribuzione della scritta è piuttosto incerta. La struttura è resa armoniosa ed elegante grazie al gusto neoclassico, alle architetture semicilindriche sporgenti e alle pareti rientranti. L’edificio è sovrastato da una grande cupola di 28,73 metri di diametro la cui sommità è dominata da un grande vaso in stile corinzio.
Superato l’ingresso, si è accolti dal foyer (l’ambiente adiacente ad una sala teatrale) che è di forma rettangolare, caratterizzato, in gran parte, da tinte molto accese e calde di color rosso ottobrino. Qui è anche possibile visionare un busto scultoreo che rappresenta l’architetto Giovan Battista Filippo Basile. Il figlio di quest’ultimo, Ernesto Basile, che completò l’opera iniziata dal padre, fu artefice della Grande Sala, per decorare la quale lavorarono diversi scultori, pittori e il produttore di arredi Vittorio Ducrot. Degna di nota è l’opera di Giuseppe Sciuti, il quale, nel grande sipario dipinse il corteo dell’incoronazione di re Ruggero II. La sala è a ferro di cavallo e si sviluppa in 5 ordini, ciascuno di 31 palchi, oltre al loggione. La sala, in origine, poteva contenere fino a 3000 spettatori, oggi ridotti a circa 1300, per ragioni di sicurezza. La platea è chiusa in alto da un soffitto mobile a forma di fiore, costituito da 11 pannelli in tela (sarebbero i petali) che circondano un tondo. Le pitture qui presenti rappresentano l’esaltazione e il trionfo della musica. Inoltre, un sistema di carrucole e funi permette l’innalzamento dei petali, garantendo così alla sala un’areazione naturale. Infine, ricordiamo che al centro del secondo ordine di palchi si staglia il Palco reale, costituito da 27 posti e dotato di un fayer privato, chiamato “Salone del Sovrano”.
Sicuramente, dopo la Sala Grande, la sala più importante è la Sala Pompeiana, collocata nella struttura laterale e rotonda di mezzogiorno. La Sala è affrescata, circondata da 14 porte e 28 medaglioni raffiguranti teste maschili e femminili. La particolarità della sala è soprattutto determinata dal fatto che chi si trova al centro dell’ambiente sente amplificata la propria voce, mentre, nel resto della sala la risonanza è talmente forte che per chi si trova all’esterno di essa è impossibile percepire cosa venga detto all’interno.
Il Teatro Massimo di Palermo, oltre ad essere il teatro lirico più grande d’Italia, è uno degli edifici, dedicati all’arte e alla cultura, più maestosi al mondo. Con i suoi motivi architettonici, con gli affreschi, le sculture e le sue particolarità acustiche, il Teatro Massimo trasmette al visitatore un senso di magnificenza e importanza che ha accompagnato, e accompagna tuttora, la storia del capoluogo siciliano.