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L'intervista

Screening, Levita: “La prevenzione è una medicina che agisce e Asp Palermo abbatte le distanze” CLICCA PER IL VIDEO

lunedì 1 Settembre 2025

Non è una medicina che attende ma una medicina attiva quella che stiamo mettendo in campo. Per questo abbiamo messo in movimento non solo le nostre strutture fisse ma anche i mezzi mobili, i camper degli screening oncologici, che ci consentono di raggiungere quartieri e piccoli Comuni dove spesso la distanza o la mancanza di tempo rappresentano un ostacolo. Sono veri e propri ambulatori viaggianti, allestiti con mammografi digitali e personale specializzato: tecnici di radiologia, ostetriche, infermieri e amministrativi. Ogni uscita coinvolge decine di professionisti e permette di effettuare, in una sola giornata, centinaia di esami.

A dichiararlo è Antonino Levita, direttore sanitario dell’Asp di Palermo, che racconta la nuova stagione degli screening nella provincia, fatta di prossimità, accessibilità e di un’organizzazione che non aspetta che siano i cittadini a bussare, ma va loro incontro.

Nel primo semestre del 2025 gli Open Day itineranti hanno toccato 31 località della provincia, con oltre 15.700 prestazioni complessive. Solo per gli screening oncologici – mammella, cervice uterina e colon-retto – sono stati effettuati quasi 3.000 esami, che hanno permesso di individuare 7 tumori della mammella in fase precoce.

Un vero cambio di passo rispetto al passato, sottolineato anche dai dati del Report Screening 2024 dell’Assessorato regionale alla Salute: a Palermo l’adesione allo screening del collo dell’utero è salita al 29,3% (era 26,9% nel 2023), mentre lo screening mammografico si è fermato al 32,8%, in calo rispetto al 38,3% dell’anno precedente. Resta invece molto bassa la partecipazione allo screening del colon-retto, ferma attorno al 18%, soprattutto tra gli uomini.

“La prevenzione non può restare ferma – ribadisce –. Abbiamo scelto di ribaltare l’approccio: non aspettare che l’utenza si muova, ma essere noi i primi a offrire possibilità concrete, vicine, adattabili ai ritmi della vita quotidiana. È questa la filosofia che ci ha guidato, ed è per questo che non parlo di una medicina che attende, ma di una medicina attiva”.

Un esempio concreto arriva dall’apertura dei servizi nei fine settimana: “Nel mese di giugno abbiamo aperto gli ambulatori anche di sabato e domenica per consentire alle donne lavoratrici di sottoporsi alla mammografia. È stata una scelta organizzativa impegnativa, che ha coinvolto decine di operatori, ma che ha dato frutti immediati. In pochi giorni abbiamo superato le 900 mammografie. Numeri che ci confermano la bontà della strada intrapresa”.

Ma l’attenzione non si limita al tumore della mammella. Abbiamo potenziato anche lo screening del collo dell’utero, con percorsi mirati che ci hanno permesso di arruolare donne che forse non avrebbero mai aderito spontaneamente. Inoltre stiamo sperimentando una fidelizzazione precoce: contattiamo le donne già l’anno precedente rispetto all’età di ingresso nel programma, così da accompagnarle passo dopo passo in un percorso di consapevolezza”.

Lo stesso vale per lo screening del colon-retto, dove però la partecipazione resta più difficile. Su questo fronte i maschietti ci aiutano meno. Eppure è uno strumento fondamentale di prevenzione, semplice e non invasivo, che può salvare la vita. Per questo stiamo intensificando le campagne informative e le occasioni di accesso, proprio per superare barriere culturali e reticenze che ancora persistono”.

Non solo oncologia: l’Asp ha avviato anche percorsi dedicati alla prevenzione della vista, con screening visivi e logopedici in età pediatrica.

“Abbiamo promosso giornate di controlli oftalmologici gratuiti e avviato iniziative specifiche – sottolinea –. In particolare, dedichiamo grande attenzione ai bambini: lo screening cardiologico in età pediatrica è un tassello prezioso, perché ci permette di intercettare precocemente situazioni che, se non riconosciute, potrebbero compromettere la crescita e la qualità della vita”.

Per ampliare l’offerta l’Asp ha moltiplicato i canali di accesso. “Abbiamo attivato tutto ciò che la normativa ci consente. Dalla piattaforma dei medici di medicina generale alla risposta diretta alla lettera di invito, fino alle campagne socialprosegue –. In più abbiamo deciso di coinvolgere i luoghi di lavoro, dove spesso il tempo e le abitudini rappresentano barriere invisibili all’adesione. Da qui nascono collaborazioni mirate: con Amat, con l’amministrazione penitenziaria, con l’Inps, Rap, l’Ismett e diversi circoli cittadini. Abbiamo scritto, ci siamo confrontati e i nostri professionisti hanno già effettuato sopralluoghi per programmare giornate dedicate in funzione delle esigenze dei dipendenti. È un modo per dire che la prevenzione si adatta alle persone, e non viceversa”.

“Dietro ogni apertura straordinaria c’è una squadra compatta. Non sono solo numeri, ma medici, ostetriche, tecnici, infermieri e personale amministrativo che lavorano insieme. Loro sono il motore di questa medicina attiva, perché senza il loro impegno non potremmo garantire qualità e continuità. L’obiettivo è consolidare queste pratiche e renderle parte integrante del nostro modello organizzativo. La medicina del territorio deve farsi vicina, deve bussare alle porte, deve entrare nei luoghi di vita e di lavoro. Solo così la prevenzione diventa realtà. Perché, lo ribadisco, la nostra non è una medicina che attende, ma una medicina che agisce, conclude.

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