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Taormina al dissesto: in arrivo 3 commissari per ripianare i debiti

lunedì 5 Luglio 2021

La bocciatura del piano di riequilibrio del Comune di Taormina, sancita dalla Corte dei Conti il 25 maggio scorso, è ormai irrimediabile. La casa municipale rinuncia al ricorso ed entro fine mese delibererà la dichiarazione di dissesto finanziario.

“Il Comune di Taormina, nell’arco dei prossimi 20 o 30 giorni, dovrà dichiarare il dissesto finanziario – ha spiegato il sindaco Mario Bolognari -. Mi ero riservato di leggere le motivazioni della bocciatura del piano, decisa dalla Corte dei Conti il 25 maggio scorso  – ha aggiunto il primo cittadino – e queste motivazioni sono arrivate e sono contenute in 51 pagine. Ho fatto leggere questo giudizio della Corte dei Conti a degli esperti contabili e giuridici ed il pronunciamento è fondamentalmente riconducibile, in sostanza, a quattro aspetti. Mancano lgli atti transattivi, di adesione a coloro che avanzano dei soldi dal Comune, sia per quanto riguarda la quantificazione del loro avere che per quanto concerne la eventuale rateizzazione nel tempo di questi crediti. Ciò viene ritenuto dalla Corte e dagli esperti un vizio insuperabile. Seconda questione: sono sorte, rispetto alla quantificazione del debito a suo tempo fatto nel febbraio 2018 che corrispondeva a 18 milioni di euro, delle nuove passività non che si sono create successivamente quindi a quella data ma che si sono scoperte dopo. E’ “l’Operazione Verità”, come io l’ho chiamata, perchè alcune cifre erano sotto-stimate e altre sono emerse in seguito perchè si sono scoperti nuovi debiti. Mi riferisco a una massa consistente del contenzioso era stata stimata in 2 milioni mentre noi abbiamo dovuto certificare che si trattava di una cifra molto più ampia. Terza motivazione: dei 18 milioni di debiti dichiarati, ben 11 dovevano essere coperti con un mutuo da contrarre con la Cassa Depositi e Prestiti. La Corte ci dice, però, e anche la CdC che non il mutuo non può coprire spese correnti come si prevede nel piano di riequilibrio. E l’ultimo punto è la incerta quantificazione dell’indebitamento con le partecipate ed in particolare con il Consorzio Rete Fognante e con Asm sul dare-avere. Lo avevo detto che era una incognita che poteva trascinare il Comune nel dissesto finanziario”.

L’intenzione espressa dal primo cittadino è quella di chiudere i conti con il passato e risanare l’ente. Il piano di riequilibrio stoppato dalla CdC prevedeva la copertura di debiti per complessivi 18 milioni e 429 mila euro come da delibera che era stata approvata dal Consiglio comunale nella passata consiliatura nel febbraio 2018. A questa somma si aggiungeranno i debiti fuori bilancio con un importo, che è superiore ai 2 milioni inizialmente stimati, e si tratta di una cifra che a suo tempo non è stata deliberata dall’ente.

Non appena il Civico consesso in carica dichiarerà il dissesto, cosa che accadrà in pratica entro fine mese, si avrà una doppia gestione dell’ente: rimarranno in carica sindaco, Giunta e Consiglio comunale ma al contempo il Ministero dell’Interno nominerà una commissione di tre commissari che saranno incaricati di occuparsi della parte riguardante tutti i debiti e crediti dell’ente sino alla data dello scorso 31 dicembre 2020. Il Comune ha un debito da ripianare ma anche un ampio credito mai riscosso, in primi con 30 milioni di euro circa di imposte che mancano all’appello (di cui circa un terzo riferito alla bollettazione del servizio idrico). L’ente locale taorminese al momento ha una liquidità di cassa di circa 15 milioni di euro, di cui 9 erano già stati bloccati proprio per il pagamento di debiti maturati dal Comune. C’è da fare i conti con i creditori, a partire dall’ex Impregilo (oggi WeBuild). Il contenzioso sui lavori che portarono alla realizzazione dei parcheggi di Taormina, nell’ambito del quale l’impresa ha chiesto un maxi-risarcimento di circa 28 milioni, prosegue e fa il suo corso nelle varie aule di tribunali con una battaglia in atto ormai da un ventennio ma, nel frattempo, c’è già un debito andrà soddisfatto e quindi pagato dal Comune e riguarda una sentenza passata in giudicato che obbligherà il Comune di Taormina a versare 5 milioni di euro ad Impregilo.

Bisognerà soprattutto mettere una “pietra tombale” sui rapporti tra il Comune e le partecipate, andando a soddisfare le pendenze che l’ente ha nei confronti del Consorzio Rete Fognante (di cui sono soci anche Letojanni, Giardini e Castelmola) e verso l’Azienda Servizi Municipalizzati. Si dovrà risolvere e chiudere in fretta la questione del dare-avere, con Asm che attende il pagamento dei servizi resi dal 2010 e per tutto un decennio, per un importo che ammonta a circa 2 milioni e 400 mila euro.

“Non è una catastrofe – secondo il sindaco -, la città è ricca e si tratta di chiudere con il passato e risanare in modo definitivo, anche altri comuni hanno dichiarato dissesto e nulla è accaduto di irreparabile. Bisognerà stringere la cinghia, essere coerenti e tenere i nervi saldi”, ha rimarcato il sindaco, alle porte di uno scenario che vedrà gli amministratori del Comune rimanere in carica, mentre il Ministero dell’Interno nominerà tre commissari che si occuperanno del risanamento dei debiti dell’ente.

“Questa situazione – ha detto Bolognari – deriva da un lungo procedimento iniziato nel febbraio 2018, quando fu approvato dal Consiglio comunale un piano di riequilibrio per il pagamento dei debiti che si erano accumulati nel tempo e che si riferivano a lunghe e antiche vicende di contenzioso con aziende e privati che avanzavano soldi dal Comune di Taormina. Il piano è stato esaminato dal Ministero dell’Interno soltanto il 4 novembre 2020, cioè con due anni e mezzo di ritardo e questa relazione negativa sul piano è stata mandata alla Corte dei Conti di Palermo, che il 25 maggio 2021 in una udienza ha sentenziato che questo piano non può essere approvato. E’ una lunga vicenda, iniziata nel 2018 ma che in realtà aveva avuto due tappe precedenti nel 2013 e nel 2016, quando erano stati approvati altri piani di riequilibrio che erano stati superati perchè l’Amministrazione del tempo ritenne che non fossero sufficienti, e che si conclude oggi”.

“Si dirà che entro cinque mesi la nuova Amministrazione avrebbe potuto rimodulare il piano – ha aggiunto Bolognari – ma non esistevano i presupposti e avremmo gonfiato ulteriormente l’indebitamento. Si poteva ritirare il piano e dichiarare il dissesto ma per continuità abbiamo difeso sino all’ultimo, sino al 25 maggio, un piano che sapevamo avere molte criticità e che speravamo comunque potesse essere approvato. Ora bisognerà dichiarare il dissesto, quello che si sarebbe dovuto fare già nel 2013. Si dirà che quando c’è il dissesto aumenteranno tutte le tasse ma a Taormina le aliquote sono già al massimo da diversi anni. Non corrono pericolo nè il personale del Comune nè quello di Asm. Interverrà una commissione ministeriale che gestirà sia i debiti che i crediti del Comune maturati sino al 31 dicembre 2020”.

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