Monreale, cattedrale stracolma e due piazze gremite per i funerali dei tre ragazzi uccisi
Redazione
venerdì 2 Maggio 2025
Due piazze gremite, parenti e amici nel Duomo di Monreale hanno accolto le salme di Salvatore Turdo, Massimo Pirozzo e Andrea Miceli, i tre giovani uccisi nella sparatoria avvenuta dopo la mezzanotte di sabato scorso.
Nonostante la presenza di migliaia di persone – almeno un centinaio è rimasto fuori dalla cattedrale – il silenzio accompagna l’inizio della funzione celebrata dall’arcivescovo di Monreale, Gualtiero Isacchi.
Un lungo applauso accoglie le tre bare bianche non appena arrivate in piazza a Monreale. Per seguire la cerimonia sono stati allestiti due maxi schermi nelle due piazze per consentire alla folla dietro le transenne di assistere alla funzione. Dentro il Duomo un silenzio carico di dolore ha accompagnato la celebrazione.
Centinaia di amici dei ragazzi hanno indossato magliette bianche con le foto delle tre vittime. I componenti della confraternita del Santissimo Crocifisso a cui aderivano i cugini Alessandro Turdo e Andrea Miceli erano vestiti tutti di bianco.
All’uscita dalla chiesa delle tre bare colombe e palloncini bianchi, azzurri, rossi, verdi sono stati liberati in cielo e la gente ha applaudito.
Poi un lungo corteo ha attraversato le vie di Monreale fino al cimitero dove le salme sono state seppellite. Tutta la funzione funebre fino al cimitero è stata seguita in silenzio da tantissime persone che si sono strette al dolore dei familiari.
Alla fine della messa i familiari delle vittime hanno preso la parola: “Come si può perdonare una cosa del genere? Voglio ricordare mio fratello pieno di energie, in esplosione di vita, aveva tanti progetti”.
“Chiedo alle istituzioni di prendere provvedimenti – ha detto il fratello di Pirozzo -. Non abbiamo sentito la vicinanza di chi ci comanda dall’alto. Come se questo fosse normale. Sulla giustizia, non ho fiducia nello Stato e non so come andremo avanti“.
È stata poi la volta della cognata di Andrea Miceli. “Mi rivolgo ai giovani – ha detto -. Pensate all’importanza della vita e se vi stanno rubando qualcosa, scappate. Alle Istituzioni dico che non è possibile che non non vi fosse una sola pattuglia quella notte in strada“. Ha preso la parola anche la mamma di Pirozzo: “Massimo era bello come il sole. Buono e felice. Grazie per tutto quello che mi avete dato“.
Alberto Arcidiacono
Per il sindaco di Monreale Arcidiacono, “Vanno via sempre i migliori. Forse erano angeli e saranno loro a indicarci la strada per superare questo momento. Monreale non è in ginocchio per paura, ma per commemorare questi ragazzi e il coraggio che hanno avuto”.
Non sono stati ammazzati, si sono sacrificati, perché quella sera poteva andare molto peggio. Grazie a loro avremo nuovamente la possibilità di tornare a respirare la libertà“, conclude il sindaco.
Intanto, su uno striscione appeso al balcone, vicino al Duomo, qualcuno ha scritto: “Basta con Gomorra e Mare Fuori, Qui si muore davvero“.
La lettera aperta degli arcivescovi di Monreale e Palermo
Gualtiero Isacchi
“Non servono “capri espiatori” per uscire dalla spirale di violenza della quale è simbolo la strage di Monreale. In questo periodo, in cui la Chiesa celebra la Pasqua è nostro primo, irrinunciabile dovere quello di star vicini alle famiglie degli uccisi, dei feriti, per dare il massimo di consolazione e di sostegno concreto. Dobbiamo essere vicini anche agli smarriti, ai giovani assassini, perché nella consapevolezza dell’atroce follia che hanno commesso ricomincino a rinascere come umani”. Lo scrivono in una lettera aperta gli arcivescovi di Monreale e di Palermo monsignor Gualtiero Isacchi e monsignor Corrado Lorefice in merito alla sparatoria di Monreale durante la quale sono stati uccisi tre giovani.
“E dobbiamo assieme, senza accuse e invettive, ma con umiltà, cercare quale terreno ha fatto crescere e germogliare questi semi di morte. Analisi spietate, alla ricerca non delle colpe altrui, non di capri espiatori, ma dei significati legati al dovere di sentirsi responsabili di fronte a questa tragedia”aggiungono.
Corrado Lorefice
“Le nostre città non si sono arrese neanche di fronte alle morti atroci di Falcone e di Borsellino e dei tanti altri e altre uccisi dalla mafia. Anche di fronte alle morti generate dalla violenza sociale – altra faccia della stessa medaglia – non possiamo arrenderci – proseguono i due alti prelati – Ripartiamo come dice il Papa: avviamo processi. Apriamo strade. L’educatore – dicevano i greci – è colui che inventa strade. Non colui che ripete sempre le stesse strade e le stesse frasi. Forse dobbiamo ripartire dal formarci noi adulti, noi educatori interrogandoci su cosa dobbiamo cambiare nel nostro rapporto con i giovani. Essere interessati ai giovani: guardarli e ascoltarli con interesse. Chiediamo questi doni a don Pino Puglisi. Lui, autentico educatore, ci può insegnare le strade che raggiungano il cuore dei giovani”.
L’ultimo omaggio della squadra di Andrea Miceli
Ultimo omaggio degli amici e dei compagni della squadra di calcio, la “Real Pioppo”, ad Andrea Miceli, una delle vittime della strage di Monreale. La bara bianca dopo i funerali è stata portata nello stadio Conca d’oro di Monreale e sistemata vicino alla porta con sopra la maglietta del bomber e la bandiera della squadra.
Nello stadio è partita un’azione fin quando la palla è arrivata a un giocatore che l’ha fatta rimbalzare sulla bara e poi è finita in rete. L’ultimo gol di Andrea Miceli.
“Ha segnato per il Real Pioppo il numero 10, Andrea Miceli”,scrivono i compagni di squadra, “Ci hai portati alla vittoria più difficile della stagione e di tutte quelle che verranno. Ti amiamo bomber – concludono – nostro, sarai sempre con noi”.
“Sono stati i compagni di calcio a volere ricordare il calciatore sul campo”,dice commosso il presidente del Real Pioppo Vincenzo Parlato. “L’ultimo qui, lassù chissà a quanti gol sei già. Ciao”, scrivono gli amici di Miceli.
Le reazioni
Roberto Lagalla
“Oggi simbolicamente tutta la città di Palermo ha abbracciato le famiglie di Salvatore, Andrea e Massimo giovanissime vittime innocenti di una assurda follia, di una sottocultura che mai dobbiamo smettere di contrastare. Ciò che abbiamo visto ha devastato i cuori di ognuno di noi e la speranza è che mai più tale lutto ci raggiunga così da vicino“. Lo ha detto il sindaco Roberto Lagalla, cui in rappresentanza dell’amministrazione era presente l’assessore Fabrizio Ferrandelli.
Fabrizio Ferrandelli
“Sono giornate di dolore, riflessione e considerazioni. Oggi, su delega del sindaco Lagalla – ha detto Fabrizio Ferrandelli -, abbiamo voluto testimoniare la presenza dell’istituzione Comune di Palermo in un momento così difficile. L’amministrazione comunale è qui per esprimere il cordoglio e la vicinanza della città di Palermo nei confronti dei familiari e delle comunità sconvolte da quanto accaduto“.
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