“Il Viminale non ha agito da solo e non ha rifiutato la collaborazione di altri ministeri, a partire dalla Difesa, tanto che Alex&Co aveva una interlocuzione aperta anche con Guardia di Finanza e Guardia Costiera. Il problema è che la barca della Ong si è sempre rifiutata di entrare in acque maltesi e pretendeva di essere accompagnata dalle autorità italiane fino a 15 miglia nautiche da La Valletta, per poi allontanarsi immediatamente ed evitare i controlli e la legge di un paese membro dell’Unione europea“.
E’ quanto fanno sapere fonti del ministero dell’Interno, sottolineando che “è per questo che le operazioni si erano bloccate, costringendo gli immigrati a inutili ore di attesa in mezzo al Mediterraneo“.
Dal punto di vista del Viminale “era irrinunciabile l’arrivo di Alex sull’isola. Diversamente, le nostre Forze Armate si sarebbero trasformate in tassisti del mare a servizio della Ong, un film già visto prima del 2017 e che aveva consentito il moltiplicarsi degli sbarchi in Italia. Il rispetto per i militari italiani da parte del ministero dell’Interno è totale, proprio per questo ritiene debbano essere utilizzati per compiti coerenti con la propria missione, come la protezione della legge e dei confini“.
“Lo stesso Matteo Salvini – ricordano le fonti – non perde occasione per ringraziare le donne e gli uomini in divisa che per difendere le leggi e l’onore dell’Italia arrivano a rischiare la vita come successo in occasione della scellerata manovra della SeaWatch3“.
Dal Viminale si ribadisce lo stesso concetto dell’altro giorno: “Finanza e Marina Militare avrebbero potuto intervenire su Alex, sgravandola dagli immigrati a bordo, a patto che la ong arrivasse in porto a Malta. Invece i signori della Ong di sinistra hanno preferito perdere ore di tempo in mezzo al Mediterraneo per pretendere ‘nessuna attività coercitiva’. Cioè l’impunità. Il capitano di Alex ha quindi invocato lo ‘stato di necessità’ per forzare i confini nazionali confidando in un orientamento benevolo della magistratura“.