Viale Campania, Foro Italico, via Cavour, zona stadio, Policlinico o Zisa: cosa hanno in comune queste vie di Palermo? Si tratta certamente di frazioni diverse tra loro, sotto tanti punti di vista, ma un sottile filo rosso lega tutte queste strade. Quelle citate, infatti, sono solo alcune terre di conquista assediate dai parcheggiatori abusivi. Dal centro alle periferie, dislocate per le circoscrizioni del capoluogo siciliano, sembrano apparire come funghi e sradicarli è come una “mission impossible“.
Amat e Apcoa, a cui è stata affidata dal Comune la gestione delle aree autorizzate, hanno messo in campo una serie di antidoti per contrastare i furbetti. L’ultima novità introdotta da Apcoa è l’obbligo di inserire la targa per rendere “nominativi” i biglietti dei parcheggi, impedendo così che passino da una mano all’altra, aggirando il sistema. Poi ci sono i “blitz” delle forze dell’ordine. Fin troppo sporadici considerando la portata del fenomeno, e spesso circoscritti nelle sole zone della movida. Uno degli ultimi, avvenuto lo scorso gennaio, ha avuto per protagonisti venticinque sanzionati, fra questi undici multati e quattordici denunciati oltre che sanzionati. Questo approccio basta?
Non si tratta di un tema nuovo per la città in lotta e all’eterna e disperata ricerca di un’area dove poter lasciare il proprio mezzo per arrivare a lavoro, lasciare i propri figli a scuola, fare shopping, andare a cena o più semplicemente fare una passeggiata. Tra code infinite, doppie (se non triple) file e spazi insufficienti, forse, prima di muoversi con le proprie auto i palermitani ci pensano su più di una volte. Le soluzioni sono due: pagare le strisce blu o il parcheggiatore di turno. Proprio quest’ultimo è l’opzione più gettonata.
Poco importa se autoctono del territorio o di nazionalità straniera, come in uno scacchiere, le zone di Palermo sono ormai ben divise e distribuite nelle mani di una rete molto complessa. Dalla semplice monetina di “cordialità e simpatia” alle “tariffe” paragonabili a un vero e proprio pizzo fino alle minacce: “O paghi o ti danneggio la macchina“. Mentre qualcuno si lascia invadere dalla paura, c’è chi stabilisce una sorta di “patto col diavolo“, sborsando magari anche un simil abbonamento mensile, pronto a fare concorrenza a quelli legali gestiti da Amat e Apcoa, in base alla zona di riferimento. Calcoli alla mano, alcuni cittadini hanno tratto qualche aspetto a loro favore: affido le chiavi del mio mezzo, posto assicurato, risparmio tempo e pago meno.
Ma fino a che punto questa “convenienza” esiste realmente? Il far west, dove ognuno è libero di agire come gli pare, è la soluzione a qualsivoglia problema? Esistono azioni di contrasto?
Dal suo insediamento come nuovo comandante della polizia municipale di Palermo, il comandante Angelo Colucciello ha condotto una serie di interventi su vari fronti, come per esempio verso i venditori ambulanti, il mercatino dell’usato a Ballarò, e i parcheggiatori abusi. Su quest’ultimo fronte, però, “l’amministrazione comunale non si sta muovendo in nessun modo“. E’ questa la posizione della consigliera comunale del gruppo Oso Giulia Argiroffi che ha sottolineato come si tratti di “una misura che non risolve il problema. Dal punto di vista comunicativo fa risaltare il lavoro del nuovo comandante, e la mia impressione è che lavori bene, ma bisognerebbe prevenire, evitare che questo succeda, creare delle condizioni per cui non ci sia più il controllo del territorio attraverso i parcheggiatori“.
E dunque come agire? Intanto partendo da visione più ampia e articolata del fenomeno. “Non è soltanto ciò che concerne il singolo parcheggiatore o la lotta contro chi lavoro in nero, il cuore pulsante del problema – aggiunge Argiroffi – è tale forma di controllo mafioso del territorio. Questo non è in discussione ed è anche il motivo per cui si sceglie di non affrontare il tema. Fino a prova contraria siamo legittimati a pensarla così“.
La sanzione quindi non basta e le soluzioni alternative per arginare il fenomeno in realtà non mancano: “Dovrebbe essere inibita la possibilità di poter parcheggiare mettendo dei dissuasori o delle piante in tutte le aree in cui non si può parcheggiare. Penso alle piazze del centro storico, una fra tutte piazza Casa Professa. Intervenire non punendo ma riqualificando l’area – conclude la consigliera – impedendo che ci si possa parcheggiare e la presenza di questi gestori del territorio. Questa è la soluzione migliore in assoluto. Il controllo del territorio con la polizia lascia il tempo che trova poiché il parcheggiatore deve essere colto flagrante. Non è semplice e non risolve il problema perché dopo un’ora torna al suo posto e non pagherà mai le multe“.