È un paradosso incomprensibile quello denunciato stamani dalla Fisascat Cisl che riguarda gli ex dipendenti delle società partecipate liquidate o che stanno per esserlo della Regione Siciliana (Ciem, Lavoro Sicilia, Cerisdi, Spi, Quarit,Terme Di Sciacca, Sicilia e Ricerca e Sviluppo Italia). La legge che stabilisce la ricollocazione dei lavoratori assunti prima del dicembre 2009 c’è, si tratta della 21 del 2014, e ci sono anche le risorse stanziate per il triennio 2016/2019, quest’anno sono 5,4 milioni, ma inspiegabilmente l’amministrazione regionale tergiversa, perde tempo e non dà risposte chiare e definitive. Un comportamento aspramente criticato dalla segretaria regionale dell’organizzazione sindacale Mimma Calabrò.
“Da anni si assiste ad un quotidiano rimpallo di responsabilità che non è più tollerabile perchè a pagarne le conseguenze è l’anello più debole della catena ovvero i lavoratori che rivendicano il rispetto delle leggi per tornare in servizio e affrontare serenamente la quotidianità”, dichiara Calabrò. “La burocrazia – aggiunge – di contro, incurante delle conseguenze umane e sociali che scaturiscono dalla non applicazione delle normative, da un lato lamenta la carenza di figure professionali all’interno della Regione siciliana, dall’altro continua ad andare avanti come se non vi fosse l’urgenza di risolvere la questione”.
Qualche giorno fa il governo regionale, per bocca dell’assessore l’assessore regionale alle autonomie locali e alla funzione pubblica, Bernardette Grasso, era intervenuto in merito alla questione della stabilizzazione dei precari, sostenendo che anche tra questi mancano alcuni profili indispensabili alle esigenze della macchina regionale, come quelli dei legali o dei contabili. Per questo auspicava la possibilità nei prossimi anni di bandire nuovi concorsi. Profili, fanno notare i lavoratori licenziati, che potrebbero essere reperiti facilmente proprio nell’Albo unico delle partecipate.
“È arrivato il momento che tutti si assumano le proprie responsabilità”, ha concluso Mimma Calabrò che auspica un cambio di rotta da parte del governo Musumeci e della sua maggioranza all’Ars, chiamata in questi giorni ad approvare la legge Finanziaria, per salvare queste persone da una situazione di limbo ingiusta ed estenuante. La legge, infatti, prevede il passaggio dei suddetti lavoratori in altre società partecipate e il loro riutilizzo per la fornitura di servizi ad altri enti regionali da erogare in regime di convenzione. Un percorso già avviato, anche a tal proposito la SaS, (Servizi ausiliari Sicilia) aveva modificato il proprio statuto già nell’aprile del 2016 ma da allora tutto è rimasto fermo.