Con una maggioranza di 36 parlamentari all’Ars Nello Musumeci riparte nella sua avventura di governo. Dopo i dieci anni alla guida della Provincia di Catania, dopo l’esperienza di sottosegretario al Lavoro del governo Berlusconi, l’ex presidente della commissione regionale Antimafia, arriva a palazzo d’Orleans. Con un ritardo stimato dalla prima ipotesi (2001), a dire l’ultima parola fu Fini, in un gioco di coalizione poco logico e di non di alto profilo, che condusse Guido Lo Porto alla guida dell’Ars, aprendo le porte alla candidatura di Totò Cuffaro.
Che governo sarà, quali interventi dovrà sviluppare nei primi tre mesi, in che modo si porrà rispetto alla legge finanziaria che rappresenta uno dei primissimi banchi di prova, lo si vedrà già dai primi passi del governatore siciliano.
“Vorrò dire qualche no“, non è il semplice surrogato infatti della seconda parte della narrazione degli ‘impresentabili’ che ha tenuto il politico catanese sulla graticola per un tempo consistente dell’ultimo scorcio di campagna elettorale.
I no di Musumeci, a ben riflettere sono una delle prime garanzie che la coalizione, politicamente omogenea e strutturato su un voti di territori, potrà avere in sé.
Cordaro, Lagalla e Armao sono solo il primo frammento di una squadra che Musumeci vorrà armonizzare tra equilibri d’Aula, pezzi di società civile ed esponenti del mondo delle imprese a cui il nuovo governatore siciliano guarda con attenzione da tempo.
Quel che è certo che Musumeci non aprirà la danza delle indiscrezioni incontrollate. I metodi della politica gli appartengono per consuetudine al pari delle accelerazioni personali di cui sarà ricco il suo mandato.
Se i leghisti di Sicilia potrebbero mettere in pista Alessandro Pagano, uno di quelli che ha lasciato la nave di Alfano molto tempo prima che si arenasse, molto dipenderà anche dal ruolo che svolgerà Miccichè.
Il commissario di Forza Italia infatti corre senza mezzi termini per la presidenza dell’Ars, ma in caso di ‘piano B’, potrebbe essere una presenza di cui tenere conto, come del resto il capogruppo all’Ars Marco Falcone.
Ma è troppo presto per parlare di nomi. Il primo dialogo da recuperare per Musumeci è quello con la burocrazia regionale, vertici che in molti dipartimenti strategici, dalla salute alla Programmazione, dai Rifiuti all’Agricoltura, il presidente della Regione vorrà avere sott’occhio con molta attenzione.
Rotazioni o eventuali revoche rispetto alle ultime nomine di Crocetta potrebbero riguardare ad esempio Maria Elena Volpes, ai Beni Culturali. Non un fatto scontato a automatico, ma una esplicita prescrizione approvata da una norma dell’Ars che ne consente la possibilità di revoca nei casi che riguardano gli ultimi sei mesi del mandato.
Da Musumeci il popolo del centrodestra, a cui si è aggiunto un consistente voto di ritorno dall’esperienza di cinque anni fa di Crocetta, attende principalmente gesti chiari. Passaggi sui nomi, ma anche sui criteri e sulle designazioni. Poi, il rosario che va dalla Formazione, ai Lavori pubblici, dai Rifiuti alle società partecipate, si sgranerà giorno per giorno. Ma la gente vuole una squadra ‘presentabile’ e dignitosa dopo un abuso di narrazione sugli ‘impresentabili’