Il vertice di maggioranza voluto ieri dal governatore siciliano Renato Schifani non si è ancora concluso. Oggi i capigruppo si incontreranno ancora una volta, a partire dalle 17:30 a Palazzo dei Normanni, nella stanza del presidente della Regione.
Questa volta, però, non ci sarà Schifani a coordinare l’appuntamento, bensì il suo fedelissimo assessore all’Economia Alessandro Dagnino avrà il compito di condurre gli incontri bilaterali con i rappresentati di tutti i gruppi parlamentari a Sala d’Ercole, compresa dunque l’opposizione.
Ciascun partito porterà le proprie richieste su argomenti di interesse regionale da inserire nel maxiemendamento del governo regionale alla variazione di bilancio dal valore complessivo di oltre 100 milioni di euro, di cui 80 milioni messi a disposizione dei partiti, ma con una novità non molto soddisfacente per i deputati del centrodestra. Le risorse, secondo le direttive di Schifani, vanno divise al 50% tra maggioranza e opposizione. Ed è a questo punto che scattano i malumori dei singoli parlamentari di maggioranza che non accettano l’idea di essere considerati alla stregua dei colleghi di minoranza, che rivendicano qualcosa in più della metà delle somme.
Nelle prossime ore non mancheranno nuovi sviluppi e colpi di scena, le divergenze sono alle porte e sarà difficile farle svanire nel nulla, qualora non si dovesse risolvere il malcontento. Qualcuno è già pronto per le barricate in aula.
Tuttavia, non si tratta di uno sgarbo da parte del governatore dell’Isola alla sua maggioranza, bensì di una scelta ponderata, pur non condivisa dagli alleati, che sancisce un accordo ben preciso sulla distribuzione delle somme voluto dal governo regionale per trovare la quadra sull’approvazione della “manovrina”, propedeutica all’approvazione del ddl di Stabilità per il 2025. La bozza, infatti, dovrebbe essere approvata in giunta nella giornata di oggi o al massimo domani per dare possibilità all’Assemblea di chiudere tutto entro il 23 dicembre, come da road map decisa nell’ultima conferenza dei capigruppo alla presenza del presidente dell’Ars Gaetano Galvagno.
Ma andiamo al sodo. Cosa prevede il maxi emendamento? E’ certo che il governo Schifani garantirà il reddito di povertà, con uno stanziamento di 30 milioni di euro per applicare la misura di sostegno: 5 mila euro a famiglia, salve modifiche in aula, che presenti un reddito Isee per le fasce meno abbienti stabilito a livello nazionale.
Poi, saranno garantiti gli interventi per rimpinguare i capitoli di spesa per i trasferimenti di risorse – che ammontano a più di 10 milioni di euro, ai Comuni e ai Liberi consorzi per sostenere l’assistenza all’autonomia e alla comunicazione degli studenti con disabilità, Asacom. Provvedimenti sociali voluti dalla Dc e sostenuti dallo stesso Schifani.
Nel maxiemendamento sarà, inoltre, riproposto il testo originario dell’articolo 24 sul prestito d’onore agli studenti universitari stravolto il commissione Bilancio durante la discussione della manovrina, su proposta della Commissione Formazione e dietro la regia dell’assessore Turano, scatenando l’ira del presidente Schifani.
Gli emendamenti hanno di fatto snaturato l’idea del progetto sul microcredito. Tornare al vecchio testo è stata una scelta del presidente recepita ieri durante il vertice di maggioranza.
L’accordo alla fine condiviso dai vertici di partito sarà rispettato dai membri dei gruppi parlamentari? Tutto potrebbe cambiare nel corso della giornata.