Il Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell’interno, ha deliberato lo scioglimento del Consiglio comunale di Misterbianco (Catania). La decisione in seguito ad accertati condizionamenti da parte delle locali organizzazioni criminali. L’amministrazione dell’ente è stata affidata a una commissione di gestione straordinaria.
Contrario al provvedimento il sindaco di Misterbianco Nino Di Guardo, del Partito democratico, che si dice indignato: “Con quest’atto incomprensibile le autorità statali umiliano e – afferma Di Guardo – mortificano uno dei più virtuosi comuni siciliani, esempio di legalità e buongoverno. Non conosco ancora i contenuti della relazione con la quale il prefetto di Catania ha avanzato la proposta di sciogliere il Consiglio comunale per infiltrazioni mafiose. Credo, però che il prefetto, nel suo agire, sia incorso in un clamoroso abbaglio”.
“Dico questo perchè, sotto la mia sindacatura, nessuna azione amministrativa è stata condizionata da forze esterne e nessuna cosca mafiosa ha messo piede o ha trovato accoglienza o connivenza nel mio comune. Il decreto di scioglimento del Consiglio mi appare perciò come un’insopportabile provocazione, uno scandalo che grida giustizia, al quale reagiremo con assoluta determinazione per tutelare il buon nome e la dignità di una comunità ferita e oltraggiata ingiustamente. Oggi è un triste giorno per Misterbianco. Paradossalmente, lo scioglimento del Consiglio di Misterbianco per infiltrazioni mafiose obbedisce alla logica del potere mafioso. Si è voluta spegnere una voce istituzionale che inflessibilmente si e’ levata contro la mafia e il malaffare. Ne godranno certamente alcuni squallidi personaggi politici e qualche potentato economico avvezzo alla corruzione – continua il sindaco – Ma non si illudano. Noi, in ogni caso, non demorderemo e continueremo, come sempre, la nostra battaglia per una Misterbianco civile, progressista e libera”.
La realtà sottolineata dal sindaco, però, stride con quanto accertato dagli inquirenti, le cui indagini hanno portato all’arresto del vicesindaco Carmelo Santapaola, per intestazione fittizia di beni perché coinvolto in un‘inchiesta sulle scommesse online gestite dai cugini. Per l’accusa, il vicesindaco sarebbe stato titolare di fatto, assieme ai fratelli Carmelo e Vincenzo Placenti, indicati al vertice del gruppo legato a Cosa nostra, di un locale, l’Orso Bianco Caffè, finito sotto sequestro.