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la nuova puntata

“Invito in Sicilia. Le meraviglie di casa nostra”: il pathos di Segesta e lo scrigno del Pepoli CLICCA PER IL VIDEO

sabato 31 Dicembre 2022

Storia, cultura e identità dei territori culturali. Questo e tanto altro è “Invito in Sicilia. Le meraviglie di casa nostra” il nuovo format video de ilSicilia.it, composto da 10 puntate, è presentato da Giuseppe Santostefano, in collaborazione con la Regione Siciliana e l’Assessorato dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana.

Andremo alla scoperta dei parchi archeologici e dei musei, le grandi ricchezze sostenute dalla Regione Siciliana per valorizzare l’identità storica e culturale. Faremo un viaggio in queste realtà, spesso poco conosciute, per dare un volto alle persone che ogni giorno li rendono vivi e ai valori che li caratterizzano.

In questa puntata, vi portiamo al Parco archeologico di Segesta e al Museo Pepoli, due meraviglie del trapanese.

IL PARCO ARCHEOLOGICO DI SEGESTA

Con l’architetto Luigi Biondo, direttore del Parco archeologico di Segesta, iniziamo il nostro viaggio all’interno di un sito pieno di fascino e pathos.

“Ci troviamo in un parco esteso, di oltre 160 ettari, ricco di siti. Il filo conduttore è la storia degli Elimi, un popolo misterioso antecedente ai greci. Grazie a questo percorso sono collegati a Segesta, il sito di Rocca Entella, Poggioreale, due siti a Salemi, uno a Calatafimi e la grotta di Custonaci.”

Un luogo splendido, in cui ancora oggi resta forte il rapporto meraviglioso che unisce il sacro con il territorio. Archeologia, natura, storia, architettura, sacro, profano e cultura si uniscono in un contesto naturalistico che si è conservato intatto nel tempo.

Mare e terra, naviganti e agricoltori: elementi e attività principali di elimi e greci trovano a Segesta una sintesi perfetta. Il tempio e il teatro antico, protagonisti del parco, circondati dalla natura sovrana, sono uniti da un propileo che crea pathos e un legame tra la dimensione divina e tutto ciò che c’è intorno, tra il sacro e la natura.

“Si racconta che il propileo avesse elementi metallici, degli scudi che, vibrando con il vento creavano un sottofondo musicale che  aumentava il pathos. Inoltre, alle spalle del tempio, c’è un boschetto sacro. Anche in questo caso, le fronde mosse dal vento, creavano quell’effetto sonoro particolare che creava e crea ancora un’atmosfera particolare”, continua Biondo.

Il tempio

Ma passiamo al tempio. Siamo di fronte a una struttura imponente e maestosa. Un tempio mai finito, che non ha mai avuto una copertura probabilmente a causa della lunga guerra tra Segesta e Selinunte che ne bloccò i lavori. Infatti si vedono colonne senza scanalature, lo stilobate non ha le parti definite templi classici dorici. Tutto questo però non fa che accrescere il fascino ancestrale di questo luogo.

Il teatro

Il teatro, fin dalle sue origini, nasce per emozionare, dall’alba al tramonto. Un luogo e una dimensione magica dove realtà e finzione non hanno confini netti.

Il Teatro antico di Segesta con le sue imponenti gradinate, ha di fronte un panorama magnifico. Un punto di forza che, ancora oggi, regala un fascino unico alle rappresentazioni. “Quando presentiamo un lavoro teatrale, ricordo sempre una storia d’amore, la leggenda della ninfa Egesta e del fiume Crimiso. Dalla loro unione, nacque Aceste (o Egesto), il  primo re di Segesta. Lo stesso amore che unisce l’architettura di una cavea di 63 metri di diametro a una curva isofonica perfetta che si congiunge al mare, con il Golfo di Castellammare fino al Monte Erice. Siamo in un luogo magico tra arte e vita. Il teatro è vita”.

IL MUSEO “AGOSTINO PEPOLI” DI TRAPANI

Situato all’interno del Chiostro del Convento dei Carmelitani di Trapani, il Museo “Agostino Pepoli”, è un altro gioiello tutto da scoprire, come spiega la storica dell’arte Daniela Scandariato.

Nasce agli inizi del ‘900 per volontà del conte Agostino Pepoli, mecenate trapanese amante della cultura, dell’arte, dell’archeologia, entomologo. Raffinato collezionista, aveva riempito il suo palazzo con tutte le sue splendide raccolte. Non avendo eredi diretti, decise di fondare un museo per trasformare le sue collezione in patrimonio per la collettività. Il Comune gli offrì il Complesso del Convento ei Padri Carmelitani, datato prima metà del 300. Confiscato dopo il 1876, venne completamente ristrutturato dal conte a proprie spese. Pepoli vi portò le sue collezioni e quelle del generale Giovan Battista Fardella, a sua volta fondatore della Pinacoteca fardelliana della prima meta dell’800 sorta nell’ex Convento dei Gesuiti.

Accanto al museo, c’è il santuario di Maria SS Annunziata che ospita il simulacro della Madonna con Bambino, la Madonna di Trapani, scultura trecentesca di Nino Pisano. Un’opera attorno alla quale si è sviluppo nel corso dei secoli un culto importante e un pellegrinaggio. Sovrani, principi, pontefici e persone comuni giungevano qui con omaggi e doni per grazia ricevuta. E’ il “tesoro della Madonna di Trapani”, un capolavoro di oreficeria siciliana musealizzato, caso unico per questo genere.

Tra le curiosità del museo, anche una ghigliottina proveniente dalla Francia. Arrivata nel 1820 a Trapani con Ferdinando I di  Borbone, venne utilizzata per la prima esecuzione nel 1822. Ogni centro siciliano aveva questo “strumento”, ora rarissimo da trovare e soprattutto non conservato nei musei. A Trapani, le esecuzioni avvenivano nella pubblica piazza, in piazza Generale Scio. Ve ne furono in tutto 24, l’ultima nel 1870. circa 24 esecuzioni. Questa ghigliottina ha una lama retta e non obliqua, si tratta dunque di un modello arcaico sostituto.

La collezione di coralli e il Tesoro di Trapani

La collezione di coralli è il fiore all’occhiello del museo. Ci sono diversi oggetti preziosissimi in rame dorato e corallo della prima metà del seicento, periodo d’oro dell’artigianato artistico trapanese. La mano è quella di Matteo Bavera scultore autore della straordinaria “Lampada di Bavera” del 1633.

Attribuito al Bavera, il Crocifisso, un capolavoro realizzato (eccetto le braccia), con un unico ramo di corallo. Fra le meraviglie del museo Pepoli anche un calice tempestato da cammei, opere in avorio, ambra e alabastro. Infine, lo splendido presepe marino, della metà del ‘700 di Andrea Tipa. Un “presepe degli abissi” con rocce marine, conchiglie, coralli, madreperle. Un’opera d’arte unica anche perché ricca di scene particolari.

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