Tutto pronto a Palermo per “Beautiful mind in Palliative Care”, il sesto meeting annuale dedicato alle cure palliative, che si svolgerà, dal 12 al 14 aprile, nelle sale del Mondello Palace Hotel.
Esperti provenienti da tutto il mondo, faranno il punto sulla cura del dolore oncologico e le terapie di supporto in oncologia, con particolare riferimento a quelle sindromi dolorose, più difficili da affrontare, come il dolore neuropatico e alcune specifiche entità cliniche come il “breaktrough pain” o dolore episodico intenso.
Si discuterà, tra l’altro, del ruolo della depressione nel paziente affetto da cancro, dell’uso degli oppioidi per il trattamento del dolore e di come gestire, invece, i problemi di chi sopravvive a lungo o addirittura di chi guarisce dal cancro.
Una discussione sarà, poi, dedicata alla funzione terapeutica del cinema nelle cure palliative, ed, ancora, si approfondiranno aspetti legati ai fattori predittivi della risposta alla radioterapia. Infine, non mancherà un focus sugli usi terapeutici della ketamina, anestetico sintetico spesso usato illegalmente.
L’evento si svolge sotto l’egida del Dipartimento oncologico “La Maddalena” di Palermo e del MD Anderson Cancer Center di Houston, in Texas. Responsabile scientifico dell’evento è Sebastiano Mercadante, primario del reparto di terapia del dolore de “La Maddalena”, recentemente nominato nel consiglio direttivo dell’Iasp (International association for the study of pain). Nel corso del meeting, inoltre, sarà presentato il congresso mondiale delle cure palliative, organizzato dall’Eapc-Rn (European association for palliative care, Research network), che si svolgerà proprio a Palermo nel maggio del 2020.
“Finora – spiega Mercadante –i progressi dell’oncologia hanno permesso di prolungare la vita dei nostri pazienti che ormai vivono molto più a lungo, anche se la mortalità rimane sempre elevata. Ad oggi, si è data più importanza alla fase terminale, ovvero ai trattamenti di fine vita, ma le cure palliative sono ben altra cosa e devono essere iniziate precocemente. I malati possono vivere anni, in alcuni casi anche guarire, per questo le cure palliative non devono restare confinate al domicilio o agli hospice ma spostarsi negli ospedali”.