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L'intervista de ilSicilia.it: esempi di leadership orizzontale e talento

Terzo Settore, solo il 7% degli ETS è guidato da under 35: a Palermo, tre giovani presidenti sfidano i numeri con cultura, competenza e innovazione

giovedì 25 Dicembre 2025

Non solo numeri, ma un nuovo modo di gestire la cultura: Un’intervista che svela come la leadership orizzontale e femminile stia riscrivendo le regole dell’associazionismo.

In un’Italia che invecchia, la gestione del bene comune prova a cambiare volto. L’indagine nazionale “Verso una nuova leadership del Terzo settore”, realizzata da Percorsi di Secondo Welfare e dall’Università Milano-Bicocca per Acri, scatta una fotografia netta: solo il 7,1% degli Enti è guidato da under 35. Tuttavia, dove i giovani prendono il timone, emergono segnali di profonda trasformazione: modelli di governance più inclusivi, parità di genere e una visione della cultura come motore di rigenerazione urbana.
L’indagine realizzata da Percorsi di Secondo Welfare, insieme all’Osservatorio Statistico sul Terzo Settore dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca, nell’ambito del premio nazionale “GenP – Giovani che partecipano”, promosso da Acri, evidenzia un quadro significativo in una società dalla demografia in trasformazione.
Come sottolinea il presidente Acri Giovanni Azzone “intendiamo valorizzare un percorso di rinnovamento già in atto nel Terzo settore, in cui il contributo delle nuove generazioni si affianca all’esperienza delle organizzazioni più mature. L’indagine mostra che, pur essendo ancora minoritaria, la presenza di leader under 35 porta con sé segnali significativi: modelli di governance più inclusivi, un maggiore equilibrio di genere e un forte radicamento nei territori. Gli oltre 400 progetti candidati alla prima edizione rappresentano un patrimonio di idee ed energie che testimonia un desiderio di partecipazione diffuso nel Paese. I tre progetti vincitori esprimono modalità diverse ma complementari di coinvolgere i giovani, promuovendo cultura, benessere e rigenerazione delle comunità”.
I vincitori premiati dall’Acri sonoUnivox ETS – Bari, per il progetto “BenEssere InCorso”, che promuove il benessere mentale e la prevenzione del disagio giovanile attraverso talk, laboratori e sportelli di supporto psicologico, pedagogico e studentesco; Congerie APS – Montecassiano (Mc), per il festival-laboratorio “I fumi della fornace”, che intreccia poesia, arti performative e rigenerazione urbana, coinvolgendo artisti, studenti e abitanti in un’esperienza di creazione collettiva; Lo Snodo – Erba (Co), per il progetto di rigenerazione della stazione ferroviaria di Erba, che è stata trasformata in un laboratorio permanente per promuovere cultura, formazione e socialità.

I dati del RUNTS

Basandosi sugli ETS iscritti al Registro Unico Nazionale del Terzo Settore (134.815 enti iscritti) nel secondo semestre del 2025, i dati rilevano che nel Terzo settore italiano i leader under 35 rappresentano solo il 7,1% del totale degli enti.
Ma la loro presenza è più alta nel Mezzogiorno (circa l’8%, con un picco del 9,7% in Calabria), in Valle d’Aosta (9,6%) e in Trentino-Alto Adige (11,7%). Guidano organizzazioni più attive nel settore Cultura e meno nei Servizi sociali rispetto al totale degli ETS, con un maggiore equilibrio di genere: il 59,3% degli ETS guidati da almeno un under 35 ha una legale rappresentante donna. Inoltre, nel 71% dei casi i legali rappresentanti under 35 provengono dalla stessa provincia in cui opera l’ente. Emerge il profilo di un Terzo settore nuovo, con il 74% degli ETS under 35 costituiti da meno di 15 anni – quasi la metà sotto i 5 anni – a fronte di un’età mediana nazionale di 17 anni.

Solo il 7,1% degli Enti del Terzo settore italiani è guidato da under 35, ma dove questo accade emergono segnali di rinnovamento, maggiore equilibrio di genere e un forte radicamento territoriale. È uno dei dati più interessanti che emerge da “Verso una nuova leadership del Terzo settore”, l’indagine realizzata da Percorsi di Secondo Welfare insieme all’Osservatorio Statistico sul Terzo Settore dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca nell’ambito del premio nazionale “GenP – Giovani che partecipano” promosso da Acri per premiare le organizzazioni non profit che promuovono la partecipazione giovanile e coinvolgono gli under 35 nei loro organi di amministrazione.

La ricerca è stata realizzata da Elisabetta Cibinel (Percorsi di Secondo Welfare) insieme a Carlo Bottai e Francesco Trentini (Osservatorio Statistico sul Terzo Settore).

La ricerca analizza il ruolo degli under 35 negli i Enti del Terzo Settore in Italia, collocando il tema nel più ampio quadro delle trasformazioni demografiche e del ruolo della filantropia nel sostenere il protagonismo giovanile. Dopo una panoramica sugli enti iscritti al RUNTS, per tipologia, distribuzione territoriale, ambiti di attività e profilo dei legali rappresentanti, lo studio approfondisce il caso specifico delle organizzazioni guidate da under 35, mettendone in luce caratteristiche e peculiarità.

 

I dati raccolti offrono una prima lettura delle dinamiche in atto e aprono a ulteriori possibili interpretazioni. La ricerca si chiude con un focus sulla prize philanthropy come possibile strumento a supporto dell’innovazione e delle nuove leadership nel Terzo settore.

La ricerca si basa sui dati provenienti dal Registro Unico Nazionale del Terzo Settore (RUNTS) che, pur non comprendendo la totalità delle organizzazioni non profit, costituisce la principale banca dati pubblica, aggiornata e comparabile a livello nazionale, offrendo un quadro attendibile della parte formalmente riconosciuta e regolata del Terzo settore. I dati del RUNTS sono stati raccolti e validati dall’Osservatorio Statistico sul Terzo Settore dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca ed elaborati in collaborazione con Percorsi di Secondo Welfare. Per misurare la presenza giovanile nella governance del Terzo settore si è scelto di considerare i/le legali rappresentanti di età pari o inferiore ai 35 anni, poiché tale figura costituisce l’indicatore più diretto e uniformemente rilevabile della leadership formale all’interno degli enti in base ai dati resi accessibili dal Registro.

 

Le principali evidenze

Dalla ricerca emerge come la presenza di leader under 35 sia marginale nel Terzo settore, dove la leadership è ancora anziana e prevalentemente maschile. Tuttavia i giovani sono più presenti nelle regioni del Sud, in Valle d’Aosta e in Trentino-Alto Adige e tendono a operare maggiormente nei territori di origine.

Inoltre, gli ETS guidati da under 35 mostrano un netto cambio di passo sul piano della governance: cresce significativamente la presenza femminile ai vertici, indicando modelli più inclusivi e paritari. Da segnalare poi come queste organizzazioni siano in larga parte di recente costituzione: i giovani entrano nel settore soprattutto creando nuovi enti, più che subentrando in quelli esistenti. Quanto alle attività, i giovani si orientano più verso la cultura e meno verso i servizi sociali, potenzialmente contribuendo a ridefinire il volto futuro del Terzo settore italiano.

 

FONTE DATI:  Indagine “Verso una nuova leadership del Terzo settore”

 

Palermo, il futuro ha meno di 35 anni: l’esperienze di GiN APS, 90100 Lab e Canta Rei

 

C’è una Palermo che non aspetta. Una Palermo che non bussa alle porte del passato per chiedere permesso, ma che le spalanca con la forza di idee fresche e una competenza che profuma di futuro. È la Palermo dei ventenni e dei trentenni che hanno deciso di restare, di investire e di sporcarsi le mani con il tessuto sociale della propria città. Al centro di questo fermento troviamo tre realtà emblematiche: GiN APS, 90100 Lab e il Coro Polifonico Canta Rei.

Cosa le unisce? Una visione progettuale solidissima e un dato anagrafico che è anche un manifesto politico: i loro tre presidenti sono tutti under 35. In una terra spesso raccontata come “per vecchi”, questi giovani leader stanno dimostrando che la gestione del bene comune e della cultura può avere un volto nuovo, dinamico e inclusivo.

GiN APS: la sentinella della cittadinanza attiva

Entrare nel mondo di GiN APS (Giovani in APS) significa respirare l’entusiasmo di chi crede che la politica, quella vera, parta dal basso. Sotto una guida giovanissima, l’associazione è diventata in breve tempo un punto di riferimento per l’empowerment giovanile a Palermo. Non si tratta solo di fare volontariato, ma di formare i cittadini di domani.

Dalle iniziative di sostenibilità ambientale come “BOOM – Polmoni Verdi”, alla creazione di reti tra professionisti, GiN APS agisce come un catalizzatore. Il loro obiettivo è chiaro: evitare che il talento scappi via, offrendo spazi di partecipazione dove i giovani possano sentirsi, finalmente, protagonisti e non semplici comparse.

90100 Lab: dove la creatività diventa identità

Se Palermo fosse un brand, il 90100 Lab ne sarebbe l’agenzia creativa più d’avanguardia. Questa associazione nasce come un laboratorio permanente di innovazione urbana. Qui, la creatività non è un esercizio astratto, ma uno strumento per riconnettere i cittadini agli spazi che abitano.

Con un approccio che fonde storytelling digitale, design e networking, 90100 Lab racconta una città vibrante e internazionale. La loro forza risiede nella capacità di dialogare con le aziende e le istituzioni con un linguaggio moderno, abbattendo quei muri burocratici che spesso soffocano le buone idee. Sotto la loro ala, Palermo smette di essere solo “storia” per diventare un presente da progettare.

Coro Polifonico Canta Rei: l’armonia del talento

Chi pensa che la musica corale sia un retaggio del passato non ha mai incontrato il Coro Polifonico Canta Rei. Questa APS rappresenta l’anima artistica di questa triade, dimostrando che anche le tradizioni più antiche possono essere gestite con piglio manageriale e giovanile.

Il Canta Rei non si limita a eseguire spartiti; crea ponti. Attraverso repertori che spaziano dal sacro al pop e al jazz, l’associazione porta la cultura musicale nelle piazze, nelle chiese e nei cuori della gente, promuovendo la polifonia come metafora di una società che sa ascoltare. È la dimostrazione vivente che l’arte, se guidata da una visione fresca, può essere il collante sociale più potente di una comunità.

La forza di una guida Under 35

Il filo rosso che lega queste tre realtà è la scelta di una leadership giovane. Avere presidenti under 35 non è una questione di quote, ma di prospettiva. Questi leader parlano la stessa lingua dei loro coetanei, usano gli stessi strumenti digitali e, soprattutto, condividono la stessa urgenza: cambiare le cose adesso, perché il futuro è già qui.

Questi tre presidenti rappresentano una nuova classe dirigente del terzo settore palermitano: competente, resiliente e profondamente innamorata della propria terra. Con le loro associazioni, stanno scrivendo una pagina nuova per Palermo, dove l’impegno sociale, la creatività e l’arte non sono più compartimenti stagni, ma un unico grande progetto di rinascita urbana.

Dietro le quinte del cambiamento: incontro con i tre volti della Palermo giovane

Dopo aver analizzato l’impatto di queste realtà sul territorio, abbiamo deciso di dare voce ai protagonisti di questa “rivolta generazionale“. Due uomini e una donna, tre visioni diverse ma un unico obiettivo: dimostrare che a Palermo fare impresa sociale e cultura a trent’anni non è solo possibile, ma necessario.

Abbiamo incontrato il Presidente di GiN APS, Samuele Morvillo, motore dell’attivismo civico, il fondatore di 90100 Lab, Michele Minardi, dell’ hub dell’innovazione creativa, e la Presidente del Coro Polifonico Canta Rei APS, Luisa Lombardo, custode di una tradizione musicale che sa guardare al futuro.

In questa intervista a tre voci, i presidenti ci raccontano cosa significa guidare un’associazione oggi, tra sfide burocratiche, sogni di resilienza e la ferma volontà di costruire una città a misura dei propri sogni.

LE INTERVISTE

 

Samuele Morvillo – Presidente GiN APS

Perché restare? L’8% dei leader giovani è al Sud: cosa ti ha spinto a investire a Palermo anziché fuggire altrove?

“Io parto da un’esperienza molto formativa fatta fuori, ho studiato al Nord, ho visto contesti dove alcune cose funzionano indubbiamente meglio, e proprio per questo ho capito quanto conti la qualità dell’ecosistema, cioè reti, strumenti, fiducia e continuità. Poi ho vinto il dottorato e sono tornato a Palermo, lì si sono riallacciate amicizie di vecchia data, sono nate connessioni nuove e, quasi naturalmente, è maturata l’idea di costruire una realtà associativa che portasse “innovazione sociale” come parola chiave, cioè processi dal basso che trasformano bisogni e competenze in opportunità concrete, con una logica di collaborazione”.

“Detto questo, io non vivo il tema come “restare a ogni costo”, penso che alle volte andare fuori sia utile, serve contaminarsi, imparare e riportare indietro. La vera questione è un’altra ovvero garantire a chi vuole restare il diritto di poterlo fare con dignità e prospettiva, e rendere Palermo abbastanza attrattiva da far scegliere anche ad altri di venire qui!”

La sfida: Qual è l’ostacolo burocratico più grande che un Presidente under 35 deve abbattere per essere credibile ed efficace?

“L’ostacolo più grande è la sproporzione tra energia progettuale e peso amministrativo, cioè le norme, registri, adempimenti, rendicontazioni, firme, procedure, linguaggi tecnici, e spesso costi iniziali che per un gruppo giovane sono un deterrente. La credibilità, tante volte, viene misurata su quanto “reggi” quella macchina, più che sull’impatto reale che generi nel territorio. I Centri di Servizio per il Volontariato sono un supporto importante, ma serve un salto di scala, quindi sportelli strutturati per bandi e progettazione, accompagnamento continuativo per la parte legale-amministrativa, e strumenti più accessibili e digitali”.

“Un problema per le associazioni guidate da giovani è che sopratutto a livello territoriale le risorse non sempre vengono assegnate con criteri davvero trasparenti e orientati all’impatto, ma finiscono più facilmente a premiare chi ha già strutture consolidate e maggiore “peso” nelle reti locali. Questo rende più difficile far crescere nuove realtà, anche quando portano energie, competenze e progetti credibili sul territorio. Per questo serve anche ripensare alcune politiche di finanziamento sopratutto quelle territoriali, meno erogazioni frammentate e più bandi trasparenti che premiano rete tra associazioni, obiettivi misurabili, collaborazione intersettoriale, un po’ nello spirito dei programmi europei. Se vuoi un terzo settore giovane sull territorio, devi rendere sostenibile il “dietro le quinte” che lo tiene in piedi”.

Il metodo: Come trasformi un giovane palermitano da spettatore passivo a protagonista con GiN APS?

“Il metodo di GiN APS parte da una scelta semplice: mettere nello stesso perimetro giovani universitari, cittadini, giovani (e meno giovani) che stanno fuori dai circuiti formativi e lavorativi, e anche coetanei che arrivano da esperienze europee, così che l’associazione diventi un luogo di incontro tra mondi che a Palermo spesso si sfiorano senza parlarsi. Poi lavoriamo per abbassare la soglia d’ingresso, attività gratuite o sostenute da partner e programmi, eventi in città, micro-progetti pratici, laboratori, azioni di rigenerazione urbana, momenti di co-progettazione dove contano le competenze reali e la voglia di mettersi in gioco”.

“La trasformazione da spettatore a protagonista avviene quando una persona entra per curiosità, trova un contesto accogliente e una prima responsabilità “piccola ma vera”, vede che la sua presenza cambia qualcosa e che c’è un gruppo che restituisce fiducia: a quel punto smette di “partecipare” e inizia a “costruire”.

Cosa diresti a un coetaneo diffidente verso l’associazionismo e quale traguardo sognate per la Palermo del 2026?

A un coetaneo diffidente direi di scrivere la sua idea in modo chiaro, anche in una pagina, trova due o tre persone con cui condividerla e fai un primo passo visibile, anche minimo. Oggi contano la capacità di spiegare bene cosa vuoi fare e la coerenza tra parole e azioni; il resto si impara facendo, chiedendo supporto, frequentando altri progetti, entrando in rete. E soprattutto, ragiona in termini di alleanze, perché nelle città fragili la collaborazione moltiplica l’impatto”.

“Per Palermo 2026 io sogno una città dove l’impegno civico non sia un sacrificio individuale ma una possibilità stabile, spazi aperti e curati per comunità e giovani, percorsi semplici per costituire e far crescere ETS, bandi leggibili e regolari, università e quartieri più connessi, e un ecosistema in cui chi vuole restare, tornare o arrivare trovi condizioni reali per contribuire”.

Michele Minardi – Presidente 90100 Lab

Linguaggio nuovo: I giovani scelgono la cultura: come usate la creatività per fare impatto sociale in modo non convenzionale?

“Per noi la creatività non è un ornamento, è un linguaggio politico. Viviamo in una città stratificata, complessa, spesso raccontata sempre allo stesso modo. Usare la creatività significa cambiare narrazione, rompere l’abitudine allo sguardo rassegnato. Attraverso storytelling digitale, eventi urbani, format partecipativi e contaminazioni tra mondi diversi, rendiamo accessibili temi come cittadinanza, lavoro creativo, identità territoriale. L’impatto sociale nasce quando le persone iniziano a riconoscersi in quello che racconti, quando sentono che quella storia parla anche di loro”.

Avete creato un realtà associativa da zero: era l’unico modo per portare un’innovazione che a Palermo mancava?

“In parte sì. Non per rifiuto di ciò che esisteva, ma perché sentivamo il bisogno di uno spazio libero da schemi predefiniti. 90100 Lab nasce come un contenitore aperto, capace di dialogare con giovani, aziende, istituzioni e creativi usando un linguaggio contemporaneo. Crearlo da zero ci ha permesso di sperimentare senza chiedere permesso, di sbagliare in fretta e correggere, di costruire un modello che fosse davvero nostro. La continuità sta nei valori, la rottura sta nei metodi”.

Calamita di talenti: Come può il 90100 Lab rendere la nostra città un laboratorio attrattivo per chi oggi guarda all’estero?

“Palermo non deve competere copiando altri modelli, deve valorizzare ciò che la rende unica. Noi lavoriamo per creare connessioni reali, opportunità concrete e un ecosistema in cui i talenti non siano solo celebrati ma coinvolti. Attrattività significa possibilità di sperimentare, di costruire reti, di avere interlocutori credibili. Se un giovane vede che qui può crescere, imparare, sbagliare e incidere, allora Palermo smette di essere un punto di partenza e diventa un luogo in cui restare o tornare”.

Cosa diresti a un coetaneo diffidente verso l’associazionismo e quale traguardo sognate per la Palermo del 2026?

“A un coetaneo diffidente verso l’associazionismo direi che nessuno ci regalerà mai spazio, voce o futuro. L’associazionismo non è un favore che ti concedono, è uno strumento per prenderti ciò che ti spetta insieme ad altri. Se resti fuori, qualcun altro continuerà a decidere per te”.

“Per la Palermo del 2026 mi aspetto questo: che i giovani smettano di chiedere permesso, di aspettare bandi, inviti o benedizioni. Gli spazi culturali, urbani e sociali ci appartengono già, perché li viviamo, li immaginiamo e li trasformiamo. La legittimità non arriva dall’alto, arriva dalla forza di chi sa cosa vuole e inizia a farlo, adesso”.

 

Luisa Lombardo – Presidente Coro Polifonico Canta Rei APS

Leadership rosa: Con i giovani cresce la leadership femminile (59%): come sta cambiando il modo di gestire un’associazione culturale?

“La crescita della leadership femminile tra i giovani riflette un cambiamento radicale nel modo di intendere il comando: non più un potere verticale e autoritario, ma una gestione basata sulla costruzione di relazioni e il coordinamento di competenze. Nonostante l’autorevolezza sia ancora spesso associata a modelli maschili o gerarchici, l’esperienza di associazioni come Canta Rei dimostra che una leadership orizzontale può essere più efficace. In questo contesto, la figura del presidente funge da punto di riferimento istituzionale, ma lascia spazio a una gestione egualitaria dove i soci operano autonomamente”.

“Essere giovane e donna in ruoli apicali richiede una costante dimostrazione di solidità organizzativa e competenze manageriali, dalla pianificazione al problem solving, fino alla gestione dei complessi aspetti burocratici e normativi. L’autorevolezza non deriva dal titolo, ma dalla coerenza e dalla capacità di trasmettere processi chiari, creando fiducia. Questa sfida culturale si trasforma così in un’opportunità per costruire un ambiente inclusivo e trasparente, dove la cura delle relazioni si intreccia con il rigore amministrativo, garantendo la continuità e la crescita collettiva del progetto”.

Tradizione pop: Come rendi “moderno” e appetibile un coro polifonico per i tuoi coetanei senza perdere la qualità?

“Rendere “moderno” un coro polifonico significa trasformare il canto in uno strumento accessibile che entri attivamente nella vita della comunità. La strategia vincente consiste nel bilanciare l’innovazione con la memoria storica: l’adozione di un repertorio contemporaneo attrae le nuove generazioni, ma viene affiancata dal patrimonio tradizionale per non perdere la profondità poetica delle composizioni classiche. Il canto corale, spesso percepito come elitario, viene qui riscoperto come spazio inclusivo che favorisce il benessere psicofisico e la costruzione di legami sociali”.

“L’appetibilità del progetto passa attraverso la socialità e il territorio. Iniziative come i concerti benefici (“Un canto per un sorriso”) o le rassegne diffuse (come “ARS Cori” sulla scalinata del Teatro Massimo) portano la musica fuori dai contesti soliti, restituendola alla cittadinanza in spazi pubblici e monumentali. La qualità non viene sacrificata, ma messa al servizio della collettività: la modernità del coro risiede proprio nella capacità di ascoltare i propri soci, valorizzarne le idee e trasformare l’esecuzione artistica in un atto di solidarietà e rigenerazione urbana condivisa”.

Armonia sociale: In una città complessa come la nostra, perché il canto corale è uno strumento di rigenerazione necessario?

“In una città complessa come Palermo, il canto corale educa all’ascolto reciproco, al rispetto dei tempi e delle differenze. Cantare insieme significa imparare a riconoscere il valore della propria voce all’interno di un insieme più grande, senza prevaricare ma contribuendo all’armonia comune. Il coro diventa un vero laboratorio sociale: permette di dare voce a chi spesso non l’ha, di entrare nei cuori delle persone attraverso la musica, di sostenere chi ha bisogno raccogliendo fondi per iniziative benefiche e creando momenti di comunità condivisa”.

“Canta Rei utilizza il canto come uno strumento concreto di inclusione, solidarietà e partecipazione, portando la musica nei quartieri, nelle piazze e nelle chiese. Ogni esibizione diventa occasione di incontro, sensibilizzazione e vicinanza alla cittadinanza. La musica diventa così non solo arte, ma anche ponte tra le persone e motore di coesione sociale, capace di rafforzare il senso di appartenenza e di generare una Palermo più attenta, partecipata e solidale”.

Cosa diresti a un coetaneo diffidente verso l’associazionismo e quale traguardo sognate per la Palermo del 2026?

“Partecipare non significa perdere tempo, ma investire prima su se stessi e poi sugli altri. L’associazionismo mi ha aiutato profondamente, sia nella vita sociale che in quella lavorativa; esperienze che mi hanno permesso di aprirmi al pubblico, imparare a parlare, confrontarmi e gestire responsabilità. Mi piace immaginare l’associazionismo come un grande cielo stellato: all’inizio tutto può sembrare buio, come in un tunnel, ma poi, man mano, tante luci cominciano ad accendersi. Quelle luci sono le persone, le migliaia di persone che diventano consapevoli, che scelgono di fare qualcosa per migliorare la realtà. Ci si schiera e si fa sempre più luce insieme per illuminare chi deve cambiare la situazione, e piano piano quel cielo buio si accende: è la speranza che cresce, la dimostrazione che insieme si può davvero fare la differenza”.

“Per la Palermo del 2026 sogno una città in cui l’associazionismo sia riconosciuto come risorsa fondamentale, dove la cultura sia accessibile e diffusa, e i giovani possano sentirsi parte attiva di un progetto collettivo capace di generare bellezza, inclusione e futuro. Una città in cui musica, canto e arti siano strumenti quotidiani di socialità, solidarietà e rigenerazione urbana”.

 

 Il futuro di Palermo? Investire sulla partecipazione, innovazione culturale e impatto sociale

 

Da queste testimonianze emerge che partecipare alla vita associativa non è solo un atto di volontariato, ma un investimento strategico sulle proprie competenze trasversali.

L’immagine simbolo che esce dalle esperienze palermitane è quella di un “cielo stellato”: ogni nuova leadership giovane è una luce che si accende contro la rassegnazione.

Il traguardo per la Palermo del futuro è un ecosistema in cui l’associazionismo sia riconosciuto come risorsa economica e sociale primaria. Una città dove l’impegno dei giovani non sia l’eccezione statistica, ma il motore quotidiano di una rigenerazione urbana fatta di bellezza e partecipazione consapevole.

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