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La sentenza

Uccise la moglie: condannato sessantaduenne agrigentino all’ergastolo ad Alessandria

lunedì 14 Luglio 2025
La corte d’assise di Alessandria ha condannato all’ergastolo Giovanni Salamone, 62 anni, di Agrigento, accusato di avere ucciso la moglie Patrizia Russo, 53 anni, nella loro abitazione di Solero, ad Alessandria. Il pm aveva proposto 21 anni di reclusione.
L’omicidio è avvenuto il 16 ottobre scorso nella casa della coppia in Piemonte dove i due si erano trasferiti dopo che Patrizia Russo aveva avuto un incarico come insegnante di sostegno.
Salamone, dopo averle inferto 7 coltellate uccidendola, ha chiamato i carabinieri e confessato l’omicidio dicendo di essere posseduto da Satana. L’agrigentino, difeso dall’avvocato Salvatore Pennica, soffriva di depressione per problemi economici legati alla mancanza di un’occupazione stabile.
Dopo l’arresto ha tentato il suicidio in carcere. I due figli di Salamone si sono costituiti parte civile con gli avvocati Maria Luisa Butticè e Annamaria Tortorici. La corte ha stabilito una provvisionale di 250 mila euro per ogni figlio.
 “Leggeremo le motivazioni, ma al 100% andremo in appello. Sono rispettosissimo della sentenza, ma niente di quanto da noi proposto è stato accolto. La sintesi non può andare a discapito delle ragioni della difesa”. Così l’avvocato Salvatore Pennica, difensore di Giovanni Salamone, dopo la condanna in primo grado all’ergastolo per l’uomo di 62 anni reo confesso. Il 16 ottobre 2024, nella loro casa di Solero, a pochi chilometri da Alessandria, da dove erano arrivati dalla Sicilia, ha ucciso a coltellate la moglie Patrizia Russo, 53 anni.
 “La Camera di Consiglio è durata poco dopo le 12 alle 13.30 e l’impressione è che la decisione fosse già stata maturata” ha aggiunto. Alla richiesta dell’accusa di 21 anni di carcere, Pennica aveva controbattuto con l’assoluzione, perché Salamone avrebbe agito in un momento in cui non era in grado di intendere e di volere, quindi non ci sarebbe stato neppure il dolo. In subordine, l’opportunità per l’imputato di accedere alla giustizia riparativa prevista dalla Riforma Cartabia. In subordine ancora che la richiesta dell’accusa di 21 anni fosse decurtata di un terzo. Durante il processo Salamone era stato assistito fino all’udienza di inizio giugno da Elisabetta Angeleri e Gianfranco Foglino (Foro di Alessandria). Pennica (Foro Agrigento) è subentrato dopo.
La donna insegnava nella scuola di Solero, l’uomo si occupava di coltivazione di olio nella terra d’origine. Ai carabinieri, arrivati nella casa di via Cavoli la mattina dell’omicidio ha detto: “Mi volevano fregare i soldi. No so spiegare chi e come. Ero posseduto da Satana”. 
“Siamo onestamente soddisfatte per esito sanzionatorio, perché riconosce la piena capacità dell’imputato nella commissione del delitto. Naturalmente i due figli Francesco e Giuliana hanno accolto questo verdetto con la compostezza sempre mantenuta e sperano, chiudendo oggi il primo grado, di potersi riappropriare di una normalità di vita che durante anche la pendenza del giudizio è stata, sotto il profilo emotivo, molto condizionata. Per il resto aspetteremo di leggere le motivazioni”. Così le avvocate Maria Luisa Butticè e Anna Maria Tortorici (Foro Agrigento), parti civili per i due figli – di 27 e 23 anni – della coppia Salamone-Russo. L’uomo è stato condannato all’ergastolo.
“Siamo anche soddisfatte – aggiungono – della provvisionale di 250mila per ognuno. Resteremo accanto a questi ragazzi per metterli in condizione di avere quel minimo di ristoro economico, anche attraverso i canali istituzionali di tutela per vittime di questi reati. Per consentire loro di affrontare il futuro almeno con una tranquillità sotto questo punto di vista, avendo le risorse di cui in questo momento sono privi”.
Per Butticè e Tortorici è una storia tristissima, alla quale “la Corte ha dato il giusto peso, mettendo in primo piano le vittime: in primis Patrizia, che non ha avuto voce per difendersi. Poi Giuliana, sempre con un contegno rispettoso con cui ha dato voce al dolore della madre. È quello che la giustizia deve fare. Non si può disporre della vita altrui come si vuole”.
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