I parlamentari siciliani Filippo Scerra e Giuseppe Antoci (M5S) hanno inviato una lettera al vicepresidente esecutivo per la coesione e le riforme della Commissione Europea, Raffaele Fitto. Al centro la precisa volontà di portare anche in Europa il tema del futuro sostenibile del polo industriale di Siracusa.
Un invito al vicepresidente Fitto a trovare soluzioni per condurre il polo “verso una nuova fase di rilancio” verso il futuro “di transizione energetica ed ecologica, sostenibilità ambientale, tutela della salute, rilancio dell’occupazione e della produzione, bonifica dei territori”.
Scerra ed Antoci portano l’attenzione sulla necessità di un piano strutturato. “Appare non più rinviabile un intervento a sostegno della sfida della transizione energetica e ambientale cui è chiamata oggi l’intera zona industriale – dichiara Giuseppe Antoci europarlamentare e Presidente della Commissione Politica DMED del Parlamento europeo – che deve essere attuata con una roadmap chiara e precisa”.
“Bisogna partire da un iniziale efficientamento dei processi produttivi – dice Scerra – per poi avviarsi verso la direzione della sostenibilità, fino ad arrivare alla completa riconversione industriale. Questi passaggi, devono dunque essere effettuati basandosi sui tre pilastri della sostenibilità, cioè quella ambientale, economica e sociale“.
I due parlamentari siciliani del Movimento 5 Stelle non nascondo le criticità attuali del polo, a partire dal “forte impatto ambientale e sanitario” e quelle di carattere economico “dovute principalmente ad una fragilità competitiva a causa degli alti costi dell’energia e delle emissioni”.
Tutte considerazioni che hanno spinto Scerra ed Antoci a chiedere l’intervento del commissario Fitto che ha tra le sue responsabilità quella di garantire un’attuazione efficace della politica di coesione UE, anche attraverso l’utilizzo del Fondo per una transizione giusta a sostegno dell’industria siracusana.
Il Fondo per una transizione giusta si è peraltro dimostrato “veicolo indispensabile per fornire un sostegno diretto alle famiglie e alle comunità nella transizione, nonché per consentire una capacità di intervento commisurata agli impatti socioeconomici, occupazionali, demografici e ambientali”.