GUARDA IL VIDEO IN ALTO
Nuova puntata di Random la cultura è online, su un Parlamento fuori dagli schemi, che obbliga il presidente Mattarella a ritornare sui suoi passi, guidato dall’alto senso del dovere istituzionale per una Italia, che si affanna a trovare equilibri di Governo.
Collegati da remoto con Ludovico Gippetto, in questa diretta streaming:
Antonino Giuffrida, già Segretario regionale dell’Assemblea Regionale Siciliana;
Giovanni Puglisi, Rettore dell’Università degli studi di Enna Kore;
Marco Romano, Direttore responsabile del Giornale di Sicilia, TGS e RGS.
LA PUNTATA
Giovanni Puglisi: Al colloquio privato con il presidente, e qui sapevo bene cosa lui pensasse, avevo detto mi piacerebbe che lei restasse, però rispettiamo e accettiamo che lei lasci l’incarico. In quel contesto gli ho anche detto quel riferimento a Ciampi perché mi sarebbe piaciuto che lei restasse poiché lei sarebbe stata una garanzia, però, quantomeno resti come garanzia personale della Repubblica, e dico: faccio l’auspicio che fece Ciampi quando io gli chiesi di restare e lui mi disse “No professore” e addusse anche i motivi; e poi aggiunse che questo paese deve avere il coraggio di scegliere un presidente per bene. L’appello che feci, riportato dai giornali naturalmente, per comodità sul palco, dopo un abbraccio di saluto che nel fuori onda si è sentito “Non ci abbandonare”, era un appello affettivo mio non più al presidente tant’è che gli ho dato del tu a Sergio Mattarella ed era nel mio cuore in sintonia con la finale del mio discorso: Non ci abbandonare come garante morale di questo paese.
Marco Romano: Mattarella è fisicamente Il dodicesimo nella quattordicesima elezione del presidente della Repubblica perché due presidenti hanno raddoppiato.
Una parola si ripete spesso nel suo discorso: “dignità”
Nel fallimento della politica c’è stato il trionfo dell’Italia in questo caso perché alla fine, prima che iniziasse questa maratona in Parlamento per l’elezione del Presidente, l’auspicio di tanti era quello che nessuno toccasse Draghi da Palazzo Chigi, visto anche il lavoro egregio che stava portando avanti in un momento così difficile e visto anche il modo in cui garantiva equilibrio in un paese che non ce l’ha, praticamente dai tempi del primo Mario Monti.
Antonino Giuffrida: È chiaro che il Presidente della Repubblica è sempre stato garante degli impegni internazionali. Ricordo anche la scelta di “buttare fuori” il partito comunista perché bisognava garantire il libero complessivo della realtà non solo dell’Italia ma dell’Europa. L’Italia è un elemento centrale.
Il problema chiave è la distruzione di una classe dirigente che non è costituita soltanto da politici ma anche da funzionari; e tutto quel complesso problema che è stato creato sulla formazione dei funzionari è fondamentale perché Lauricella, nel bene o nel male, aveva dei punti di riferimento tipo Silvio Liotta, ma è stato uno che ha avuto un percorso che ha portato la sua esperienza anche al parlamento nazionale, è stato presidente della commissione bilancio e ha realizzato delle cose non indifferenti. Questa classe dirigente non esiste più e quindi questo laboratorio da dove cominciavano a formarsi determinati percorsi non esiste più perché, anche, ricordatevi che il politico non è politico solo per sé stesso, ma pure per il gruppo operativo che lo sostiene.