Contestazioni per irregolarità ed escandescenze verso la polizia municipale potevano costare care a un commerciante di Palermo, titolare di un bar a Piazza Rivoluzione. Non una ma ben due notizie di reato per lo stesso fatto erano state inoltrate alla Procura di Palermo, nonostante il principio giuridico vigente nell’ordinamento italiano del ‘Ne bis in idem’ che, in buona sostanza, prevede l’impossibilità di essere condannati due volte per lo stesso fatto.
Una questione che poteva essere pagata oltre il dovuto dal commerciante, ma che il suo avvocato ha sollevato riuscendo a impedire che il cliente finisse due volte a processo per lo stesso fatto. “Studiando la giurisprudenza di alcuni casi simili – spiega il legale Mario Sorce – ho potuto sollevare il principio di ‘ne bis in idem’ nel caso di lite pendente. Se, infatti, è pacifica l’applicazione del principio nel pronunciamento della sentenza, più complessa è la questione quando si tratta di procedimento pendente. Quando, infatti, i due processi hanno per oggetto lo stesso fatto, sono attribuiti alla stessa persona e sono istaurati presso il medesimo Tribunale, anche se in fasi diverse, va disposto, come sancito dalle sezioni unite della Corte di Cassazione, il proscioglimento per il secondo procedimento istaurato in ordine cronologico“, ha spiegato il legale.
Secondo la ricostruzione, il titolare del bar di piazza Rivoluzione sarebbe andato in escandescenze dopo la verbalizzazione di alcune irregolarità riscontrate dai vigili urbani nel locale. Da qui sarebbero partite due notizie di reato differenti per lo stesso fatto.
L’uomo è stato prosciolto per il secondo procedimento, mentre è pendente il primo davanti al Tribunale di Palermo.