Andrà in scena, il 14,15 e 16 febbraio, allo Spazio Franco (Cantieri Culturali della Zisa) lo spettacolo “Un po’ di più”, diretto e interpretato dal duo di performer formato dalla francese Zoe Bernabeu e dal milanese Lorenzo Covello.
Nato all’interno del programma Segni di Residenza dello Spazio Franco, Un po’ di più ha già riscosso calorosi consensi e numerosi premi.
Il duo, trasferitosi in pianta stabile a Palermo, propone una pièce che attraversa i linguaggi del contemporaneo a 360 gradi: dalla nuova drammaturgia alla performing art, passando attraverso la danza contemporanea senza disdegnare il nouveau cirque.
Grazie alla ricerca continua di un linguaggio che li tenga in equilibrio e che sappia restituire il valore del racconto di una vita di coppia nella costante ricerca del sopracitato equilibrio, mentale fisico ed emotivo.
Il suo successo è dovuto alla forte capacità linguistica di essere fuori da ogni categoria: al contempo teatralmente potente sotto qualsiasi punto di vista, muovendosi sinuoso fra silenzi, passi di danza e parole scelte accuratamente e misurate goccia a goccia.
La drammaturgia appare eterea pur nella sua semplice concretezza e stupisce, lasciando interdetti e impreparati ad un insieme di così tanta poeticità.
Sinossi
I pezzi di una sedia disseminati sulla scena tracciano un percorso. Una danza che esplode in un minimo spazio vitale vaticina l’imminente cambiamento. Ha inizio così la ricerca di un nuovo equilibrio precario, vivo e pulsante. I due personaggi si immergono in un viaggio alla scoperta di sé, dell’altro attraverso una quotidianità densa e straordinaria fatta dai loro corpi, dai loro gesti e parole. Parole che diventano carne, danza che diventa racconto.
Al centro del palco, un tavolo in equilibrio su un solo asse. Il suo oscillare scandisce le loro incertezze, le loro fragilità. Diventa terreno delle loro battaglie e della ricerca di una continua rinascita condotta con la veemenza del gioco e con la tenacia della preghiera.
Una lotta costante contro la gravità, un viaggio che unisce la liricità del sogno, la brutalità dell’abitudine e l’inevitabilità della rottura. Solo un centimetro, solo un briciolo di forza in più e sarebbe il crollo.