In occasione di un incontro che si è tenuto a Roma, presso il monumento di Giacomo Matteotti per ricordare il suo assassinio, gli esponenti di Socialdemocrazia SD, insieme a rappresentanti di altri partiti, hanno fatto un’analisi dell’attuale situazione politica post-elettorale.
“E’ venuto il tempo di abbandonare atteggiamenti vittimistici e di cercare di riunire sotto lo stesso tetto tutte le forze socialiste riformiste illuminate, democratiche, antifasciste e anticomuniste- scrive il segretario nazionale di Socialdemocrazia SD Umberto Costi– Il Pd deve trovare la forza e la convinzione culturale di guardare la storia in direzione socialista e democratica, invece, purtroppo, va prendendo sempre più consistenza l’eventualità che Letta e tutto il partito, dopo averla determinata, si avviino a consolidare la vittoria del Centro-Destra per i prossimi 10 anni. A questo, infatti, potrebbe andare incontro l’Italia se l’autocritica interna al partito si risolvesse, attraverso un logorante dibattito sulle alleanze, in una asfittica operazione di cosmesi congressuale con cambio di nome e di gruppo dirigente. Il tunnel nel quale si infilerebbe il PD, lo porterebbe sulla scivolosa china delle mini-scissioni, dei malinconici abbandoni nonché della rincorsa perniciosa a ridosso dei 5 Stelle”.
Costi ricorda quanto accaduto in passato, dal travaglio del PCI dalla “Bolognina” in poi, quando restarono nel guado, a metà tra cambiamento radicale e occasionali e strumentali camouflages. “Da una parte, non avvertirono la potenziale espansione in Italia di istanze di centro destra, dall’altra, mirarono a profittare dell’immane bufera che si stava abbattendo sul socialismo italiano in tutte e due le sue componenti. Da qui, gli ex comunisti debbono ripartire se non vogliono scadere a livello del medico che senza diagnosi si appresta a curare la polmonite con la tachipirina. L’errore fu appunto nella mancanza di strategia. Oggi, è anche un dovere verso l’Italia ad imporre al PD di rivisitare se stesso, traguardando il proprio destino nei tempi medio- lunghi, e dunque senza indulgere a forvianti aspettative elettorali di breve periodo. Non c’è, dunque, bisogno di sciogliere ora un partito che comunque rappresenta un pilastro della stabilità democratica e della coesione sociale italiana. Lo scioglimento e un nuovo nome, infatti, debbono esprimere il punto di sintesi finale del cambiamento e non la premessa di esso. In questo senso, si porrebbe in un profilo di alta nobiltà laica dare vita da subito ad una Costituente socialdemocratica preceduta da ufficiali consultazioni”.
Costi invita il Pd a farsi promotore dell’ iniziativa, chiamando a ruoli protagonisti tutte le componenti socialiste e progressiste. “D’altronde deve essere esaltante battersi per ritrovare, attualizzandole, le proprie radici etiche, e di dottrina, quelle cioè che, pur da diversi spalti politici, animarono nel secolo scorso tutti i socialisti italiani nella lotta per la redenzione delle classi meno abbienti, quale premessa dell’edificazione di una società di “liberi e di uguali”.