Pietro Scaglione, Antonio Lorusso, Gaetano Costa, Biagio Siciliano e Giuditta Milella. Tutte vittime innocenti della mafia e legate, dopo decenni, da un triste destino che ha il sapore di un’amara beffa. Il “caso” arriva oggi all’Ars e più precisamente in Commissione Antimafia, presieduta da Antonello Cracolici.
Mentre le altre Commissioni si riuniranno in vista dell’apertura della discussione generale del Defr a Sala d’Ercole e della composizione della manovra quater, la Commissione Antimafia accenderà i riflettori sulla legge regionale n. 20/1999, contente le norme in materia di interventi contro la mafia e di misure di solidarietà in favore delle vittime della mafia e dei loro familiari. L’audizione coinvolgerà in prima persona Valentina Chinnici, deputata del Partito Democratico all’Ars e vicesegretaria regionale del PD, prima firmataria del disegno di legge avanzato per estendere i benefici previsti all’interno della legge e colmare dubbi e lacune che ormai da tempo attanagliano il provvedimento.
Nello specifico, la proposta riguarda i familiari di vittime di mafia che, non avendo ottenuto sentenze di condanna definitive a carico degli autori di reato, per archiviazione o proscioglimenti per altre cause o per mancata identificazione dei responsabili, ad oggi non hanno avuto accesso ai benefici. Caduti, inoltre, riconosciuti con provvedimento ministeriale vittime del dovere o innocenti della mafia. Episodi non sporadici e che hanno coinvolto anche eventi di cronaca che nel tempo hanno conservato la loro memoria. Come i figli del procuratore della Repubblica Pietro Scaglione e dell’agente di custodia Antonio Lorusso uccisi il 5 maggio del 1971, in via dei Cipressi, a Palermo, o i parenti dei giovanissimi Biagio Siciliano e Giuditta Milella, studenti del liceo Meli e vittime collaterali, morti il 25 novembre 1985, mentre attendevano alla fermata dell’autobus di piazza Croci a Palermo, angolo via Libertà, travolti da un’auto di scorta dei giudici Leonardo Guarnotta e Paolo Borsellino.
“Il senso di questo disegno di legge – ha spiegato Valentina Chinnici – è proprio quello di superare delle discriminazioni che di fatto sono a carico di alcuni familiari di vittime di mafia che non hanno avuto ancora accesso ai benefici di cui alla legge regionale numero 20 del 1999. E’ una forma di protezione, di cautela, per le persone escluse da questi benefici, ma che sono state dichiarate familiari di vittime di mafia da parte del Ministero stesso. Cerchiamo di eliminare una lacuna all’interno della legge regionale che ha portato in qualche modo gli uffici della Regione a non procedere. Vogliamo sciogliere questo nodo dopo 26 anni e colmare questa ingiustizia“.
La misura si pone così l’obiettivo si evitare disparità di trattamento tra le diverse categorie di familiari delle vittime innocenti della mafia e andrebbe a colmare una lacuna, rafforzando il diritto di estensione dei benefici nella parte in cui non risulta chiara l’applicazione della disposizione originaria anche nel caso in cui i procedimenti penali relativi agli stessi fatti delittuosi di mafia e di criminalità organizzata non si siano conclusi per vari motivi con una sentenza di condanna. In favore dei familiari è anche prevista una deroga al divieto di cumulo dei benefici regionali con identiche provvidenze previste da altre pubbliche amministrazioni per gli stessi fatti per garantire un’ulteriore e concreta risposta solidaristica. La proposta, infine, si appella alle disponibilità dell’Upb del bilancio della Regione per il triennio 2025-2027.