Il Suino nero dei Nebrodi è una delle eccellenze gastronomiche più conosciute della Sicilia e non solo per quel che concerne la carne. Un prodotto straordinario, espressione peculiare e non replicabile del suo territorio d’origine, che richiede una lavorazione lunga e complessa prima di poter essere venduto e consumato sulle tavole.
Già riconosciuto come presidio Slow Food, da ormai tanti anni il suino nero dei Nebrodi è al centro di un impegno costante affinché gli venga riconosciuto lo status di prodotto a Denominazione d’origine protetta (DOP). Una condizione che, al di là del prestigio, darebbe maggiori tutele a tutti i soggetti coinvolti nella filiera (come gli allevatori, chiamati a grandi sforzi affinché il suino raggiunga le caratteristiche di crescita idonee) e anche ai venditori e ai consumatori.
Consumatori che, al momento di comprare il Suino nero dei Nebrodi, rischiano di ritrovarsi a mangiare un prodotto magari anche buono ma che difficilmente può avere qualcosa a che spartire con l’originale maialino.
La denuncia nel caso specifico arriva da Francesco Calanna, presidente del GAL dei Nebrodi e della Federazione Agricoltori Siciliani che nei giorni scorsi su Facebook ha pubblicato un post nel quale mostrava che, all’interno di un supermercato palermitano di una nota catena, venisse venduto come Suino dei Nebrodi una salsiccia di un maiale nato e parzialmente allevato in Francia.
“Ormai del suino nero dei Nebrodi si è fatto uso e abuso – si legge nel post – chi ha il dovere di vigilare non vigila, siamo colonizzati dall’impostura. Nei prossimi giorni la FAS e il distretto del cibo Nebrodi – Valdemone, assumeranno azioni a tutela degli allevatori e trasformatori del nero”.
Ai nostri microfoni Calanna ha spiegato con contezza di dettagli l’azione compiuta dal FAS in merito alla vicenda: “Come Federazione Agricoltori Siciliani abbiamo presentato – ha affermato – un atto informativo alle autorità competenti a Roma e all’Assessorato Regionale Agricoltura per denunciare questo fatto per capire se ci sono gli estremi di un intervento. Credo che la struttura abbia utilizzato un’etichetta ingannevole. Un suino nato in Francia e ingrassato tra la Francia e l’Italia non può diventare per magia suino dei Nebrodi. Per questo chiediamo alle autorità competenti di vigilare perché devono essere tutelati sia i consumatori che gli allevatori e i produttori di questo pregevole prodotto”.
In merito a ciò che si deve fare per tutelare il prodotto Calanna ha individuato tre passaggi importanti: “Ritengo che il raggiungimento di una DOP sia importante e fondamentale perché dà al prodotto la giusta tutela, garatendo i consumatori. Poi bisogna strutturare e organizzare la filiera degli allevatori, dei produttori, dei trasformatori e dei commercianti: su questo fronte stiamo lavorando nel territorio. C’è sull’argomento una grandissima sensibilità da parte dell’assessorato e nello specifico del dottor Cartabellotta. Il secondo elemento aggiunto è l’accentuazione dei controlli”.
In passato è già successo in contesti diversi che venisse presentata come Nero dei Nebrodi della carne prodotta all’estero o comunque fuori sede. Una circostanza spiacevole che, come detto, danneggia sia i produttori che i consumatori. In tal senso dei riconoscimenti di categoria diventano fondamentali per la tutela di chi impegna tempo e risorse per presentare sulle tavole un prodotto che non può essere per definizione scisso dal suo contesto d’origine.