“Non possiamo permetterci indifferenza o timidezze culturali: la prevenzione è un diritto, ma anche una responsabilità collettiva. Ogni donna che non accede allo screening e ogni ragazzo che rinuncia alla vaccinazione rappresentano un’occasione mancata per proteggere se stessi e la comunità. La Sicilia ha gli strumenti per cambiare rotta, ma serve una scelta chiara da parte di tutti: parlare, informare, fidarsi della scienza e mettersi davvero al servizio delle nuove generazioni”, a dichiararlo è Giacomo Scalzo, dirigente generale del Dipartimento per le Attività Sanitarie e Osservatorio Epidemiologico (DASOE), che richiama l’attenzione proprio in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione del tumore della cervice uterina.
L’iniziativa si inserisce nel percorso avviato dall’Organizzazione mondiale della sanità, che il 17 novembre 2020 ha lanciato la strategia globale per accelerare l’eliminazione del carcinoma cervicale. Un obiettivo indispensabile se si considera che nella quasi totalità dei casi il tumore della cervice è causato dal papillomavirus umano (HPV), un virus trasmissibile per via sessuale che continua a rappresentare, in Italia e nel mondo, una delle più rilevanti emergenze di sanità pubblica.
I dati in Sicilia
Nel 2024 in Sicilia sono stati registrati 180 nuovi casi di tumore della cervice uterina, mentre nei primi nove mesi del 2025 i nuovi casi sono già 168. A questi si aggiungono circa 4.000 donne che convivono con la malattia. Dati che confermano una pressione clinica significativa, aggravata dalla bassa adesione allo screening.
Nel 2024 solo il 28,5% delle donne invitate ha risposto all’appello per il Pap test o l’HPV test. Da gennaio a settembre 2025, su 270 mila donne chiamate, si sono presentate 57 mila. Percentuali lontane dagli standard nazionali e ancor più da quelli europei.
Preoccupano anche le coperture vaccinali anti-HPV: tra le dodicenni la prima dose raggiunge il 41,4%, mentre la seconda scende al 23,3%. Tra i coetanei maschi i valori sono rispettivamente 35,22% e 19,23%.
L’epidemiologo Salvatore Sammarco, consulente del Servizio 4 Igiene Pubblica e Rischi Ambientali del DASOE, diretto da Giovanna Parrino, spiega: “L’HPV si trasmette per via sessuale attraverso il contatto con cute o mucose. Una volta penetrato può restare silente a lungo, integrarsi nelle cellule e modificarne gradualmente il comportamento. Nella maggior parte dei casi il sistema immunitario lo elimina, ma quando l’infezione persiste può provocare lesioni che, nel tempo, possono evolvere in forme più serie. L’HPV è responsabile della quasi totalità dei tumori della cervice e di una quota di altre neoplasie più rare, come quelle dell’ano, della vagina e del tratto oro-faringeo, oltre a lesioni benigne come verruche e condilomi”.
Gli strumenti di prevenzione
“Per fortuna abbiamo due strumenti molto efficaci – aggiunge -. Il primo è lo screening della cervice uterina, offerto gratuitamente alle donne dai 25 ai 64 anni: Pap test ogni tre anni tra i 25 e i 29 anni, HPV-DNA test ogni cinque anni dai 30 ai 64 anni. Esami semplici e capaci di intercettare precocemente alterazioni potenzialmente pericolose. Il secondo strumento è la vaccinazione anti-HPV, gratuita per ragazze e ragazzi di 11 anni. L’offerta resta gratuita anche per le ragazze nate dal 1996 e i ragazzi nati dal 2003, così da recuperare chi non si è vaccinato in età preadolescenziale”.
“Negli uomini l’infezione è spesso asintomatica: in oltre l’80% dei casi non dà segni, e molti ragazzi la trasmettono senza saperlo. Inoltre alcuni ceppi possono interessare anche gola e orofaringe, aumentando il rischio di tumori testa-collo. Questo ricorda quanto la vaccinazione sia fondamentale non solo per le ragazze, ma anche per i ragazzi – ribadisce -. La vaccinazione anti-HPV è uno degli strumenti più efficaci che abbiamo in sanità pubblica. Riduce drasticamente il rischio di infezioni persistenti e delle lesioni che possono precedere il tumore. A dimostrarlo sono quei Paesi dove la copertura vaccinale supera l’80%, che hanno registrato un calo evidente del carcinoma della cervice e di altre patologie HPV-correlate. È la prova che quando la prevenzione raggiunge livelli davvero alti cambia l’andamento della malattia”.
Il nodo culturale
“Oggi le nuove infezioni si concentrano soprattutto tra i giovani e molte emergono solo quando compaiono i primi sintomi, perché si parla troppo poco di HPV – osserva Scalzo –. In famiglia, a scuola e nei luoghi dove i ragazzi dovrebbero trovare informazioni chiare prevalgono silenzi e pregiudizi. Questo porta a diagnosi tardive e rende più difficile intervenire. Rafforzare lo screening, aumentare la vaccinazione e costruire una cultura della consapevolezza è fondamentale. Serve un cambio culturale profondo. Un dialogo costante, una comunità che non giudica, una conoscenza che protegge. Senza questo, nessuna campagna potrà essere davvero efficace”.
“Il DASOE sta lavorando per aumentare l’adesione allo screening e alle vaccinazioni: incontri informativi nelle scuole, sistemi di richiamo attivo, potenziamento dei consultori e collaborazione con pediatri e medici di famiglia – prosegue -. Tutte le Asp siciliane hanno attivi programmi di screening con invito al domicilio delle donne tra i 25 e i 64 anni, e permettono l’accesso anche su richiesta tramite i Centri screening. La vaccinazione è disponibile in tutti i Centri vaccinali delle Asp e, grazie agli accordi dell’Assessorato, anche negli studi dei pediatri e dei medici di famiglia”.
“I soli servizi sanitari non bastano. Serve un impegno condiviso tra istituzioni, comunità scientifica e cittadini. Solo così possiamo costruire un futuro libero da stigma, dove informazione e solidarietà diventano veri strumenti di prevenzione. Oggi più che mai dobbiamo ricondurre le relazioni affettive alla purezza dei sentimenti: riscoprirci come esseri umani capaci di amare in modo autentico”, conclude.



