L’omicidio di Paolo Taormina, avvenuto lo scorso sabato nel cuore del centro storico di Palermo, ha scosso gli animi e alimentato ulteriore timore e paura nella cittadinanza.
È fin troppo semplice, fin troppo facile munirsi oggi di armi e girare per le vie delle città pronti ad utilizzarle mossi da futili e inutili motivi.
Nel corso dell’anno corrente abbiamo assistito più volte a tragedie nate senza alcuna ragione, in primis la strage di Monreale della scorsa primavera.
Da qui il duro commento del sindaco di Catania Enrico Trantino, città che da poco ha superato gli omicidi di Santo Re e Alessandro Indurre, affidato alle sue pagine social, il quale sostiene che siamo difronte ad un’emergenza culturale profonda causata da cattivi modelli: “Ho letto quel che è successo a Palermo: un ragazzo ucciso nella zona della movida da un ventottenne. E’ accaduto a Palermo, ma accade e può accadere in qualunque altra città“, spiega il primo cittadino.
“La verità è che ogni giorno ciascun Sindaco prega perché non succeda nulla. Possiamo presidiare il territorio, limitare orari e zone, disporre controlli amministrativi, ma nessuno sarà mai al riparo da eventi che si verificano per lo scattare della ‘corda pazza’. O, forse, non è più tale. Forse, oggi, il maestro Pirandello avrebbe parlato di una quarta corda: quella disumana. Inutile invocare militari, aumento di unità di Polizia. A Catania, la lettura dei resoconti delle iniziative delle Forze dell’Ordine e della nostra Polizia locale mi consegnano un quadro di importante attivismo nel controllo del territorio, e mi rasserena. Ma il disumano – chissà, forse ha ragione qualche pagina che li chiama subumani – può essere ovunque“.
“Cosa possiamo attenderci – sottolinea – da una società ispirata come modelli di riferimento a Genny Savastano, trapper che inneggiano all’uso di armi o personaggi che fanno del trash o della trasgressione ingrediente di notorietà? Sto rivedendo in senso critico le mia aperture sulla libera manifestazione del pensiero, sapendo quanto nocivi siano certi social che non esercitano alcun controllo su quel che si scrive, legittimando i contenuti offensivi, se non violenti. L’inizio della spirale è così servito. Non so perché scriva queste cose né a chi possa interessare. Ma sono arrabbiato. Ma, come tutti gli altri Sindaci d’Italia, non mi arrendo. E continuo a lavorare per convincere che dalla bellezza nasce la speranza e la prospettiva di risultati gratificanti“.