“Alessandro Sammarco non era fidanzato con mia sorella Alessia. Come tanti ragazzi escono si messaggiano, si scrivono e si chiamano tesoro, vita mia. Sono frasi e modi di dire. Purtroppo, questo ragazzo si è invaghito di mia sorella. Inizialmente era innocuo. Le amiche di mia sorella scherzavano e dicevano ad Alessia “C’è Alessandro che ti vuole”. Poi è diventato ossessivo“.
Francesca Caravello indossa la magliettina con la foto del padre, Natale Caravello, ucciso la sera di giovedì con tre colpi di pistola da Alessandro Sammarco, 20 anni, in una strada del quartiere Brancaccio di Palermo. Alessandro ha chiesto perdono nel corso dell’interrogatorio e ha detto più volte di avere fatto una follia e di essersi rovinato la vita. Su un punto è stato deciso. Ha detto che era fidanzato con Alessia da due anni. Per la famiglia Caravello nulla di più falso.
“Questo ragazzo con il passare del tempo è diventato sempre più insistente fino a quando mia sorella ha messo tutto a posto e gli ha detto che per lei non c’era nessun interesse perché appunto non era il suo tipo – continua Francesca -. Mia sorella è uno spirito libero rispetto a me che mi sono fidanzata a 14 anni. Alessia mi prendeva in giro e mi diceva che non mi ero goduta la vita. Perché è bello divertirsi, uscire viaggiare. Io Alessandro l’ho visto soltanto una volta, circa un anno fa. Eravamo a casa di amici e c’era anche lui. Per noi era una serata di divertimento, giocare a carte e mangiare pizza . Mio padre l’ha visto in questa occasione. Avevo associato la faccia di questo ragazzo ad un’altra persona. Solo dopo il delitto l’ho riconosciuto”.
La famiglia Caravello non aveva mai presentato denuncia contro le continue minacce da parte di Alessandro Sammarco che, come racconta Francesca, non perdeva occasione di rendere la vita impossibile ad Alessia.
“Lei è molto social – continua – Ogni volta che qualcuno metteva un like alle foto o ai video pubblicati sui suoi profili Alessandro in modo ossessivo cercava di rintracciare l’autore dicendo che era lui il fidanzato di Alessia. Mia sorella nonostante tutto non l’ha mai denunciato. Aveva paura, la minacciava, non ha parlato nemmeno con noi. Solo un mese e mezzo fa ci ha raccontato cosa era successo. Lo ha fatto mentre eravamo tutti a tavola. Ricordo ancora che mio padre non appena ha sentito quel racconto è sbiancato in viso. Non ha fatto nulla perché non voleva avere problemi con la giustizia. La sera del delitto era felice perché gli era stato comunicato che a giorni sarebbe stato di nuovo libero dopo avere scontato la sua pena. Poteva così accompagnarmi all’altare a giugno. La prima figlia che si sposa”.
“Per il dolore che ha provocato – conclude Francesca – non è possibile perdonarlo. Ha tolto un perno alla nostra famiglia: un padre a due figlie, un marito a mia madre e un figlio a mia nonna. Quando lui incontrava mia sorella le diceva che se lei non si fosse fidanzato con lui, lui gli avrebbe tolto la cosa più cara che aveva al mondo, gli avrebbe ucciso il padre. Le mandava sempre fotografie di mio padre, pistole e messaggi di morte. Abbiamo consegnato tutto agli inquirenti”.