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I dati del 2024

Palermo e Catania tra le città più inquinate d’Italia: la lotta allo smog è ancora in salita

venerdì 21 Marzo 2025

La lotta allo smog nelle città siciliane è ancora in salita. Nonostante una riduzione dei livelli di inquinanti atmosferici nel 2024, le città faticano ad accelerare il passo verso un miglioramento.

A dirlo è il report LegambienteMal’Aria di Città 2025” che dimostra, ancora una volta, che la qualità dell’aria in Italia è un problema. Oggi il 96% della popolazione urbana è esposta a concentrazioni pericolose di particolato fine (PM2.5), il 94% a quelle relative all’Ozono (O3), l’88% a quelle di Biossido di Azoto (NO2) e l’83% a quelle di PM10. E i nuovi standard sulla qualità dell’aria, che sono stati introdotti con la nuova direttiva che entrerà in vigore nel 2030, sono sempre più ambiziosi, l’Italia ad oggi si trova molto indietro. 

Lo dimostrano ancora una volta, mantenendo l’andamento con gli scorsi anni (clicca qui), i numeri sull’inquinamento atmosferico registrati nelle città capoluogo di provincia nel 2024. Si tratta di un anno che mostra poche luci ma tante ombre. Si nota infatti una certa inerzia nel volere affrontare strutturalmente questo problema che non è solo ambientale, ma anche sanitario ed economico. Perché, come dimostrano numerosi studi internazionali, i costi sanitari associati all’inquinamento atmosferico sono dell’ordine dei miliardi di euro all’anno.

Nell’anno solare 2024 sono stati 25 i capoluoghi di provincia, con ben 50 centraline di monitoraggio della qualità dell’aria definite di traffico o di fondo urbano, a superare il limite giornaliero di 35 giorni con una concentrazione media giornaliera superiore a 50 microgrammi per metro cubo (µg/mc).

Una situazione di picco, anche quella dello sforamento del limite giornaliero, ma che in molti casi ha riguardato molte centraline della stessa città. Questo a dimostrazione di come non siano casi o centraline isolate ad avere problemi, ma l’inquinamento atmosferico è molto più ampio e diffuso di quanto amministratori locali e cittadini vogliano ammettere. 

Ma non è finita qui. Se andiamo a vedere la media annuale di questo inquinante, il bicchiere può apparire mezzo pieno o mezzo vuoto a seconda di che limite si voglia prendere come riferimento. Nessuna città di capoluogo di provincia lo scorso anno ha superato il limite normativo stabilito (40 microgrammi per metro cubo). Se prendiamo in riferimento, invece, i valori suggeriti dall’organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) che nelle sue linee guida indica in 15 µg/mc la media annuale da non superare, in questo caso, purtroppo, circa il 97% dei capoluoghi di cui si è riusciti a ricostruire la media annuale non rispetta tale valore. Con conseguenti danni alla salute delle persone che vivono e lavorano in queste aree urbane.

Dal 2030 il limite stabilito come media annuale da non superare scenderà dagli attuali 40 µg/mc a 20 (rimane 15 µg/mc il valore suggerito dall’OMS), questo comporta che nel giro di cinque anni gli Stati Membri dovranno correre ai ripari, soprattutto l’Italia, per non farsi trovare impreparati dai nuovi limiti recentemente stabiliti ed approvati.

Ad oggi, però, le nostre città sono ancora distanti da quei valori, con 19 capoluoghi che dovranno ridurre le concentrazioni attuali tra il 28% e il 39%. 

A Palermo la media annuale è di 30,0 µg/mc e necessita di una riduzione necessaria del 33%. A Catania, invece, la media è di 30,7 µg/mc e necessita di una riduzione del 35%.

Un trend che non è cambiato rispetto allo scorso anno. Il capoluogo regionale siciliano colleziona una serie di mancate risposte (ad esempio su ozono, consumi idrici, perdite della rete o sulle zone a traffico limitato) e pessime performance che pesano come macigni e non le permettono di sollevarsi dal fondo della graduatoria. Catania, invece, mostrava anche nel rapporto del 2024 un pessimo rendimento in diversi indicatori del rapporto, non solo per quanto riguarda l’inquinamento dell’aria, ma anche per consumi di acqua potabile e produzione di rifiuti. L’inquinamento atmosferico è quello che preoccupa di più, con concentrazioni medie annuali superiori a 40 μg/mc.

E’ quindi fondamentale in primis adottare una strategia che sia in grado di sostenere e finanziare scelte che rendano le nostre città più sostenibili e vicine alle esigenze dei cittadini. Per uscire dall’emergenza smog, occorre intraprendere azioni e politiche mirate e strutturali, volte a ridurre le emissioni da tutti i settori che sono corresponsabili dell’inquinamento atmosferico, coinvolgendo e responsabilizzando decisori politici e cittadini verso un cambio di paradigma ormai non più rinviabile.

Quali sono le cause? Traffico, riscaldamenti e industrie. Una situazione che compromette l’ambiente e che, come abbiamo visto, ha impatti diretti sulla salute delle persone.

Tra tutte le ombre spicca, invece, la città di Enna. Si distingue positivamente, rispettando già oggi i limiti previsti per il 2030.

Le proposte di Legambiente

Muoversi senza inquinare. Il potenziamento del trasporto pubblico locale è necessario, che deve essere sostenibile ed efficiente, aumentando anche le corsie preferenziali e il blocco immediato dei veicoli più inquinanti.

Riscaldamenti poco inquinanti. Serve una mappatura degli impianti di riscaldamento domestici esistenti con un progressivo abbandono delle caldaie a gasolio e carbone da subito, a metano nel giro di pochi anni, puntando verso abitazioni ad emissioni zero servite da sistemi a pompe di calore a gas refrigeranti naturali.

Città a misura d’uomo e non di macchine. Serve uno stop alla circolazione delle auto nei centri delle città. Senza deroghe e senza scappatoie, come quelle richieste per gli obsoleti euro4. Occorre ripensare allo spazio pubblico delle città, cominciando dall’estensione delle aree pedonali e dalla creazione di percorsi ciclo-pedonali che connettano intere porzioni di città e di quartieri. I cittadini devono sentirsi liberi di muoversi a piedi e in sicurezza nella vita di tutti i giorni.

Metano nelle politiche sull’inquinamento. Nell’ottica di integrare le politiche su clima, energia e qualità dell’aria, è necessario, oltre alle riduzioni necessarie ossidi di azoto (NOx) e composti organici volatili (COV), ridurre le emissioni metano (CH4) per ridurre significativamente l’ozono troposferico (O3).

Muoversi ‘leggeri’. Spazio alla mobilità leggera in tutte le su forme (a piedi, in bici, col monopattino, sedie a rotelle elettriche), favorendo come in programma a Parigi l’approccio “15 minuti”. Città, comuni e quartieri dove tutti i servizi essenziali sono raggiungibili a piedi in un quarto d’ora.

Ridurre gli allevamenti intensivi. Andrebbe rivisto l’intero sistema agrozootecnico, specialmente quello nella pianura padana, mediante la riduzione del numero di capi allevati in maniera intensiva e attraverso l’implementazione di buone pratiche come la copertura delle vasche o ponendo dei limiti e dei controlli agli spandimenti di liquami. Ne beneficerebbe non solo l’intero comparto, che produrrebbe meno in termini quantitativi ma meglio in termini qualitativi, ma anche il territorio e la qualità dell’aria.

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