Manca poco più di un mese alla terza edizione di “Lampedus’amore”, Premio giornalistico internazionale “Cristiana Matano”, dedicato alla giornalista mancata prematuramente l’8 luglio 2015, e organizzato dall’associazione “Occhiblu onlus”, fondata dal marito Filippo Mulè, anche lui giornalista, dalla figlia Marta, che ha scelto la strada del giornalismo, e dalla sorella Monica, giornalista di Raisport.
Nei giorni del terzo anniversario della scomparsa di Cristiana, Lampedusa, l’isola del cuore, dove Cristiana, campana ma siciliana d’adozione, ha scelto di riposare, diventerà ancora una volta il luogo simbolo in cui quest’anno per ben tre giorni, 8, 9 e 10 luglio, si concentreranno diversi momenti di riflessione sui temi dell’accoglienza, della multiculturalità, della solidarietà, dell’integrazione e dell’impegno sociale.
In attesa della conferenza stampa, come sempre prevista nella seconda metà di giugno, in cui verrà svelato il calendario completo, la nuova edizione prende corpo. Anche nel 2018 il Premio, suddiviso in 5 sezioni, è riservato ai giornalisti che attraverso i loro articoli – su carta stampata, tv, radio, agenzie o web – hanno raccontato i valori della solidarietà, della tolleranza e dell’integrazione sociale. Il bando per la partecipazione scadrà il prossimo 8 giugno: sono oltre trenta gli elaborati pervenuti finora, firmati da giornalisti di testate italiane e straniere (Inghilterra, Usa e Giappone).
L’apertura della manifestazione è affidata a “Lampedusa Way”, spettacolo teatrale (in collaborazione con il Teatro Biondo) interpretato da Maddalena Crippa e Graziano Piazza, terza parte della “Trilogia del naufragio” della regista Lina Prosa, incursione dolorosa nel dramma migratorio che racconta il viaggio di Mahama e Saif alla ricerca dei profughi Shauba e Mohamed.
C’è lo sport intrecciato all’impegno con l’arrivo a Lampedusa di Giorgio Minisini e Manila Flamini, coppia mista di nuoto sincronizzato, campione del mondo lo scorso anno in Ungheria, grazie a un urlo struggente, emozionante, pieno di dolore, “L’urlo di Lampedusa”. Nella loro prova i due atleti affrontano il tema dell’immigrazione, del dramma e delle difficoltà di chi cerca fortuna, di chi spera in una vita migliore, mettendo in scena la morte di lei che non resiste al viaggio e il conseguente urlo disperato del compagno, attraverso un flashback che ripercorre la storia di una grande passione, nata con la speranza di un approdo felice ma conclusa nel peggiore dei modi. Il Mediterraneo in una piscina.