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La lezione che ci ha lasciato Piersanti Mattarella

mercoledì 6 Gennaio 2021

“A quarantuno anni dalla sua tragica scomparsa Piersanti Mattarella – il presidente della Regione siciliana  che, col suo carisma  ed il suo impegno politico, aveva riaffezionato i siciliani alla propria autonomia regionale – resta ancora un riferimento per chi concepisce l’agire politico non come mero strumento di potere ma come servizio a favore della comunità. Non sorprende, dunque, che proprio in occasione di quest’anniversario, la casa editrice il Pozzo di Giacobbe abbia promosso e pubblicato un corposo saggio che, grazie al contributo di studiosi, politici e operatori culturali che hanno avuto il privilegio di conoscere e, molti di essi, di frequentare Piersanti Mattarella, traccia un profilo puntuale e, in qualche modo, completo  di un uomo che ha saputo mirabilmente conciliare passione politica, rigore morale e fede religiosa. “Piersanti Mattarella. La persona, il politico, l’innovatore”, questo il titolo del volume, affidato alla cura di Antonio La Spina, costituisce un unicum nel suo genere e, per il rigore che lo distingue fa da controcanto a tanta letteratura e a qualche lungometraggio che hanno, troppo spesso, proposto letture interessate e poco coerenti con la storia di un uomo che ha sacrificato la sua vita per quella che i latini denominavano “pro bono pubblico” .

Il volume, che gode di una lunga prefazione di padre Bartolomeo Sorge il quale iscrive Mattarella nell’albo dei martiri, martire civile, si apre con una introduzione dell’ex presidente del Consiglio di Stato Alessandro Pajno. Pajno evidenzia la lezione, politica e istituzionale, di Piersanti Mattarella che sintetizza in quattro “parole o espressioni chiave” la prima delle quali è progettualità. Dietro la politica ci deve necessariamente stare un progetto e, il presidente della Regione caduto nel giorno dell’Epifania del 1980, un’idea progettuale l’aveva, un’idea le cui radici affondavano nella tradizione dei cattolici democratici, da Sturzo a La Pira a Moro di cui fu i intelligente seguace. La seconda parola è buon governo. Mattarella, scrive Pajno, comprendeva che “i  valori costituzionali rischiano di rimanere sulla carta se non sono accompagnati da un sistema amministrativo autorevole ed efficace”. La terza parola, quella che più che le altre è divenuta il marchio del suo impegno, è carte in regola che, con le parole del prof. Rino La Placa, significa “il dovere, per la classe politica meridionale, di portare avanti un’azione politica rigorosa, seria e lungimirante”.

Infine, la quarta e ultima espressione è Mezzogiorno. Su questo tema, Mattarella si trova in prima fila ad elaborare una strategia meridionalista, si ricordino l’organizzazione delle Conferenze delle regioni meridionali, ribadendo che la “quella meridionale costituiva una questione nazionale, non semplicemente locale”. Le tematiche che corrispondono a queste quattro parole individuate da Pajno, trovano approfondimento in 16 saggi, più o meno lunghi, che ripercorrono le vicende umane – animate dalla fede –  la cultura politica, l’azione amministrativa, le sfide che ne contraddistinsero la storia di Piersanti. Agli stessi si aggiunge il commovente profilo che ne traccia il nipote Andrea segnato dal rimpianto di non avere conosciuto il nonno. Chiude il volume la postfazione del prof. Sergio Tanzarella che, non avendolo conosciuto né direttamente né indirettamente, affidandosi ad una letteratura fortemente segnata da pregiudiziali ideologiche, si dilunga in un’interpretazione non del tutto coerente con il profilo “vero”di Piersanti Mattarella”,

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