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Sindaco di Palermo per amor di Patria o di partito?

giovedì 31 Marzo 2022
Palazzo delle Aquile si illumina col tricolore, Comune di Palermo

Ti devi candidare‘ era stato l’ordine impartito al futuro sindaco di Roma Francesco Rutelli nell’interpretazione satirica di Corrado Guzzanti, a sottolineare come l’ex radicale non avesse alcuna voglia di diventare primo cittadino della Città Eterna.

Manlio Melluso

Oggi una parodia del genere sarebbe adattissima a Palermo: nonostante fiocchino nomi, nessuno sembra volere davvero fare il sindaco della Quinta città d’Italia. Pare invece che tutti i concorrenti finora in campo, o quasi, abbiano ‘subito’ il diktat dalle segreterie romane dei partiti. Gli unici a voler correre davvero sono, probabilmente, Franco Miceli, che ha penato non poco prima di ricevere i ‘galloni’ di candidato da Pd, sinistra, civici e M5S, e Roberto Lagalla, che da poco ha formalizzato le proprie dimissioni da assessore regionale.

Dalle altre parti si tratta di candidature annunciate a favore di bilancino in vista delle elezioni regionali. Già, perché è evidente che chi si accaparrerà la (scomoda) poltrona di candidato a sindaco di Palermo, tra le formazioni politiche, difficilmente potrà ottenere l’investitura anche per la Presidenza della Regione.

E’ questo il quadro che emerge osservando come i diversi candidati sono arrivati a proclamarsi tali: nel centrosinistra il tira e molla su Miceli è stato lungo. La candidatura è arrivata dopo distinguo, spaccature, passi indietro, mezzi addii, viaggi a Roma, ricuciture e – finalmente – l’annuncio. Resta da capire ‘a chi appartiene‘ ufficialmente Miceli. Il Pd è arrivato alla sintesi sul Presidente degli Architetti solo dopo una frizione interna che ha portato il diretto interessato a ritirare la propria disponibilità, salvo poi la ricomposizione nei dem. Dalle parti di Sinistra Civica ed Ecologista ci si è profusi in elogi e ‘tappeti rossi’ fin da subito per Miceli, mentre il M5S ha dovuto fare i conti con la fronda interna e con l’assenza di un referente locale che desse indicazioni, tanto che lo stesso Giuseppe Conte si è dovuto occupare direttamente della questione. Dulcis in fundo, Leoluca Orlando non sembra avere accolto con il calore che ci si aspettava l’investitura di Miceli (e fino all’ultimo il sindaco ha provato ad affidare alle primarie il tentativo di dipanare la questione candidatura).

Nonostante la sintesi raggiunta, però, resta aperta una questione: Miceli è il candidato della coalizione, ma in che quota? ‘A cu appartiene?’, appunto. E’ un candidato civico, si dirà. Ok, ma questa affermazione lascia  senza risposta la domanda sul candidato di coalizione alle prossime regionali: chi lo esprimerà? Il Pd? Il Movimento 5 Stelle? La Sinistra? Il manuale Cencelli delle candidature rischia di trasformarsi in una coperta troppo corta.

Non che nel centrodestra ci sia serenità, con i candidati che fioccano da tutte le parti: è scesa in campo Carolina Varchi per Fratelli d’Italia; Francesco Scoma ha annunciato la sua candidatura per la Lega (anche se nulla è stato formalizzato), che a Palermo corre con il simbolo ‘Prima gli italiani’; Francesco Cascio ha ricevuto l’investitura di Gianfranco Micciché, sebbene quest’ultimo debba fare i conti con la fronda interna al partito e – udite udite! – con Marcello Dell’Utri, in un’inedita contrapposizione tra i due ex di Publitalia. C’è poi Francesca Donato, e anche gli autonomisti, con Totò Lentini, hanno un loro concorrente.

Nessun nome da #DiventeràBellissima, il movimento del Presidente della regione Nello Musumeci, che pure può contare su Alessandro Aricò, il quale invece, potrebbe essere scelto dal governatore come assessore in sostituzione di Lagalla. A Palermo Musumeci sembra avere abbracciato la corsa della meloniana Varchi (proprio Aricò era presente alla presentazione della candidatura dell’avvocato palermitano alla presenza di Ignazio La Russa e Francesco Lollobrigida). Una partita a scacchi che vede coinvolta anche la ricandidatura di Musumeci, al momento spalleggiato da Giorgia Meloni e punzecchiato da Micciché e dalla Lega. Da parte sua il Carroccio vorrebbe riempire la casella di candidato governatore col nome del segretario regionale Nino Minardo: anche in questo caso, dunque, una diretta influenza delle scelte delle amministrative sulle prossime regionali.

C’è poi l’ala centrista-draghiana alla quale, oltre all’autodichiaratosi candidato civico (sebbene abbia aderito pochi mesi fa all’Udc) Roberto Lagalla, sono riferibili Davide Faraone di Italia Viva, che tempo fa ha accettato (di buon grado o meno non è dato sapere) l’investitura per Palermo da Matteo Renzi in persona, e Fabrizio Ferrandelli di +Europa, appoggiato anche da Azione di Carlo Calenda, che arriva alla terza candidatura ma che fino a qualche tempo fa, nonostante l’impegno costante in consiglio comunale, sembrava avere intenzione di percorrere strade diverse dalla corsa a Palazzo delle Aquile.

Un suicidio di massa? Un ‘tutti contro tutti’ destinato a mietere vittime sul campo delle urne? Probabilmente no. Difficilmente si può pensare che il sindaco di Palermo possa essere eletto al primo turno. Se la quadra non si dovesse raggiungere prima, gli equilibri si assesteranno nel probabile ballottaggio, così da capire chi ha un peso elettorale considerevole e chi ne ha di meno, chi dovrà rappresentare un candidato sindaco ‘di sintesi’ a Palermo e chi dovrà attendere le Regionali per esprimere il proprio. Nel mazzo anche la questione Messina.

Insomma, il risiko della politica. In mezzo c’è Palermo da gestire, con tutte le sue emergenze da affrontare: i cimiteri con le bare insepolte, le strade colabrodo, una macchina comunale arrugginita e senza personale, uffici che ci mettono un’eternità per il rilascio di documenti e, soprattutto, le casse vuote, con un piano di riequilibrio che ha generato polemiche a mai finire e che secondo alcuni potrebbe imbrigliare l’azione politica del prossimo sindaco: un primo cittadino che rischierebbe di trovarsi con le mani legate. Ed è forse anche per questo che non si percepisce grande entusiasmo da parte di chi corre per la successione a Leoluca Orlando.

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