I bambini di oggi hanno un concetto delle regole diverso da quello che c’era una volta perché sanno che possono permettersi le trasgressioni e non hanno paura delle conseguenze.
Molte mamme sono in difficoltà nel cercare di far eseguire semplici azioni quotidiane: fare i compiti, lavarsi, etc. Non riescono a impartire dei limiti che vengano rispettati. Essere genitori è davvero il mestiere più complicato. Basta pensare, per chi non lo è, quanto sia difficile gestire i rapporti interpersonali figurarsi un rapporto in cui si ha la responsabilità di tutto e si costruisce, mattoncino dopo mattoncino, l’identità di un bambino che impara, grazie alle figure significative, a essere nel mondo.
I bambini ribelli e disobbedienti ci sono sempre stati e non è del tutto negativo. Sono loro che hanno, spesso, la personalità per ottenere quello che vogliono, con un po’ di sano egoismo in più, rispetto ai bambini eccessivamente educati e accondiscendenti che, invece, soffriranno sempre per la mancanza di rispetto da parte degli altri. Ebbene sì, i ribelli sono più rispettati rispetto a quelli che fanno tutto quello che gli viene detto di fare senza “pipitare”. Ovviamente, non bisogna travisare le mie parole: i delinquenti non sono insubordinati rispettabili. I docenti universitari e i leader, in generale, possono essere stati “ingestibili” da bambini, perché si doveva fare come dicevano loro, erano coraggiosi, audaci e non avevano paura di essere puniti! Eppure, non hanno mai perso o sottovalutato la funzione normativa dei genitori, solo che erano disposti a correre dei rischi pur di vivere e, questo, alla fine, può essere positivo.
Ci sono bambini ribelli che credono in se stessi e bambini che, invece, pur non rispettando le regole, non hanno stima di sé. Come mai? Dare limiti e regole non deve mai significare schiacciare la personalità e i gusti dell’individuo, anche se giovane e incosciente.
Una regola, per essere seguita, deve essere fattibile e adeguata all’interlocutore, alla sua età, ai suoi bisogni e desideri; ben spiegata, con pro e contro se non si segue; essere formulata in modo che passi al bambino come un fatto positivo e costruttivo che lo aiuterà a essere un uomo migliore con se stesso e con gli altri. Bisogna, inoltre, insistere sul fatto che ci sono certamente delle cose che, essendo giovani, non comprendono nello stesso modo degli adulti, e, per questo, si capisce che è chiesta loro una grande pazienza e maggiore abilità nel cercare di capire il punto di vista dell’adulto e nel cercare di seguirlo, anche se non si capisce del tutto la ragione, solo fidandosi e affidandosi. Ecco cosa distingue il rapporto fra adulti e bambini: che i piccoli si devono, più che altro e prima di capire, rimettere nelle mani dei grandi, anche se rimane un loro sacro e santo diritto essere resi consapevoli dei perché sì e no. I bambini non si trattano da idioti o con eccessive espressioni onomatopeiche, a meno che non si scherzi e giochi.
Le regole servono per evitare pericoli o promuovere le caratteristiche della personalità. Se un bambino fa una richiesta utilizzando l’espressione scorretta, per esempio, chiedendo ancora patate, senza tatto e con il principio narcisistico implicito del “tutto dovuto”, ovvero: “Dammi altre patate!”, è giusto correggerlo ogni volta che chiede qualcosa, chiedendo di riformulare la frase, fino a quando, grazie al processo di apprendimento che, prima o poi, dà buoni frutti, finalmente, arriva a dire: “Per favore, potrei avere ancora della patate? Grazie, Mamma, molto buone!”.
Le regole, per essere rispettate, devono esserlo da tutti i membri della famiglia. “Non si mangia a bocca aperta!”, dice il padre al figlio, mentre si ingozza indecentemente! Si chiede, spesso, al bambino di rispettare il padre, il maestro, il poliziotto ma si è appena buttata una carta per terra, si è passato con il rosso, ci si è voltati male nei confronti del nonno, si parla male del maestro ad alta voce, e così via!
Le regole devono far parte della routine. Prima di mangiare o di toccare qualunque cosa ci si lava le mani. Ogni giorno, il genitore arriva a casa e, prima di tutto, si lava le mani e induce il figlio a fare altrettanto. Sono, pertanto, buone abitudine che, una volta acquisite e consolidate, non si riescono a trasgredire facilmente. Al contrario, spesso, si litiga con il partner, da adulti, perché non rispetta le stesse regole che sembrano così semplici e facili da seguire, solo perché ci si è abituati.
E, poi, c’è il gioco, che funziona sempre con i bambini! Seguivo una bambina di sei anni e mezzo a cui dovevo impartire regole di bon ton a tavola. Ricordo che gliele facevo di tutti i colori perché stesse composta a tavola ma c’è una cosa che la convinse ancora di più. Le dissi che eravamo due bellissime principesse. Prima di andare a tavola c’era tutto un rito: il rito del vestimento, del fare i capelli. La cucina era tenuta sempre rigorosamente in ordine perché il luogo ha la sua importanza. Così quando sedevamo al tavolo, proprio come due principesse, e ci servivano il pranzo, la bambina mi imitava ed era felice di sentirsi davvero tale. Il gioco era fatto, il mio compito svolto, una regola acquisita, le ali di una piccola donna pronte per il primo volo!