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L'anniversario

Mafia, trentatré anni dall’omicidio di Libero Grassi: il ricordo

giovedì 29 Agosto 2024
Libero Grassi

Il 29 agosto 1991 a Palermo la mafia uccideva Libero Grassi, imprenditore che si era ribellato al ricatto del pizzo e all’omertà. Sono trascorsi 33 anni e Libero Grassi resta un simbolo della lotta al racket. La sua morte ha segnato l’avvio di una nuova stagione di lotta alla mafia, colpendo al cuore quella società civile che fino ad allora non era ancora riuscita a fare concretamente i conti con le estorsioni: il ricordo di Libero Grassi è ancora vivo nel cuore e nella mente di Palermo, il suo testimone è stato raccolto da tantissime associazioni e trasmesso alle generazioni successive dall’attività incessante della moglie Pina e dei figli Alice e Davide.
A celebrarne la memoria in via Alfieri, nel luogo e nell’orario esatto (7:45) in cui 33 anni fa il proprietario dell’azienda tessile Sigma venne assassinato, gli assessori comunali Maurizio Carta e Pietro Alongi, l’assessore regionale ai Beni culturali Francesco Scarpinato, il presidente del Consiglio comunale di Palermo Giulio Tantillo, il presidente della Commissione regionale antimafia Antonello Cracolici, il prefetto di Palermo Massimo Mariani, il presidente della Corte d’Appello di Palermo Matteo Frasca, l’ex presidente del Senato Pietro Grasso, i rappresentanti delle forze dell’Ordine e i familiari di Grassi.
La mattina del 29 agosto 1991 l’imprenditore venne raggiunto da quattro colpi di pistola poco dopo essere uscito di casa: a sparare fu Salvino Madonia, killer di Cosa nostra poi condannato all’ergastolo.

E come ogni anno i figli Davide e Alice Grassi insieme al nipote Alfredo in via Alfieri hanno incollato alla parete il manifesto e verniciato di rosso il luogo dove è stato trovato l’imprenditore morto. “Le persone che sono qua questa mattina ricordano mio nonno Libero Grassi, il resto della città difficile dirlo – dice il nipote Alfredo Chiodi – Penso che sia responsabilità di chi conserva questa memoria avvicinarsi al resto della società. Per questo io quando posso vado nelle scuole a raccontare chi era mio nonno e qual è stato il suo impegno“.

L’imprenditore venne ucciso alle 7.30 mentre come tutte le mattina si recava al lavoro nell’azienda tessile Sigma. A gennaio del 1991 aveva scritto una lettera aperta, pubblicata dal Giornale di Sicilia, al suo “ignoto estorsore” per chiedergli di “risparmiare telefonate dal tono minaccioso e le spese per l’acquisto di micce, bombe e proiettili, in quanto non siamo disponibili a dare contributi e ci siamo messi sotto la protezione della polizia“. Libero Grassi in questa sua battaglia era stato lasciato solo soprattutto dagli imprenditori. Nel manifesto affisso ogni anno dai figli si legge: “Il 29 agosto 1991 qui è stato assassinato Libero Grassi, imprenditore, uomo coraggioso, ucciso dalla mafia, dall’omertà dell’associazione degli industriali, dall’indifferenza dei partiti, dall’assenza dello Stato“. “Ogni anno conto i buoni di questa città e che vengono e continuano a venire, vedo tanti amici e mi fa piacere – dice Alice Grassi – Io ogni giorno ricordo il dolore di questa vicenda“.

I politici

Ignazio La Russa

Il Presidente del Senato Ignazio La Russa scrive sui social: “Desidero onorare la determinazione e il coraggio di un uomo che ebbe la forza di opporsi al pizzo. Libero Grassi rimane, oggi come allora, un simbolo indelebile nella lotta contro la mafia e il terribile racket delle estorsioni. Il suo sacrificio non deve essere dimenticato. Alla sua famiglia e a tutte le vittime di estorsioni e usura, esprimo la vicinanza mia e del Senato della Repubblica”.

“Ai suoi figli, e a tutti i familiari, oggi rinnoviamo la nostra vicinanza e il nostro cordoglio. Grassi è stato e sarà sempre un simbolo di coraggio, di alto senso etico, di integrità, ha combattuto per la piena dignità della sana imprenditoria. Il suo messaggio è di costante esempio, per le attuali e per le future generazioni“, dichiara il Presidente della Camera dei deputati, Lorenzo Fontana.
renato-schifani
Con profonda commozione e rispetto, oggi ricordiamo il sacrificio di Libero Grassi, che 33 anni fa ha avuto il coraggio di dire ‘no’ al racket della mafia, difendendo la propria dignità e quella degli imprenditori siciliani. La sua ribellione contro il pizzo, purtroppo solitaria all’epoca, fu un atto di straordinario coraggio che ancora oggi rappresenta un faro nel cammino verso la legalità. La sua morte non è stata vana perché quell’uccisione ha iniziato a scuotere le coscienze, dando avvio a un lungo percorso di rinnovamento nella lotta contro la criminalità organizzata. Le istituzioni hanno il dovere di continuare a sostenere chi, con azioni concrete e un impegno quotidiano per la giustizia e la libertà, si oppone al sopruso e all’illegalità. La memoria di Grassi vive nelle nostre azioni e nelle nostre scelte, affinché la Sicilia possa finalmente essere libera da ogni forma di oppressione mafiosa“, dichiara il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani.

 

Roberto Lagalla

Anche il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla, ricorda il coraggio di Grassi. “L’azione di ribellione contro l’influenza della mafia e il suo “no” al racket, 33 anni fa, rappresentavano il coraggio solitario di un uomo libero da qualsiasi condizionamento. Quell’azione, però, continua oggi a smuovere le coscienze. Ecco perché il ricordo di Libero Grassi resterà per sempre ed è doveroso fare memoria e tenere vivo il suo esempio che ancora oggi rappresenta un percorso virtuoso di contrasto alla criminalità organizzata e verso una legalità fatta di gesti concreti. Un esempio per tutti gli imprenditori come Libero Grassi e per tutti i cittadini onesti che ha ispirato la nascita di associazioni antiracket che a Palermo, come nel resto del Paese, portano avanti un’attività fondamentale al fianco delle istituzioni e, soprattutto, di coloro che vogliono liberarsi dai soprusi di Cosa nostra“. Lo ha dichiarato il sindaco Roberto Lagalla.

Il racket è ancora attivo e in alcuni casi è una forma di controllo del territorio da parte delle famiglie mafiose: il pericolo più incombente è l’assuefazione all’idea che si debba convivere con tutto ciò“. Lo sottolinea il presidente della Commissione regionale Antimafia Antonello Cracolici. “Registriamo sempre più attività imprenditoriali promosse dagli estortori stessi e imprese che si rivolgono alle famiglie mafiose per entrare nel loro sistema di protezione – aggiunge Cracolici – In questo modo si rischia non solo che la mafia continui a esercitare il controllo del territorio, ma anche che le attività economiche possano sentirsi rassicurate dall’idea di essere loro stesse a cercare una protezione che si realizza non solo con l’estorsione di denaro e con l’obbligo di garantire servizi alle associazioni mafiose. Abbiamo sempre più elementi per dire che oggi Cosa nostra e le sue imprese rilasciano perfino la fattura“.

Dopo l’emozione dell’opinione pubblica per i fatti di sangue dei primi anni ’90 si è entrati in una situazione di stasi, della quale fanno parte non solo le organizzazioni criminali ma anche quel sistema di relazioni della borghesia mafiosa che in qualche modo prova a riconquistare terreno nell’illecito e nell’opacità: la via maestra è tenere alta la vigilanza e contrastare Cosa nostra con gli strumenti legislativi a disposizione, così da sottrarle la reputazione di cui ancora gode nei nostri territori. Sarebbe una forma di egemonia da parte di chi esercita un principio di convivenza civile contro chi invece prova a deviare la società siciliana con forme più o meno subdole per trasmettere l’idea che la mafia sia invincibile“, conclude.

Raoul Russo

Libero Grassi lo aveva scritto, lo aveva detto, lo aveva urlato idealmente ai quattro venti: ‘Diremo di no’. Dire di no alle richieste di pizzo, dire di no alle connivenze e compiacenze con Cosa nostra, dire di no all’abiura della propria coscienza civile. Un ‘dire di no’ che gli è costata la vita e che oggi rimane come insegnamento fortissimo nei confronti delle giovani generazioni: ‘dire di no’ come atto di ribellione a un sistema economico sulfureo fondato sulla paura, sull’abiura della propria dignità, sulla negazione delle leggi. Un sistema nefando rappresentato da quell’Antistato che lo Stato ha combattuto e combatte, grazie anche a uomini dal forte dettato morale come Libero Grassi. Dignità, senso dell’etica civile e della libera imprenditoria, volontà di non genuflettersi per poi assoggettarsi, queste sono in estrema sintesi le qualità inalienabili di Libero Grassi: imprenditore, uomo libero nella sua coscienza prima ancora che nel suo nome di battesimo. Questo è ciò che dovremo sempre ricordare e trasmettere ai nostri figli, nella memoria imperitura di chi ha ‘detto di no’ e non ha abbassato la testa”. Lo ha dichiarato il senatore Raoul Russo, membro della Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere.

Matteo Piantedosi

Il ministro Matteo Piantedosi, lo ricorda in un comunicato. “Trentatré anni fa Libero Grassi fu barbaramente ucciso dalla mafia. Colpirono l’uomo, nel vano tentativo di sconfiggere quel movimento di resistenza morale e culturale che tra i suoi protagonisti aveva proprio l’imprenditore siciliano e il suo fermo rifiuto di sottomettersi alle logiche della criminalità organizzata. Non riuscirono però a scalfire la forza del suo straordinario esempio che, ancor oggi, continua a ispirare il coraggio e le azioni di chi combatte a viso aperto ogni forma di violenza e prevaricazione“.

Onorare la memoria di Libero Grassi e l’eredità che ci ha lasciato significa non solo ricordare la sua battaglia contro la mafia, ma farla nostra, trasmetterla alle nuove generazioni e combatterla ogni giorno, insieme cittadini e Istituzioni, per riaffermare i valori di legalità e giustizia“, conclude Piantedosi.

“Ha rappresentato il volto migliore della nostra Sicilia. Un imprenditore che, opponendosi con fermezza al pizzo, ha pagato con la vita la sua determinazione a difendere la libertà e la dignità del lavoro. Libero Grassi è stato un esempio luminoso di integrità morale e civile, che ancora oggi deve ispirare tutti noi, specialmente chi opera nel mondo dell’economia e delle attività produttive. Le imprese siciliane sono oggi il frutto del coraggio, della determinazione e della passione di una terra che ha scelto di non piegarsi al ricatto mafioso. Il sacrificio di Libero Grassi ci ricorda quanto sia importante costruire un’economia libera e legale, che possa esprimere al meglio le potenzialità della nostra Sicilia. Le nostre imprese sono il cuore pulsante dell’isola e la loro crescita deve essere accompagnata da un impegno costante nella lotta contro ogni forma di sopruso e illegalità”, dichiara l’assessore regionale alle Attività Produttive, Edy Tamajo.

 

Cna Sicilia: “Libero Grassi ha infranto coltre di omertà mafiosa”

Nello Battiato

“Libero Grassi ha infranto la coltre di omertà mafiosa che avvolgeva il sistema economico ed istituzionale. Se oggi esiste un sistema antiracket lo dobbiamo soprattutto a lui”. Lo dice Nello Battiato, presidente della Cna Sicilia, ricordando l’imprenditore, ucciso dalla mafia il 29 agosto del 1991, per aver denunciato il racket delle estorsioni.

“Grazie alle sue denunceaggiungee alla sua azione di sensibilizzazione molti imprenditori hanno trovato il coraggio di denunciare e di fare rete. In questi ultimi decenni molto è cambiato, ma i suoi insegnamenti sono ancora validi. Per combattere le mafie è necessario agire di squadra, imprese, istituzioni e cittadini, ognuno facendo la propria parte”.

 

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