Nella lista delle spese che l’ex pm Antonio Ingroia si sarebbe fatto rimborsare indebitamente, quando era amministratore unico della società regionale Sicilia e Servizi, risulterebbero anche diversi pernottamenti a Villa Igiea, lussuoso hotel di Palermo.
I pernottamenti sarebbero arrivati a costare anche fino a 2.275 euro e le cene, in alcuni ristoranti come quello del noto chef Natale Giunta, fino a 120 euro.
Secondo gli inquirenti, gli unici rimborsi che gli sarebbero spettati erano quelli relativi ai trasporti mentre nessuna somma avrebbe dovuto percepire per vitto e alloggio.
All’ex magistrato, è stata contestata poi l’autoliquidazione indebita di un’indennità di risultato di 117 mila euro relativa all’anno 2013, quando aveva avuto il compito di liquidare Sicilia e Servizi.
Secondo la Procura, l’entità della indennità sarebbe sproporzionata rispetto ai risultati raggiunti. La materia è disciplinata da una normativa molto complicata, modificata nel 2008, che stabilisce che l’indennità debba essere liquidata se ci sono utili e comunque in misura non superiore al doppio dello stipendio annuo lordo del manager che era di 50mila euro.
La vecchia normativa inseriva tra i criteri per la quantificazione anche la ragionevolezza e la proporzione tra il quantum percepito e il risultato raggiunto.
Secondo i magistrati, nonostante la modifica legislativa, questi non sarebbero stati eliminati dalla nuova formulazione. Tesi, quella dell’accusa, che fa apparire esorbitante, rispetto agli utili fatti, la cifra liquidata all’ex pm.
In virtù dell’autoliquidazione infatti gli utili sono passati da 151 mila a 33 mila euro. Insomma nelle tasche di Ingroia sarebbe finito poco meno dell’80% del risultato conseguito dalla società grazie alla sua gestione.
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