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Mafia, sequestro da 12 milioni a un imprenditore del Trapanese | VIDEO

martedì 3 Agosto 2021

La Direzione Investigativa Antimafia ha eseguito un decreto di sequestro emesso del Tribunale di Trapani su proposta del Direttore della D.I.A, nei confronti di Francesco Isca, imprenditore di Vita (TP) attivo nel settore dei lavori edili e della produzione e commercializzazione di calcestruzzo, attualmente agli arresti domiciliari a seguito dell’operazione “Phimes” del 2020.

Il sequestro ha interessato 6 società operanti nel settore edile, produzione di calcestruzzo, noleggio di macchine ed attrezzature per lavori edili e quella che gestisce l’intera area parcheggio e servizi, posti nella nota localita’ turistica del Parco Archeologico di Segesta, 17 rapporti bancari, 128 beni tra immobili e terreni e 27 automezzi per un valore complessivo stimato di oltre 12 milioni di euro-

Dalle indagini – si legge in una nota – era emersa l’esistenza di un patto corruttivo con un ispettore della Polizia Municipale di Calatafimi-Segesta che utilizzava indebitamente gli strumenti in suo possesso per agevolare l’attivita’ economica e incentivare gli introiti delle societa’ riconducibili all’imprenditore.

Inoltre la pericolosita’ sociale di Isca emerge dal legame con Leonardo Crimi, capoclan dell’omonima famiglia mafiosa, dal quale risulta che l’imprenditore abbia ottenuto sia le (br)risorse finanziarie per avviare ed alimentare le proprie aziende che la “copertura” mafiosa per espandersi sul mercato, imponendosi nei lucrosi affari legati alla realizzazione delle grandi opere pubbliche a danno delle imprese concorrenti alterando il corretto funzionamento del libero mercato e violando le regole della leale concorrenza.

L’organizzazione ha, dal canto suo, ricavato una serie di vantaggi, accrescendo la propria capacita’ di penetrazione e controllo delle attivita’ economiche nel territorio di riferimento,(br) ottenendo non solo denaro ma anche possibilita’ di lavoro per imprese e persone appartenenti all’organizzazione criminale. Inoltre – sempre secondo la DIA – , piu’ collaboratori di giustizia hanno riconosciuto Isca quale portatore degli interessi delle cosche mafiose siciliane nel contesto criminale dei piccoli centri rurali di Calatafimi (TP), Vita (TP) e Salemi (TP).

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