Fuori dal carcere per motivi di salute, in considerazione anche dell’emergenza Coronavirus. Ai domiciliari tre mafiosi, due di mafia e uno della ‘ndrangheta.
Si tratta di Francesco Bonura, 78 anni, considerato uno dei boss più influenti, di Pino Sansone, costruttore un tempo vicinissimo a Totò Riina, e Vincenzino Iannazzo, 65 anni, ritenuto esponente della ‘ndrangheta: sono usciti dal carcere in considerazione del loro stato di salute. Bonura, condannato definitivamente per associazione mafiosa a 23 anni, si trovava al 41bis.
La scarcerazione di Bonura e Iannazzo, secondo quanto riporta il settimanale L’Espresso, farebbe seguito a una circolare che il Dap, dipartimento per l’amministrazione penitenziaria, ha inviato lo scorso 21 marzo, in esecuzione del Decreto del presidente del consiglio Giuseppe Conte dell’8 marzo, a tutti i direttori di penitenziari italiani, per verificare i nomi di quei detenuti che soffrano di una serie di patologie (sono nove quelle elencate) che ne giustifichino la scarcerazione. Nel documento si invita «comunicare i nomi con solerzia all’autorità giudiziaria, per eventuali determinazioni di competenza».
Esce dal carcere di Voghera dove era detenuto per andare ai domiciliari anche il presunto mafioso dell’Uditore Pino Sansone, vicino di casa di Totò Riina, in quella famigerata via Bernini di Palermo, nella quale si trovava la villa in cui nel 1993 si nascondeva il capo dei capi della mafia. Anche Sansone, 69 anni, è stato mandato a casa per motivi di salute.
Tornando a Bonura, il giudice di sorveglianza del Tribunale di Milano ha concesso gli arresti in casa sostenendo i motivi di salute sottolineando “siffatta situazione facoltizza” il magistrato “a provvedere con urgenza al differimento dell’esecuzione pena”. Il giudice ha escluso il pericolo di fuga e, concedendo i domiciliari, ha disposto che “non potrà incontrare, senza alcuna ragione, pregiudicati” e inoltre, “lo autorizza” ad uscire da casa, ogni volta che occorrerà “per motivi di salute” e per “significative esigenze familiari”, che in pratica vuol dire ogni volta che vuole.
Il collaboratore di giustizia Tommaso Buscetta, ricorda L’Espresso, definiva Bonura “un mafioso ‘valoroso'”
sottolineando che il boss “è stato uno degli imputati del primo maxi processo a Cosa nostra dove è stato condannato e che successivamente si è avvicinato a Bernardo Provenzano”. Nelle scorse settimane, ricorda sempre L’Espresso, è stato posto agli arresti domiciliari dai giudici della corte d’assise di Catanzaro, Vincenzino Iannazzo, 65 anni, ritenuto un boss della ‘ndrangheta. Il suo stato di salute è stato giudicato incompatibile col carcere in considerazione dell’attuale emergenza epidemiologica. Iannazzo, detto “il moretto”, è indicato come il capo del clan di Lamezia Terme (a luglio 2018 condannato anche in appello a 14 anni 6 mesi) e adesso torna a
casa proprio nel cuore di Lamezia.
Fra i boss che per la stessa ragione potrebbero lasciare il carcere ci sono altri pericolosi capimafia condannati all’ergastolo: fra questi Salvatore Lo Piccolo, Pippo Calò, Nitto Santapaola, Benedetto Spera, Pippo Calò, Benedetto Capizzi, Antonino Cinà, Pasquale Condello, Raffaele Cutolo, Carmine Fasciani, Vincenzo Galatolo, Teresa Gallico, Raffaele Ganci, Tommaso Inzerillo, Salvatore Lo Piccolo, Piddu Madonia, Giuseppe Piromalli, Nino Rotolo.
Salvini: “Una vergogna nazionale, intervenga Mattarella”
“Una vergogna nazionale: Francesco Bonura, capomafia di Palermo, condannato a 23 anni, rinchiuso con il 41 bis, uomo di Provenzano è uscito perché rischiava di ammalarsi ed è a casa, ai domiciliari con la moglie. Prima di lui Vincenzo Iasannazzo, condannato per ndrangheta, ritenuto boss di Lamezia Terme. E potrebbe uscire, tra gli altri, anche Nitto Santapaola. E’ una vergogna”. Lo afferma il leader della Lega Matteo Salvini su Facebook.
“Un insulto alle vittime dei caduti della mafia. La pazienza è esaurita. Le tv non daranno queste notizie, ora reagiamo. Io non ci sto. Una vergogna che va fermata dentro e fuori il Parlamento”, ha aggiunto. “Mi auguro che il Colle intervenga: tra lesioni alla democrazia e Parlamento ignorato, ma soprattutto per la lotta alla mafia. Ricordo che il Presidente Mattarella l’ha pagata sulla sua pelle quella lotta. Non è possibile che escano i mafiosi”.
Il legale di Bonura: “Scarcerato per motivi di salute, non per il coronavirus”
Una scarcerazione legata a gravi motivi di salute e non all’emergenza coronavirus. E’ quanto sostiene l’avvocato Giovanni Di Benedetto, legale del boss
Francesco Bonura, sulla decisione del tribunale di sorveglianza di Milano.
“Ho letto e sentito sulla vicenda Bonura affermazioni improprie e strumentali che obliterano il caso concreto – dice l’avvocato Di benedetto -. A fronte di una condanna pari a 18 anni e 8 mesi a Bonura restano da scontare, considerati i maturandi giorni di liberazione anticipata, meno di 9 mesi di carcere. Nel contesto della lunga carcerazione il Bonura ha subito un cancro al colon, è stato operato in urgenza e sottoposto a cicli di chemioterapia; di recente i marker tumorali avevano registrato una allarmante impennata. Se a tutto ciò si aggiunge, come si deve, l’età (Bonura ha 78 anni) ed i rischi a cui lo stesso, vieppiù a Milano, era esposto per il Coronavirus risulta palese la sussistenza di tutti i presupposti per la concessione de differimento della pena nelle forme della detenzione domiciliare in ossequio ai noti principi, di sponda anche comunitaria, sull’umanità che deve sottostare ad ogni trattamento carcerario”.
“Del tutto errato è altresì il riferimento al recente decreto ‘Cura Italia’ – conclude il legale – che non si applica al caso di specie e che non ha nulla a che vedere con il differimento pena disposto per comprovate ragioni di salute e sulla base della previgente normativa. Ogni vicenda va affrontata nel suo particolare altrimenti si rischia di scadere in perniciose e inopportune generalizzazioni che alterano la realtà”.
I legali di Sansone: “Non è al 41 bis, è ancora in attesa di giudizio”
Gli avvocati Giovanni Rizzuti e Marco Giunta, difensori di Pino Sansone, ammesso al regime degli arresti domiciliari dal Tribunale del Riesame di Palermo, precisano che “recenti notizie di stampa ed interventi ad opera di esponenti politici generano grande confusione ed allarmismo accostando la posizione del nostro assistito a vicende riguardanti altri casi. Appare opportuno porre in evidenza che il signor Sansone si trova in attesa di giudizio e, come tale, risulta assistito dalla presunzione di non colpevolezza“.
“Lo stesso non si trovava al regime penitenziario speciale di cui all’articolo 41 bis e nei suoi confronti – proseguono – non è stata mai anche soltanto ipotizzata una partecipazione al sodalizio mafioso aggravata dal ruolo di capo o promotore. Sansone, quasi settantenne ed affetto da patologie, in assenza, quindi, di esigenze cautelari di eccezionale rilevanza, avrebbe dovuto per legge essere ammesso agli arresti domiciliari, al pari di altri suoi coindagati in posizioni analoghe”, concludono.