La deputata di Italia Viva Giusy Occhionero non si è presentata in procura davanti ai magistrati che l’avevano convocata per un interrogatorio dopo averla iscritta nel registro degli indagati con l’accusa di falso documentale. Occhionero ha chiesto un rinvio adducendo impegni parlamentari. L’inchiesta coinvolge anche il boss Accursio Dimino e il Radicale Antonello Nicosia accusati entrambi di associazione mafiosa. Nicosia risponde anche di concorso in falso con Occhionero. La donna lo fece entrare per tre volte nelle carceri siciliane spacciandolo per suo collaboratore nonostante solo settimane dopo il rapporto professionale tra i due fu formalizzato.
L’esponente Radicale definiva il boss Matteo Messina Denaro “il nostro Primo ministro”. Non sapendo di essere intercettato, Antonello Nicosia, l’esponente Radicale fermato per associazione mafiosa, parlava della Primula rossa di Cosa nostra come del suo premier. Al telefono discuteva animatamente del padrino di Castelvetrano. E invitava il suo interlocutore parlare con cautela di Messina Denaro. “Non devi parlare a matula (a vanvera, ndr)”, diceva. Secondo la Procura di Palermo Antonello Nicosia avrebbe fatto da tramite tra capimafia, alcuni dei quali al 41 bis, e i clan, portando all’esterno messaggi e anche ordini. Nicosia ha accompagnato la deputata Pina Occhionero (ex “Liberi e Uguali” e di recente passata a “Italia Viva” che risulta estranea alla vicenda) in alcune ispezioni all’interno delle carceri siciliane: durante quelle visite i boss avrebbero affidato all’assistente della parlamentare dei messaggi da recapitare all’esterno. La Procura di Palermo nell’operazione Passepartout ha fermato 5 persone accusate a vario titolo di associazione mafiosa e favoreggiamento. In carcere, tra gli altri, è finito, appunto, il capomafia di Sciacca Accursio Dimino.