La visione strategica e le misure di politica economica nel Mar Mediterraneo vanno riviste per superare la grave crisi che strangola il settore. A cominciare dalla gestione dell’attività di pesca che necessita di un nuovo approccio, da parte delle istituzioni comunitarie, che guardi a misure di riequilibrio delle regole di concorrenza tra le marinerie europee e quelle extracomunitarie che operano nel Mediterraneo.
E’ un processo politico, istituzionale e amministrativo irreversibile per garantire l’economicità dell’attività di pesca esercitata dalle imprese di pesca europee.
A riferirlo Nicola De Felice, Ammiraglio di divisione (ora della riserva), a margine di un incontro interessante e pieno di spunti con i rappresentanti delle imprese di pesca aderenti all’Associazione Federpesca di Mazara del Vallo, guidata in Sicilia da Santino Adamo. Presenti anche il parlamentare regionale Sergio Tancredi ed il Segretario Ugl Sicilia, Giuseppe Messina, mazarese, esperto di diritto del mare e da sempre impegnato sindacalmente per sostenere le ragioni del settore e dei pescatori siciliani in quella che negli anni settanta e ottanta dello scorso secolo è stata la marineria più importante dell’Europa con oltre 470 pescherecci registrati presso la locale Capitaneria di Porto e che oggi vive la peggiore crisi economico-produttiva dal dopoguerra.
“Ho ascoltato con attenzione le criticità rappresentate da ciascun armatore – racconta De Felice – e raccolto lo spirito battagliero e l’orgoglio espressi dal viso di ciascun marittimo presente, fiero di esercitare una professione tra le più antiche, difficile e usuranti ma che è unica nel suo genere; comprendendo che per poter sopravvivere anche il proprietario del peschereccio è imbarcato tutto l’anno. Dal racconto vissuto, risalta con grande contraddizione la politica restrittiva adottata dall’Unione Europea negli ultimi trent’anni – chiarisce – che ha ridotto, con gli incentivi alle demolizioni dei natanti da pesca, a meno di un quarto il bacino peschereccio produttivo di Mazara del Vallo, finendo col favorire la crescita delle flotte concorrenti del Magreb e dell’Asia minore, oggi realtà importanti che sfruttano il Mediterraneo attraverso l’attività di cattura che non ha limiti o misure restrittive a differenza delle imprese di pesca comunitarie, vanificando gli effetti dei limiti posti dall’UE perché lo sforzo di pesca non si è ridotto. Dato che la dimensione della maglia da pesca, il costo del carburante, il divieto di pesca in alcuni areali, il numero massimo di giornate di pesca all’anno, la misura restrittiva del periodo di fermo di pesca, alcune delle misure restrittive dirette solo ai pescatori e imprenditori comunitari, hanno danneggiato il tessuto imprenditoriali siciliano e nazionale – rilancia l’Ammiraglio De Felice – sono pronto a portare le battaglie della marineria mazarese, siciliana e nazionale, nei luoghi istituzionali dove si decide sia a Roma che a Bruxelles perché le imprese di pesca ed i pescatori non possono più essere abbandonati a se stessi ed in balìa di una tecnocrazia che ha fallito l’obiettivo di ridurre lo sforzo di pesca nel Mediterraneo bruciando miliardi di euro dei contribuenti europei”.