Si avvicinano le vacanze pasquali e la Sicilia si appresta ad affrontare una nuova stagione turistica. A gennaio infatti risulterebbero già vendute il 40% delle camere per i mesi di marzo e aprile. Previsioni positive quindi anche per il 2024 dopo i dati decisamente rassicuranti che hanno visto per la Sicilia 16 milioni 462 mila presenze complessive con un incremento del 10,8 per cento rispetto al 2022.
“I flussi turistici in Sicilia sono senz’altro incoraggianti e restituiscono l’immagine di un comparto dinamico e in costante crescita”. A dirlo il presidente della Regione, Renato Schifani, intervenendo a Milano alla Borsa Internazionale del Turismo (Bit) alla conferenza stampa di presentazione delle strategie turistiche della Sicilia, alla presenza dell’assessore al Turismo, Elvira Amata. Risultati che nascondono però un pericoloso rovescio della medaglia. Impossibile infatti non tenere conto del tema del sovraffollamento turistico che da anni preoccupa la nostra Isola, costretta a fare i conti con delle strutture in molti casi non adatte ad affrontare questo tipo di stress.
Cos’è l’overtourism
L’overtourism è un fenomeno che si manifesta quando una destinazione raggiunge livelli di affluenza turistica talmente elevati da mettere a repentaglio sia il suo ambiente naturale che la qualità di vita delle comunità locali, a causa del superamento di qualsiasi capacità di accoglienza sostenibile. A calare inevitabilmente sarà dunque anche la qualità delle esperienze dei visitatori. Il fenomeno dell’overtourism non riguarda solamente le grandi città ma anche le aree naturali come montagne e parchi nazionali, spiagge e riserve marine.
È il caso ad esempio del Parco dell’Etna, che è entrato a far parte della world Heritage List dell’Unesco nel giugno del 2013, ha visto accrescere il suo turismo del 70% in tutte le stagioni. Un dato certamente positivo ma che anche in questo caso ha mostrato il fianco scoperto a molte problematiche di tipo turistico, non essendo capace in molti casi di sostenere quel tipo di affluenza. La questione ha interessato anche Taormina che ha chiuso il 2023 con il record storico di oltre 1 milione e 150 mila presenze di coloro cioè che hanno alloggiato negli esercizi alberghieri ed extralberghieri, ma deve fronteggiare ormai da anni il via vai di oltre 2 milioni di visitatori che raggiungono il territorio ma anche solo per qualche ora e senza pernottare.
La stessa problematica anche nel Siracusano per l’Isola di Ortigia. Lo sanno bene i residenti, alcuni dei quali hanno lanciato l’allarme, fondando il comitato “Ortigia Sostenibile”. Si aggiungono alla lista inolte la Valle dei Templi di Agrigento o, nel Ragusano, la zona di Punta Secca, celeberrima location del “Commissario Montalbano”, che vede ogni anno arrivare migliaia e migliaia di fan della serie, accentuando un fenomeno dell’overtourism molto particolare, quello del turismo cinematografico.
Gli effetti del turismo di massa
Le conseguenze spesso sono molto evidenti e producono disagi sia per le popolazioni che per i turisti in viaggio. Ovviamente anche l’ambiente naturale va incontro ad un profondo stress che in molti casi produce sfruttamento e distruzione degli ecosistemi a causa dell’inquinamento, dell’accumulo di rifiuti e della cementificazione selvaggia. In seguito ad una elevata domanda turistica, i prezzi degli immobili per i residenti aumentano, spingendo la popolazione locale a cercare alloggio altrove e portando allo spopolamento di intere zone.
Inoltre, l’incremento esponenziale dei visitatori può portare a una pressione insostenibile sulle risorse locali, influenzando negativamente lo stile di vita dei residenti che di anno in anno vedono scomparire tutta una serie di piccoli negozi e botteghe, per fare spazio a shop turistici e grandi marchi stranieri. Il rischio più grande è infatti quello di far perdere a questi luoghi la propria autenticità e bellezza venendo meno tutte quelle tradizioni radicate nella cultura del luogo.
Quali strategie adottare
Per sconfiggere l’overtourism ovviamente non esiste un’unica soluzione ma diventa necessario muoversi verso un turismo sostenibile e responsabile. A giocare un ruolo fondamentale sono senz’altro le amministrazioni locali. Il primo passo è certamente un implemento dei piani di gestione turistica, imponendo ad esempio un numero limite di visitatori o limitando l’accesso a determinate attrazioni in determinati periodi dell’anno.
Diventa fondamentale quindi diversificare le rotte turistiche attraverso politiche di marketing mirate, promuovendo e sviluppando attività e itinerari alternativi e meno conosciuti per distribuire in modo più equo i visitatori, magari promuovendo il turismo fuori stagione, incoraggiando i viaggiatori a visitare le destinazioni durante i periodi non di punta. Per investire su un turismo sostenibile bisogna adottare delle forme di mobilità alternative come il “bike sharing” o la pedonalizzazione di determinate aree considerate più “fragili”. Adottando tutta una serie di precauzioni e non dimenticandosi di coinvolgere le comunità locali per determinate scelte turistiche si può certamente porre un freno al fenomeno, sensibilizzando anche i viaggiatori al rispetto dell’ambiente e della cultura del luogo.
Ad oggi sembra emergere l’ipotesi di una legge nazionale per regolamentare il fenomeno del turismo giornaliero, ovvero di tutta quella serie di turisti che scelgono di visitare una determinata città ma senza decidere di prenotare nelle varie strutture alberghiere del luogo. Un “mordi e fuggi” che mette in difficoltà le località più gettonate che si vedono costrette a introdurre delle speciali tasse turistiche. È il caso ad esempio di Venezia che proprio in questi giorni ha scelto di istituire questo tipo di contributo a partire dal 25 aprile 2024. Soluzioni che ai più potranno sembrare estreme, ma che dimostrano l’interesse di certe amministrazioni, per una sana e legittima regolamentazione ed una doverosa tutela della ecosostenibilità e della fragilità di determinati luoghi a rischio che meritano di essere preservati.