Una Sicilia che non si rassegna alla guerra, che rifiuta di farne parte e da cui, al contrario, si rilancia il proprio ruolo strategico e logistico con una sola chiave interpretativa: la pace. Avviando una interlocuzione con vari mondi che, assieme al Pd, come ad esempio la Cgil e l’Arci, hanno questo obiettivo comune.
E’ questo il fine del convegno dal titolo “L’Italia ripudia la guerra. Passi di pace dal Mediterraneo all’Europa”,promosso dal Pd Sicilia, che si è svolto stamattina al cinema Rouge et Noir, in piazza Verdi a Palermo, con gli interventi dei deputati Gianni Cuperlo e Peppe Provenzano, del segretario e della vice segretaria del Pd Sicilia (che ha promosso e organizzato l’iniziativa), rispettivamente Anthony Barbagallo e Valentina Chinnici. Ma anche di Anna Bucca dell’Arci e Alfio Mannino, segretario della Cgil Sicilia.
“Il mondo è in fiamme – ha detto Gianni Cuperlo – che ci restituisce fatti e parole come guerra, sterminio, genocidio che ritenevamo rimosse dal nostro vocabolario. Il compito della politica è quello di rimettere al centro i temi della pace, del disarmo, della convivenza, del dialogo tra le religioni al centro della nostra agenda. Iniziative come questa per riaffermare il riconoscimento dello stato palestinese, per il cessate il fuoco in Ucraina e una pace giusta che non premi l’aggressore vanno nella direzione di riscoprire la funzione e il primato della politica”.
Secondo Peppe Provenzano, responsabile esteri della segreteria nazionale, “abbiamo bisogno come Italia e come Europa di riprendere una grande battaglia per la pace. Che può partire proprio dalla Sicilia. Che corre un rischio grandissimo in questo mare di instabilità e di crisi che è diventato il Mediterraneo, con quello che accade in Medio Oriente. Il rischio infatti è che – ha aggiunto – la Sicilia diventi una piattaforma di guerra. Noi dobbiamo contrastare questa prospettiva perché solo la pace e la ripresa del dialogo diventa la premessa per ogni prospettiva di sviluppo e di benessere della nostra regione. Da qui, da Sigonella, da Comiso – memori delle storiche battaglie intraprese dal popolo siciliano, bisogna mandare un grande messaggio: l’Europa è un progetto di pace e proprio al Sud abbiamo bisogno di riscoprirlo”.
“Una nuova speranza per questa terra, sul modello delle battaglie portate avanti da Pio La Torre,verrà anche – ha detto il segretario regionale Dem, Barbagallo – dalla nuova linfa di tanti giovani militanti e simpatizzanti del Partito Democratico che, anche per questo, abbiamo coinvolto e voluto fortemente in questa nuova fase di rinnovamento, anche generazionale, del Partito Democratico siciliano. E’ innegabile infatti da parte del centrodestra l’alimentazione della cultura di guerra non soltanto da parte degli attori principali della maggioranza ma anche per un contesto che si è aggravato notevolmente. Mi ha fatto specie questa settimana – ha spiegato – in commissione Trasporti che i relatori, difendendo l’ennesima norma per il Ponte (è il settimo provvedimento ad hoc ed il 53° articolo in questa legislatura)hanno ribadito che questa infrastruttura, un vero miraggio, verrà inserito tra le spese previste con l’aumento del 5% dei fondi per spese militare affermando che sarà importante perché rafforza la strategia militare italiana. Un tentativo svilente quello di trasformare il ponte in un’opera strategica militare. Ma con un ‘franco navigabile’ di soli 65 metri, non consentirà nemmeno il passaggio delle principali portaerei americane, che superano gli 80 metri di altezza”.
“Abbiamo voluto questo incontro sui temi della pace – ha detto la vice segretaria Valentina Chinnici – che sono quelli che devono unire il fronte progressista e i movimenti, la società civile che vuole ribadire dalla Sicilia e dal cuore del Mediterraneo un No ad ogni guerra. No alla Sicilia centro missilistico e di morte e di armi nel solco delle battaglie pacifiste portate avanti in altre epoche, ma sempre attuali, da Pio La Torre contro i missili cruise a Comiso”.
Anna Bucca, di Arci: “Tutte le associazioni e i movimenti che operano quotidianamente ‘per strada’ hanno, abbiamo, un ruolo enorme nel denunciare, a sottolineare quello che non va. Primo fra tutti in questo momento, oltre alla questione della Palestina, la militarizzazione della Sicilia che è in corso, soprattutto dopo le ultime dichiarazioni del ministro della Difesa sull’uso degli F-35 e le esercitazioni dei piloti in Sicilia”.
“Dobbiamo continuare ad affermare che – è l’opinione di Alfio Mannino della Cgil Sicilia – la Sicilia è terra di pace. Purtroppo l’impegno a portare al 5% la spesa militare rischia di danneggiare la nostra regione e l’intero Mezzogiorno. Perchè significa da un lato, 400 miliardi in 10 anni, 40 miliardi l’anno, quindi minori risorse per la sanità, per la scuola, per le infrastrutture sociali. Dall’altro la militarizzazione rischia di determinare un’economia di guerra in Sicilia. E’ preoccupante la scelta che ci consegna il presidente della commissione Difesa che pensa che l’aeroporto di Comiso debba essere una infrastruttura strategica militare, piuttosto che le scelte su Milo e Termini Imerese. Non possiamo accettare tutto questo e abbiamo bisogno – ha concluso – di rideterminare quelle politiche economiche che rilancino l’occupazione in Sicilia e che diano risposte sul piano sociale”.