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Completata la campagna gli scavi a Chiaramonte Gulfi (RG), la Soprintendenza dei Beni culturali di Ragusa si prepara ad intraprendere nuove ricerche archeologiche nel territorio compreso tra Monterosso Almo e Giarratana.
Le ricerche, effettuate nelle scorse settimane in contrada S.Nicola-Giglia dal Dipartimento di Storia e Civiltà dell’Università “Alma Mater” di Bologna sotto la direzione della professoressa Isabella Baldini, in diversi anni hanno portato in luce oltre un centinaio di tombe, con ricchi corredi ed iscrizioni funerarie, appartenenti a un nucleo grecofono insediato nell’area in cui, dal II sec. d.C. al IX secolo d.C., sarebbe sorto il villaggio di Gulfi. Le ricerche sono state finalizzate allo scavo di una necropoli e di un abitato di età romano-imperiale e tardoantica. Nel corso della campagna sono stati portati in luce ampi lembi di abitato, scoperta questa che rende lo scavo un unicum dal momento che, per le epoche di riferimento, non è mai successo di rinvenire contestualmente abitato e necropoli.
“L’area del Ragusano – evidenzia l’assessore regionale dei Beni culturali e dell’Identità siciliana, Alberto Samonà – ha ancora tanto da raccontarci sotto il profilo della ricerca archeologica. Le numerose campagne di scavi attivate grazie ai rapporti intrattenuti dalla Soprintendenza dei BB.CC.AA. di Ragusa, diretta da Antonino De Marco, con prestigiose università italiane ed europee e regolati da apposite convenzioni, stanno fornendo importanti elementi per una riscrittura della storia del territorio. Un impegno – sottolinea Samonà – che gratifica il governo regionale per aver fortemente puntato sulla ripresa dell’archeologia in tutta l’Isola, nella consapevolezza che il potenziamento della ricerca e la valorizzazione dei Parchi archeologici siano elementi strategici per l’affermazione di una visione di lungo periodo che abbia al centro la cultura e l’identità della Sicilia”.
Quanto alle altre ricerche tra luglio e agosto l’Università di Genova ha indagato in contrada Cifali, nella campagna di Chiaramonte Gulfi dove, sotto la direzione del professor Antonino Facella, è stata approfondita la conoscenza di un sito di straordinario interesse, la cui cronologia varia dall’età greca a quella islamica. Gli scavi, su cui negli anni hanno operato congiuntamente le Università di Genova e Pisa (quest’ultima con il prof. Federico Cantini), hanno portato in luce i resti di un grande impianto termale, verosimilmente appartenente ad un edificio privato attivo sin dal III secolo d.C., trasformatosi in età tardo-antica, allorquando sul “castellum aquarum” si impiantò una fornace per fittili.
Nella parte più a settentrione del sito sono state rinvenute, inoltre, sepolture di rito islamico e parte delle coeve abitazioni.
Tra settembre e ottobre prossimi dovrebbero, inoltre, riprendere gli scavi in contrada Scorrione a Modica, dove il team diretto dal Prof. Joan Pinar Gil dell’Università Ceca di Hradec Králove, sta indagando alcuni ipogei tardoantichi.