Con il nuovo decreto attuativo, lo Stato rafforza il proprio intervento nelle Regioni inadempienti. Nel mirino c’è anche la Sicilia, segnalata da Agenas per criticità persistenti nella gestione delle liste d’attesa.
Il provvedimento, collegato al decreto-legge 73/2024 sulle “misure urgenti per la riduzione delle liste d’attesa”, disciplina le modalità e le procedure per l’esercizio dei poteri sostitutivi da parte del Ministero della Salute. Si tratta di una stretta rivolta a 13 Regioni che presentano ritardi cronici, disfunzioni organizzative e assenza di una governance efficace, tra cui proprio la Sicilia.
Cosa prevede il decreto
Il provvedimento , che si colloca nell’ambito della riforma dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), attribuisce, quindi, all’Organismo di verifica e controllo sull’assistenza sanitaria (SiVeAS), ora sotto diretta responsabilità del Ministero della Salute, la possibilità di intervenire in via sostitutiva nelle Regioni inadempienti.
Tra i punti salienti:
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in caso di mancata nomina del RUAS, l’Organismo può procedere alla nomina diretta;
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se si rilevano inadempienze rispetto agli obiettivi, la Regione ha 30 giorni per controdedurre e 60-90 per sanare;
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in assenza di risposta efficace, lo Stato può intervenire direttamente;
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l’intervento può essere supportato dai NAS e dalle strutture regionali, ma le spese sono a carico della Regione.
Caos Sicilia: oltre 200mila prestazioni sospese
Nell’Isola la situazione sembra esser fuori controllo. I numeri ufficiali non esistono o non vengono resi noti. Le stime ufficiose parlano di oltre 200mila prestazioni sanitarie in sospeso, ma si tratta di un dato per difetto. Il SovraCUP regionale, lo strumento che avrebbe dovuto dare visibilità sull’offerta reale, non funziona o funziona a singhiozzo.
Eppure, mentre per una visita pubblica si attendono mesi, in certi casi anche anni, la stessa prestazione in regime intramoenia è spesso disponibile in pochi giorni. Un paradosso che sfida la logica e mina la fiducia dei cittadini nel sistema sanitario pubblico.
Ma non è tutto. I pazienti raccontano disguidi grotteschi, con prenotazioni assegnate a reparti completamente estranei alla prestazione richiesta.
Alla base di tutto ciò, c’è l’assenza di interoperabilità tra i sistemi informatici delle Aziende sanitarie: in alcuni casi manca persino all’interno della stessa struttura o tra i diversi CUP aziendali. Il SovraCUP, quindi, che dovrebbe svolgere un ruolo di coordinamento centrale rimane, di fatto, cieco.
A questo si aggiunge l’adozione incompleta dei nuovi codici del nomenclatore correlato ai LEA (Livelli Essenziali di Assistenza), uno dei principali ostacoli che impedisce l’erogazione completa e tempestiva delle prestazioni sanitarie introdotte dal DPCM del 2017. In alcuni casi, la mancata armonizzazione tra vecchi e nuovi codici genera confusione nei sistemi CUP, portando persino alla possibilità di prenotazioni duplicate per la stessa prestazione, con conseguenti sprechi di risorse e allungamento artificiale delle liste d’attesa.
Nel frattempo, il nuovo piano nazionale prevede l’integrazione dei dati nella Piattaforma Nazionale delle Liste d’Attesa (PNLA), pensata per mostrare in tempo reale disponibilità, classi di priorità e, se necessario, attivare soluzioni alternative. Ma la piattaforma non è ancora operativa a pieno regime.
Schifani: “Chi non raggiunge gli obiettivi, va a casa”
Duro il monito del presidente della Regione, Renato Schifani, che ha puntato il dito nuovamente contro i vertici delle Aziende sanitarie: “All’assessore Faraoni ho chiesto di attuare le clausole previste nei contratti. Se i manager non raggiungono gli obiettivi sulle liste d’attesa, decadono”. Poi un esempio virtuoso: “All’Asp di Agrigento si è lavorato bene. Potrebbe essere un modello”. Il governatore ha anche annunciato un possibile intervento nella legge di variazione di bilancio per finanziare nuove misure: “Per stimolare l’efficienza del sistema sanitario”.
A difendere il lavoro in corso è l’assessore regionale alla Salute, Daniela Faraoni, la quale ha aggiunto che: “Lo scorso incontro con i manager è stata una riunione operativa. Stiamo monitorando costantemente le Aziende. Le liste devono essere ripulite da inappropriatezze e prestazioni non necessarie”. Poi l’ammonimento: “Roma non vuole dialogo da noi. Vuole risultati. E noi dobbiamo portarli”. Faraoni ha anche sottolineato che la sanità siciliana si sta rinnovando: “Dobbiamo costruire un modello organizzativo coerente con le misure del PNRR. Serve visione e responsabilità”.
Morale della storia? La Regione promette riforme. Il Governo intima i commissariamenti. I manager temono la decadenza. Ma intanto i cittadini continuano ad aspettare, o peggio, rinunciano a curarsi, come il 10,4% che ha deciso di abbandonare il percorso. In fila, senza risposte. Davanti a un sistema che, al momento, non sa nemmeno quanti pazienti ha in lista… o che non rende noti?