Tanti sono i vuoti legislativi che ogni giorno i cittadini siciliani sono costretti ad affrontare quotidianamente e destano ancora più preoccupazione quando riguardano da vicino minori e futuro. Tra abbandono, dispersione scolastica, criminalità e povertà diffusa le periferie dislocate per l’Isola da sempre gridano aiuto, nel tentativo di rialzare la testa e trasformarsi da zavorre a punti di forza per le città.
Proprio la diffusione della cultura mafiosa e la salvaguardia dei minori è il fulcro del disegno di legge che mira all’introduzione di interventi regionali per la prevenzione e il contrasto alla criminalità organizzata. La misura, presentata dal presidente dell’Ars Gaetano Galvagno, attualmente è in VI commissione. L’iniziativa vede come fonte di ispirazione “Liberi di scegliere“. Il progetto, che ha la Calabria come sua terra natia e come mentore Roberto Di Bella, presidente del tribunale dei minorenni di Catania, prevede di liberare dalla mafia minori o mamme che lo richiedono pensando e realizzando programmi di reinserimento nella società in luoghi geografici distanti dal Comune di origine e dalle dinamiche mafiose familiari che appaiono a volte insuperabili.
Nel disegno di legge sono tanti i punti attenzionati: l’istituzione delle equipe multidisciplinari integrate (Emi), i rapporti con le organizzazioni di volontariato e le associazioni operanti nel settore dell’educazione alla legalità, interventi di prevenzione primaria e secondaria, la costituzione degli Osservatori regionali e locali per il monitoraggio della condizione minorile e per la pianificazione degli interventi e un focus specifico sulla dispersione scolastica, incentivando così centri di aggregazione, asili nido, materne e un sostegno scolastico e psicologico.
Tra chi segue molto da vicino la legge c’è anche Emiliano Abramo, presidente in Sicilia della Comunità di Sant’Egidio. “C’è un dialogo tra la società civile, l’associazionismo e le istituzioni in senso largo, dal governo regionale, che è il naturale interlocutore, alla conferenza dei vescovi fino alla magistratura. Al centro ci sono le periferie e i minori e soprattutto coloro che vogliono sottrarsi dalle dinamiche delinquenziali e mafiose. In queste dinamiche c’è un vuoto legislativo, che vuol dire condanna per tanti minori ma anche per tante mamme che ereditano la mafiosità solo perché nascono in un contesto mafioso o non riescono a liberarsi dalla violenza e dai rischi delle periferie. In Sicilia – aggiunge Abramo – ce ne sono tante, soprattutto in citta come Palermo, Catania e Messina. Questa legge offre degli strumenti in più, delle risposte concrete, libera da destini già scritti minori e bambini e lo fa con grande professionalità, come il mondo dell’equipe, che il presidente Di Bella ha sollecitato all’Asp di Catania e che relazionano sulla neuropsichiatria infantile e gli aspetti sociali. Tutto questo – conclude – crea una formula in salsa siciliana che ha già permesso di liberare diverse donne e diversi minori. Serve una dotazione economica da parte della Regione per favorire un numero maggiore di richiedenti e un’attenzione del Governo nazionale“.
Laddove la rete tra società e istituzioni si attiva, prevenire e contrastare i disagi delle periferie è possibile. Ne è un esempio la legge regionale 13 luglio 2021, n.16. La misura sul contrasto alla povertà, che vede proprio Abramo tra i principali fautori, fu pensata per fronteggiare le tre principali emergenze (alimentare, abitativa e socialità) e ha avuto sin dall’inizio l’impatto sperato.