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Il report

Sicilia paralizzata dalla burocrazia: costi elevati e inefficienza amministrativa per piccole e medie imprese

martedì 29 Ottobre 2024

Secondo uno studio della Cgia di Mestre, la burocrazia costa ogni anno alle PMI italiane circa 80 miliardi di euro, un vero e proprio “macigno” che in Sicilia, più che altrove, soffoca la competitività e scoraggia nuovi investimenti.

 

La Sicilia è spesso descritta come una terra dalle grandi potenzialità, un bacino culturale e storico che tuttavia si scontra con problemi sistemici che frenano lo sviluppo economico e sociale. Tra questi, la burocrazia si erge come uno dei principali ostacoli, imponendo un peso insostenibile sulle piccole e medie imprese (PMI), spina dorsale dell’economia isolana.

L’impatto della burocrazia è significativo e va oltre il semplice onere finanziario. In Italia, il 73% degli imprenditori denuncia che la complessità delle procedure amministrative rappresenta un freno per la propria attività.

Una percentuale ben superiore alla media dell’Eurozona (57%) e che posiziona il Paese tra i più svantaggiati in Europa, accanto a Grecia e Slovacchia.

 

 

In Sicilia, questo ostacolo è avvertito in maniera ancora più marcata. Le PMI devono affrontare lunghe attese per l’ottenimento di permessi e autorizzazioni, costi elevati per la gestione di pratiche e, spesso, la duplicazione di documenti già in possesso delle autorità pubbliche.

 

Il costo della burocrazia per le PMI siciliane

 

L’inefficienza burocratica in Sicilia è evidenziata dall’Institutional Quality Index (IQI), un indice che misura la qualità delle istituzioni pubbliche nelle diverse province italiane.

Nella classifica nazionale, le province siciliane occupano le posizioni più basse: Caltanissetta, Trapani e Catania si trovano tra le ultime dieci, con punteggi particolarmente preoccupanti in termini di efficacia amministrativa e infrastrutturale.

Palermo e Messina non sono da meno, con indici che riflettono una PA lontana dagli standard di efficienza del Nord Italia. Questa situazione pone le imprese siciliane in una condizione di svantaggio competitivo rispetto a quelle di regioni in cui la burocrazia è meno onerosa e più orientata al supporto dello sviluppo economico.

 

Un divario territoriale che frena la produttività

 

L’indice di qualità istituzionale sottolinea un problema strutturale che divide il Paese: le regioni del Nord, come Trento e Trieste, possono vantare istituzioni pubbliche efficienti e produttive, mentre al Sud, e in particolare in Sicilia, le difficoltà amministrative sono causa di rallentamenti significativi.

Secondo l’OCSE, la correlazione tra efficienza amministrativa e produttività è stretta e dimostra come le aree con una PA più funzionale favoriscano l’incremento della produttività media del lavoro. In Sicilia, invece, l’inefficienza della pubblica amministrazione si traduce in ritardi nei servizi sanitari, carenze infrastrutturali e difficoltà nell’amministrazione della giustizia, elementi che insieme compromettono la competitività del settore privato.

 

Produttività media del lavoro delle imprese

 

Questi ritardi e inadeguatezze rappresentano un costo nascosto, che si aggiunge ai costi diretti della burocrazia. Gli imprenditori si trovano spesso ad affrontare un lungo iter per completare una pratica amministrativa, sottraendo tempo e risorse che potrebbero essere dedicate al miglioramento della propria attività.

Questa situazione è particolarmente critica per le micro e piccole imprese, che non dispongono delle risorse necessarie per sostenere costi amministrativi aggiuntivi e sono quindi le più vulnerabili di fronte a un sistema burocratico inefficiente.

 

imprese

 

Le proposte della Cgia Mestre per rendere più competitive le istituzioni pubbliche in Sicilia

 

Affinché la Sicilia possa recuperare competitività e favorire la crescita delle sue PMI, è essenziale affrontare con urgenza la questione burocratica. La Cgia di Mestre ha proposto all’interno del report una serie di interventi per rendere più efficienti le amministrazioni pubbliche, molti dei quali potrebbero essere particolarmente utili per il contesto siciliano.

Tra le soluzioni proposte figurano:

1. Semplificazione normativa: Ridurre il numero di leggi, decreti e regolamenti che spesso si sovrappongono. Questo approccio consentirebbe ai funzionari pubblici di lavorare in un contesto meno complesso e soggetto a interpretazioni, accelerando così le decisioni amministrative.

2. Informatizzazione della PA: Potenziare i servizi digitali, rendendo i siti web più accessibili e semplificando l’iter delle richieste online. In Sicilia, la digitalizzazione è spesso limitata, con molte amministrazioni che non dispongono di piattaforme adeguate per la gestione delle pratiche online.

 

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3. Integrazione delle banche dati: Unificare le banche dati pubbliche per evitare la duplicazione delle richieste di documentazione alle imprese e ai cittadini. Questo passaggio potrebbe ridurre significativamente il carico amministrativo sulle PMI, permettendo loro di risparmiare tempo prezioso.

 

4. Formazione continua per i dipendenti pubblici: In Sicilia, la professionalizzazione dei dipendenti pubblici può fare la differenza per migliorare l’efficienza del sistema. Investire nella formazione e aggiornamento del personale può garantire una gestione più efficace e orientata al supporto delle imprese locali.

 

Il futuro delle PMI siciliane: urgenza di riforme e necessità di cambiamento

 

Nonostante il panorama attuale sembri scoraggiante, vi sono segnali di possibile miglioramento. L’attenzione delle istituzioni verso una PA più moderna e digitalizzata, l’impegno per una riduzione delle norme inutili e la volontà di investire nella formazione dei dipendenti pubblici rappresentano delle opportunità irrinunciabili per la Sicilia.

Le imprese locali, che oggi faticano a competere a causa di una burocrazia paralizzante, potrebbero beneficiare di una serie di riforme mirate.

 

 

Un sistema pubblico più efficiente non solo aiuterebbe le PMI a crescere, ma attirerebbe anche nuovi investitori, incoraggiando lo sviluppo di settori chiave per l’economia regionale, come il turismo, l’agricoltura e le tecnologie digitali.

La Sicilia, con il suo enorme potenziale e le sue risorse umane e naturali, merita un’amministrazione che sappia valorizzarle. Ridurre la burocrazia e renderla funzionale agli obiettivi di crescita non è solo una questione economica, ma anche di giustizia sociale: ogni imprenditore dovrebbe avere le stesse opportunità di successo, indipendentemente dalla regione in cui opera.

 

Fonte Dati: BUROCRAZIA DA INCUBO- CGIA MESTRE REPORT 

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