Previsto per lunedì, a Trapani, l’avvio in Corte d’assise, del processo ad Antonio Adamo, 70 anni, arrestato dai carabinieri alla fine del 2021 con l’accusa d’aver ucciso il cognato, Benedetto Ganci, la sera del 5 novembre 1998, nelle campagne di Fulgatore. Il caso, per oltre vent’anni, era rimasto irrisolto.
Le indagini furono riaperte grazie a una delle figlie della vittima, che nell’agosto 2020 si rivolse ai carabinieri di Salemi raccontando di avere dei sospetti sul presunto autore dell’omicidio. Ganci sarebbe stato attirato in campagna e lì ucciso con colpi di paletti in cemento al volto, alla testa e alle braccia. Le intercettazioni e l’incrocio delle dichiarazioni rese soprattutto da membri del nucleo familiare hanno consentito agli inquirenti di riaprire il caso.
Secondo quanto ricostruito, Adamo avrebbe covato a lungo un sentimento di astio verso Ganci in quanto “quest’ultimo – spiegarono gli investigatori – intuendo le morbose attenzioni, anche di natura sessuale, mostrate da Adamo nei confronti delle sue figlie, lo avrebbe redarguito in più occasioni intimandogli di restare lontano dalle nipoti“. La vittima sarebbe, quindi, stata considerata “un ostacolo ai desideri sessuali nutriti dall’indagato nei confronti, in particolar modo, di una nipote, all’epoca minorenne”. A difendere l’imputato sarà l’avvocato Piero Marino, del Foro di Marsala.