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I dati

La Sicilia si prepara alla stagione estiva: oltre novantaseimila assunzioni, ma il lavoro resta precario e spesso irregolare

sabato 7 Giugno 2025

La Sicilia si appresta a vivere una stagione lavorativa particolarmente intensa. Secondo le stime del Centro Studi di Assoesercenti, tra aprile e giugno 2025 le imprese dell’Isola prevedono 96.190 assunzioni. Un dato che segna una crescita significativa e testimonia una ripresa del mercato del lavoro regionale, trascinato soprattutto da turismo, servizi e commercio.

Il 27,8% delle assunzioni riguarda il comparto turistico, il 32,4% i servizi alla persona e il 15,9% il commercio. Palermo guida la classifica delle province con il maggior numero di contratti previsti (22,3%), seguita da Catania (20,2%), Messina (15,0%) e Trapani (11,7%). Numeri che raccontano di una Sicilia in fermento, pronta ad accogliere i flussi turistici e a far ripartire l’economia estiva.

Chi cercano le imprese e le competenze che mancano

Tra le figure più ricercate spiccano gli addetti alla ristorazione, con quasi 19mila posizioni, seguiti dagli addetti alle vendite (9.630), dal personale non qualificato per le pulizie (8.850), dagli operai specializzati nel settore delle costruzioni (5.860) e dai conduttori di veicoli (5.310). Non mancano le richieste per addetti all’accoglienza e all’informazione dei clienti, fondamentali soprattutto per strutture alberghiere e stabilimenti turistici. Tutte professioni che, in maniera più o meno diretta, raccontano la stagionalità dell’economia siciliana, ancora oggi fortemente legata al turismo e ai servizi a bassa qualifica.

C’è però un’altra faccia della medaglia ovvero quella della difficoltà a reperire personale qualificato.  A pesare sono diversi fattori come dalla mancanza di formazione adeguata alla scarsa esperienza dei candidati, passando per un generale disallineamento tra i percorsi scolastici e le esigenze reali del mercato del lavoro. Ma c’è anche chi, consapevole della natura precaria e spesso faticosa di questi impieghi, sceglie di non candidarsi affatto.

Il lato oscuro del lavoro stagionale

lavoro siciliaA rendere il quadro più complesso c’è poi la questione, mai davvero risolta, del lavoro irregolare. La stagione estiva, da anni, rappresenta uno dei momenti più critici sotto il profilo del rispetto dei diritti dei lavoratori. E non si tratta di impressioni o generalizzazioni. Secondo il report Inps relativo al 2024, presentato a Palermo a febbraio di quest’anno, in Sicilia sono stati individuati 8.908 rapporti di lavoro irregolari: 5.131 sono risultati fittizi, 577 in nero. Un’evasione contributiva che vale oltre 62 milioni di euro.

Nel settore agricolo, storicamente tra i più esposti allo sfruttamento stagionale, le ispezioni hanno rilevato un tasso di irregolarità pari al 68,4%. In Sicilia, su 280.000 lavoratori irregolari in tutti i settori, quasi 62.000 sono impiegati nel settore agricolo, di cui 47.000 italiani e 14.000 stranieri. Questo evidenzia come più di due aziende su tre operino fuori dalle regole, con lavoratori spesso senza contratto, tutele o prospettive. Inoltre, un’indagine nazionale condotta a luglio 2024 dall’Ispettorato del Lavoro e dai Carabinieri per la Tutela del Lavoro ha rivelato che su 310 aziende agricole ispezionate, 206  presentavano irregolarità nelle pratiche di lavoro. Su 2.051 lavoratori controllati, 616 (30,03%) erano impiegati in situazioni lavorative non conformi, con 216 (10,53%) completamente senza contratto

Nel settore turistico, seppur con meno clamore, si ripetono dinamiche simili. Contratti part-time sulla carta e spesso full-time nei fatti con compensi bassi e talvolta pagati “in nero”, ore di straordinario non dichiarate, contributi evasi. Secondo la Filcams Cgil di Palermo, il 70% dei lavoratori nel settore turistico è irregolare, con il 40% sottoinquadrato e il 60% impiegato con contratti part-time, ma spesso costretto a lavorare oltre le ore previste, senza adeguata retribuzione.

Una ripresa fragile

Alla luce di questi dati, la crescita occupazionale registrata in Sicilia appare come un segnale positivo, sì, ma anche fragile. L’impennata di assunzioni dice che le imprese stanno riaprendo le porte, che i flussi turistici sono in ripresa e che c’è bisogno di forza lavoro. Ma non basta creare posti di lavoro per parlare di sviluppo. Bisogna anche interrogarsi sulla qualità di questi impieghi, sulla loro durata, sulla dignità che sanno garantire. Un sistema che, nella sua forma più estrema, alimenta zone grigie e illegalità.

Il rischio, altrimenti, è quello di rimanere intrappolati in un modello economico che vive di picchi stagionali, senza riuscire mai davvero a costruire continuità. Un sistema che offre lavoro per tre o quattro mesi l’anno, spesso con contratti a termine, paghe basse e zero prospettive di crescita. Se la Sicilia vuole davvero crescere, deve interrogarsi su come garantire contratti regolari, stipendi giusti, orari sostenibili. Deve puntare non solo ad assumere di più, ma ad assumere meglio. Altrimenti, ogni stagione sarà un’occasione persa, per i lavoratori, per le imprese sane e per l’economia dell’intera regione.

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